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Commento al Vangelo – La Passione del Signore 2022 (Lc 22,14-23,56)

Quest’anno la liturgia ci presenta la passione di Gesù secondo il vangelo di Luca.
Luca presenta Gesù come profeta, un profeta che è segno dell’amore che Dio ha per il suo popolo fino a morire in croce. La sua morte, infatti, non è espressione di un sacrificio rituale per analogia a quello che succedeva nel tempio, ma è espressione di amore. Tutto il vangelo è impregnato di misericordia e compassione. Per comprendere la Passione e la morte di Gesù secondo l’ottica dell’evangelista Luca dobbiamo usare la lente d’ingrandimento della misericordia di Dio.
Vediamo alcuni punti caratteristici del racconto della passione di questo vangelo.
1. Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15). Il desiderio di Gesù di mangiare la Pasqua con i suoi inizia con una festa comunitaria. Non ci può essere risurrezione e cambio di vita se non si è insieme, se non c’è comunione. È il superamento di una visione religiosa individualista; la salvezza passa sempre attraverso i fratelli. Gesù vuole stare con i suoi e stando con i suoi si compie la promessa di comunione. Non li riunisce solo per dare le ultime istruzioni. La mentalità biblica è collettiva e le feste non sono mai private.
La fede è una questione comunitaria. La salvezza è una questione comunitaria. Come Gesù desidera stare con i suoi, così dovrebbe essere il nostro desiderio: stare bene con gli altri più che con noi stessi. La nostra priorità non è che noi stiamo bene, ma che gli altri stiano bene con noi. Non c’è risurrezione se non c’è comunione fraterna.
2. Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me (Lc 22,19). Sono parole dell’istituzione eucaristica, che riassumono lo stile di vita di Gesù, quello di servire. Gesù domanda ai discepoli che sia più grande, chi sta a tavola o chi serve. La risposta è chiara: chi sta a tavola. Ma Gesù capovolge la risposta: chi serve. Servire è il modo evangelico di stare insieme. Nasce la comunione nella misura che si è disposti a servire. Se vogliamo che ci sia comunione, allora non si deve pretendere che l’altro cambi, ma bisogna che cominciamo a servire senza giudicare, senza pretese che l’altro serva. La vera conversione coincide con il servire e la risurrezione si concretizza nel servizio e nell’accoglienza.
3. Ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli (Lc 32). Gesù non si limita ad annunciare a Pietro il suo rinnegamento, ma lo rassicura che ha pregato per lui, che si sarebbe rialzato e nuovamente confermato nella sua missione. Questo è l’atteggiamento di Gesù nei nostri confronti. Non c’è mai una condanna definitiva, ma sempre esiste una possibilità di redenzione. Gesù sa come siamo fatti, che siamo deboli e peccatori, ma nonostante questo non ci abbandona al nostro destino.
Curioso è il fatto che Gesù prega per Pietro perché poi possa continuare ad avere fiducia e confermare i fratelli nella fede. Ciò che conta è questo credere fiduciale. Il Signore ha pregato per questo. Noi abbiamo bisogno di fiducia. Il nostro compito è confermare e mantenere la fiducia nella presenza misericordiosa e benevola di Dio con noi.
4. Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».
Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. (Lc 22,42-44).
Nel momento del dolore Gesù, pur chiedendo al Padre che si allontanasse il calice di sofferenza, si affida alla volontà del Padre. Ancora sceglie di fidarsi del Padre. È la lotta della fiducia. E un angelo viene a confortarlo. L’angelo non prega perché passi questo calice, non lo custodisce da ciò che poteva accadere, ma lo incoraggia a percorrere fino in fondo il suo cammino, lo sostiene nel suo dare la vita, lo aiuta ad avere fiducia in Dio anche quando tutto sembra il contrario. Noi stessi dovremmo trasformarci in angeli per i nostri fratelli sostenendoli con la nostra presenza, incoraggiandoli a perseverare nel cammino intrapreso e ad avere fiducia in Dio che è e rimane padre nonostante i momenti di scoraggiamento, di tristezza e di dolore.
5. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Gesù poteva in quel momento proclamare la sua innocenza, chiedere giustizia, gridare agli altri i loro sbagli… ma non l’ha fatto. Ha invece chiesto il perdono e addirittura giustificato il loro peccato davanti a Dio. Anche sulla croce ha avuto la forza di guardare la folla come era solito fare quando predicava: con compassione. Gesù non ha mai rinunciato alla sua capacità di usare misericordia, di avere uno sguardo benevolo verso tutti, anche a scapito di addossarsi una pena ingiusta. Ha saputo dare la vita senza riserve. Questo fa Gesù con noi: ci guarda sempre con compassione perché diventiamo capaci di perdonare, di comprendere e di giustificare. Andiamo incontro ai fratelli non cercando chi abbia ragione o inseguire una fredda giustizia, ma desiderando con tutto il cuore la comunione. E la comunione esige il coraggio della compassione, del perdono. Allora daremo fiducia sempre e a tutti, come Gesù con il ladrone sulla croce che non solo perdonò ma lo portò con sé in paradiso.
A me piace vedere così la passione secondo Luca: la fiducia in Dio e nei fratelli, che ci dona il coraggio di andare avanti, apre nuove possibilità e si traduce in servizio.
Serviamo con amore e allora nascerà la comunione e ci sarà risurrezione.
Concretamente serviamo partendo dalle cose più semplici che possiamo fare, ma soprattutto non scappiamo dal fratello, rimaniamo con lui, serviamolo; nascerà la fiducia e il futuro sarà segnato da possibilità di resurrezione.