Approfondimenti

Commento al Vangelo, 17 gennaio 2021 – Gv 1,35-42

Proponiamo il Commento al Vangelo di oggi, 17 gennaio 2021.

Nel vangelo secondo Giovanni la chiamata di Pietro è descritta attraverso un dialogo. Giovanni Battista è in compagnia di alcuni suoi discepoli, il che vuol dire che erano stati formati da lui. Il Battista aveva formato i suoi discepoli cosciente che, prima o poi, se ne sarebbero andati, o meglio, li ha educati perché sapessero discernere le cose nuove, per saper vedere la presenza dello Spirito e seguirne la via. Infatti Gesù nel vangelo afferma che bisogna avere occhi capaci di vedere, occhi capaci di riconoscere i segni dei tempi: “Avete occhi e non vedete” (Mc 8,18). Se Gesù insiste sulla necessità di avere occhi atti a vedere è perché ciò non è scontato. Siamo abituati al nostro modo di vedere e qualora ci imbattiamo in qualcosa fuori dai nostri schemi, la prima reazione è che si tratti di una tentazione. Se invece fosse lo Spirito di Dio?
Vedere
Immaginiamoci concretamente Giovanni Battista mentre si trovava insieme ai suoi discepoli e vede passare Gesù; riconosce che quest’uomo è diverso dagli altri pur essendo uguale agli altri. Lo identifica come l’agnello di Dio, l’inviato di Dio, e lo annuncia ai suoi. L’intuizione di Giovanni suggerisce la necessità di avere coraggio di mettersi su questa nuova strada anche se tutto non è chiaro. Questa dovrebbe essere la nostra grandezza come popolo di Dio: percepire il dono che Dio ci sta offrendo, saper vedere l’Agnello che sta passando tra il suo popolo, scorgere la sua presenza salvifica nelle vicende umane.
Seguire
I due discepoli abbandonano il loro maestro, ciò che avevano fino ad ora e seguono un nuovo maestro. Rischiamo seguendo l’intuizione di Giovanni Battista. A volte c’è bisogno di una conversione del nostro modo di vedere. Non si tratta tanto di una conversione morale, ma di una conversione di mentalità, del nostro modo di pensare. I discepoli di Giovanni si rendono conto immediatamente che bisogna seguire l’Agnello, bisogna andargli dietro. Spesso si è induriti nelle nostre abitudini che non ci lasciamo sedurre da nessuna nuova proposta, da nessun nuovo sogno, da nessun sentimento. Vorremmo volare, ma impediamo al nostro cuore di seguire ciò che sente.
Condividere
I discepoli si avvicinano a Gesù ai quali chiede: “Che cosa cercate?”. Con questa domanda Gesù li sta provocando per suscitare una risposta autentica: “Dove dimori?”. Non chiedono: “Chi sei Gesù? Ci presenti la tua visione? Cosa offri? Potremmo dare un’occhiata al tuo programma per renderci conto se ci conviene?” . Solamente gli chiedono dove vive. Era la domanda che Gesù voleva sentire, a cui c’è solo una risposta: “Venite e vedrete”. Gesù non dice nient’altro. L’evangelista Giovanni puntualizza: “Erano circa le quattro del pomeriggio”. Si tratta di un’esperienza ben precisa, non solo un incontro simbolico di tipo spirituale, bensì fisico e concreto. Noi siamo cristiani: per noi vale l’esperienza, il sentire il Signore più che l’idea. È l’invito a non avere paura di condividere la vita, di non fermarsi alle idee, ma di lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla fede.
Testimoniare
Poco dopo Andrea va da Simone, non tanto per comunicargli l’indirizzo dove vive il Messia, ma per condividere la sua esperienza di aver incontrato il Messia e di essere stato con lui. Non si riesce a convincere nessuno che un cibo sia buono, senza averlo mangiato almeno una volta nella vita, o meglio: potremo convincere, ma saremo ben più convincenti se ci viene l’acquolina in bocca solo al parlarne. L’esperienza del testimone è una caratteristica tipica dei cristiani. Chi ha incontrato Gesù risorto è gioioso, felice. Questo è contagioso per gli altri. Mi chiedo che cosa abbia convinto Pietro. Molto probabilmente il fatto che Andrea gli avrà detto: Io ero con lui.
Stare insieme
La chiamata di Pietro avviene grazie ad Andrea. Pietro crede ad Andrea, va da Gesù e Gesù cambia il nome di Pietro. Il cambio di Pietro è stato possibile grazie alla mediazione di Andrea. Senza Andrea, Pietro sarebbe rimasto semplicemente Simone figlio di Giovanni. Ogni trasformazione della nostra vita ha bisogno di una mediazione umana, di una dimensione comunitaria. Cresciamo grazie alla dimensione comunitaria; è lì che riceviamo il nostro nome nuovo, che ci si aprono nuove possibilità e che scopriamo la nostra identità più vera. La relazione con il Signore è sempre mediata da qualcuno, dal fratello. In altre parole: Gesù si cela, o meglio, si manifesta nel fratello. Per seguire Gesù bisogna seguire il fratello.
Vedere, seguire, condividere, testimoniare e stare insieme sono le coordinate per il discepolo di Gesù, le sue priorità.