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Commento al Vangelo, 11 luglio 2021 – Mc 6,7-13

In questo brano viene presentato il profilo dell’apostolo. L’apostolo è tale perché inviato agli uomini per portare la novità del vangelo, una novità che consiste in un cambio reale della vita di chi accoglie il messaggio liberante di Gesù. È un profilo che per analogia si estende alla chiesa stessa e ad ogni credente in Gesù.
In che cosa consiste questo profilo di ognuno di noi? Quale dovrebbe essere la nostra prima preoccupazione in quanto inviati da Gesù?
Mi piace rispondere a queste domande ricorrendo alla formula aritmetica della frazione, che esprime molto bene la visione di apostolo: un andare sommato ad un rimanere con un comune denominatore, insieme. Per diventare apostoli non serve null’altro che andare e rimanere comunitario.
Andare.
Siamo noi, in primo luogo, che dobbiamo vestire le vesti del pastore che va in cerca della pecora che si è perduta (cfr. Mt 18,12-13). Si va in ricerca mettendosi sulle sue tracce e ascoltando il suo richiamo. L’apostolo è segnato dall’andare a cercare continuamente fino a che non trova non tanto l’anima da salvare, ma una persona con cui condividere. Egli diventa segno dell’amore dinamico di Dio che si preoccupa di noi e che mette in atto ogni cosa per venirci incontro dove noi siamo. Serve un cuore sensibile al richiamo del bisogno del fratello e un attento sguardo per conoscere i luoghi dove trovarlo. Non si tratta di giudicare le diverse situazioni o eventuali colpe, non si tratta di emanare proclami o richiami, ma di andare dove il fratello ci attende. I fratelli attendono uno che si interessi di loro, uno che non abbia paura di cercare e trovare. E chi cerca sempre trova un cuore addolorato e bisognoso, aperto e disponibile.
Rimanere.
Una volta trovato il fratello si rimane con lui. Il pastore, dice il vangelo, carica la pecora sulle spalle e la riporta a casa (cfr. Lc 15,4-7). Ma questo riportare a casa non è da intendere in modo univoco e cioè portare il fratello in un ambiente diverso dal suo, tra le mura della chiesa; è da intendere, invece, come un diventare già da subito chiesa, cioè comunità di amici. Lo stare sulle spalle del pastore è già infatti essere chiesa. Ecco che una volta andato verso i fratelli, l’apostolo deve imparare l’arte di saper rimanere con i fratelli. Il vero apostolo sa rimanere in casa tutto il tempo necessario, sa permanere in comunione.
Non è uno che insegna prima di tutto, non è uno che è superiore agli altri, ma è uno che sa stare bene con i fratelli, specialmente con quelli ritrovati. L’apostolo sa godere della casa altrui, della casa del fratello incontrato.
Assieme.
Andare e rimanere implica sempre l’incontro con i fratelli. Non esiste vera missione liberatrice senza comunione, senza amicizia, senza lo stare assieme. Diversamente sarebbe solo proselitismo, sarebbe azione ideologica tendente solo ad aumentare il numero dei cristiani senza una vera conversione. Ciò che conta infatti non è il numero degli evangelizzati, ma il grado di comunione che sorge dalla nostra azione evangelizzatrice. La conversione è fondamentalmente comunione. I veri apostoli, così come Gesù richiede, hanno l’odore delle pecore e amano stare con le pecore, hanno l’odore del fratello e sanno gioire della comunione.
Solo allora ci sarà vera liberazione e trasformazione.
Andiamo verso i fratelli per rimanere con loro. Allora ci sarà vera liberazione e trasformazione, allora saremo una comunità di amici, segno della presenza del Risorto.