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Commento al Vangelo, 7 marzo 2021 – Gv 2,13-25

Il vangelo odierno ci mostra il cambio radicale della salvezza proposto dal vangelo. Si passa dal sacrificio al dono. La salvezza è essenzialmente un dono e non un premio. Si riceve perché Dio dona. Il nostro atteggiamento è chiedere e ricevere. Nulla di più. Si deve imparare a gioire non perché si è bravi, perché si è meritevoli, per le perfezioni raggiunte, ma perché Dio è buono, sempre buono. E questo non è facile; una conversione che esige un cambio di prospettiva.
È Dio che ha liberato il popolo di Israele dall’Egitto e dalla condizione servile perché è buono così come espresso dal libro dell’Esodo: un Dio che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni (cfr. Es. 20,2-6). Questo è il vero nome di Dio: 4/1000. E noi tutti siamo nella 1000 generazione grazie a Gesù che il Padre ci ha donato.
L’evangelista Giovanni descrive questo cambio portato da Gesù con il racconto della cacciata dal Tempio dei venditori e cambiavalute. Certamente era lecito vendere animali e di conseguenza la necessità di cambiavalute, ma con Gesù non è più richiesto nessuna compra, nessun baratto, ma solo lo stare alla presenza di Dio non per dare, ma per ricevere. Si va al Tempio non barattando, ma a mani vuote per ricevere ciò che Dio ha preparato per noi.
In questa ottica si comprende l’affermazione di Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gesù parlava della resurrezione del suo corpo, del più grande dono che avrebbe ricevuto da Dio: la vittoria definitiva sulla morte.
Si va al Tempio per ricevere la resurrezione della nostra vita, una resurrezione che comincia con la guarigione della paura del castigo, della paura di non meritare il dono di Dio, di non essere degni della sua misericordia e della sua benedizione.
Come vincere questa paura? Come stare davanti al Signore in atteggiamento di ricevere?
Alcuni consigli.
Primo, non promettere nulla, ma con libertà esponi al Signore le tue povertà e i tuoi desideri. Non promettere per non cadere nella tentazione di comprare il favore di Dio. Semplicemente esponi il tuo bisogno.
Secondo, ringrazia prima ancora di aver ricevuto perché certo è il suo ascolto e la sua benevolenza. Ringrazia e così ti aprirai a ciò che stai per ricevere e i tuoi occhi cominceranno a vedere la benedizione che è su di te.
Terzo, ritorna in pace alle tue attività, non si turbi il tuo cuore perché nessuna condanna è su di te; di fronte alle difficoltà il Signore sarà con te, la sua benevolenza ti coprirà e custodirà la tua vita. Dio è in pace con noi.
Quarto, fai come Gesù: parla del dono che Dio ti darà. Parla della resurrezione della tua vita, dell’aiuto di Dio che ti viene dato fin da ora. Parla della speranza che ti è stata accordata.
Esporre a Dio le nostre richieste, ringraziare per i suoi doni, godere della sua benevolenza e proclamare la speranza che ci è stata accordata sono i quattro atteggiamenti della nuova economia di salvezza che ha portato Gesù.
Concretamente: impariamo a gioire perché Dio è buono, sempre e comunque.