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Commento al Vangelo, 5 giugno 2022 – Pentecoste (Gv 14,15-16.23-26)

Oggi si celebra la solennità della Pentecoste dove si ricorda il fatto storico dell’effusione del dono dello Spirito Santo sui discepoli, così come descritto negli Atti degli Apostoli (cfr. At 2,1-4). La particolarità di questa ricorrenza è che ancora oggi si ripete questa discesa dello Spirito; non è solo un ricordo, ma avviene nuovamente, storicamente. Per questo la Chiesa instancabilmente lo invoca e lui viene con i suoi doni e la sua forza impetuosa. Basta desiderare la sua venuta e lui viene perché il suo compito è quello di dimorare tra di noi. La sua venuta non è altro che il frutto della preghiera di Gesù e la sua preghiera è efficace in quanto unico mediatore tra Dio e gli uomini.
Lo Spirito rimane con noi per sempre: è l’affermazione di Gesù che attesta che non siamo orfani, non siamo lasciati soli, ma è Dio stesso che, succeda ciò che succeda, rimane con noi.
Egli sa rimanere tra di noi anche quando tutto suggerisce il contrario, anzi viene proprio perché poveri e peccatori, per essere presenza e vicinanza qui con noi. Egli è il Paraclito, colui che sta vicino per difendere, per portare aiuto e consolare, vicino a chi ha bisogno di protezione. È colui che viene e rimane accanto ai poveri, agli indifesi, ai deboli, ai peccatori… vicino a noi!
Lo Spirito, dice sempre Gesù, ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Gesù ha detto.
Ma cosa ci ha detto Gesù? Gesù ha parlato del regno come un dono che viene offerto anche a chi ha lavorato solo un’ora, del Padre misericordioso che accoglie chi ritorna a lui e che gioisce di stare con noi, della gratuità della salvezza che arriva dove meno ce lo immaginiamo, dei peccatori che hanno precedenza sui giusti, di Dio che cerca finché non trova chi è lontano e perduto. Questo ci ricorda lo Spirito, questo ci insegna: il vangelo. Ecco che lo Spirito viene accanto a noi con le stesse modalità di Gesù: usa forza e dolcezza, misericordia e gioia, vicinanza e protezione, pace e comunione. E di questo abbiamo bisogno. Quanto grande è il nostro bisogno, così sia la nostra attesa e la nostra preghiera. Non smettiamo mai di chiedere la sua venuta ed egli verrà. Lui sta bene con noi come Gesù stava bene con i suoi.
La sua venuta è certa perché è frutto della preghiera di Gesù. E la preghiera di Gesù è efficace.
Nella sua vita terrena Gesù offrì preghiere e lacrime e, dice la Scrittura, fu esaudito per la sua fiducia nel Padre (cfr. Eb 5,7). Ecco che prima ancora di invocare lo Spirito Santo, sappiamo che è un dono preparato per noi, un dono certo e voluto da Gesù. Qui non hanno valore le nostre condizioni, non ci sono prerequisiti. Tutti e sempre possiamo invocarlo perché è un dono già garantito.
Ecco che questa solennità ci ricorda che in ogni situazione, anzi proprio in forza del nostro bisogno, ci è garantito un aiuto che possiamo chiedere perché non c’è momento o situazione dove lo Spirito non possa essere presente per stare dalla nostra parte, per darci forza, per sostenere la nostra speranza, per darci consolazione e non farci mancare la gioia di sentirci amati. Sta a noi chiamarlo e lui verrà perché il suo compito è quello di starci vicino. Non siamo abbandonati e non siamo lasciati incustoditi: Dio rimane sempre al nostro fianco nelle diverse situazioni concrete della nostra vita così come ha fatto Gesù.
Chiamiamo lo Spirito Santo ogni volta che vacilliamo nella speranza, ogni volta che i problemi tentano di soffocarci, ogni volta che sentiamo il bisogno di consolazione, ogni volta che la gioia viene soffocata dal dolore e dalla tristezza, ogni volta che abbiamo perso la pace per le nostre ribellioni e i nostri peccati, ogni volta che le relazioni con i fratelli si sono incrinate, ogni volta che prevale l’inimicizia… Chiamiamolo vicino a noi e lui verrà; allora testimonieremo che non siamo abbandonati, ma sempre amati e tutto rinascerà e saremo trasformati.