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Commento al Vangelo, 25 settembre 2022 – Lc 16,19-31

Il presente brano evangelico dice quale sia la nostra prima preoccupazione: arricchirci davanti a Dio (cfr. Lc 12,21). E Gesù ci mostra il come attraverso il paragone tra il ricco che, vestito di porpora e di lino finissimo, giornalieramente si dava a lauti banchetti e un povero, di nome Lazzaro, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco. Il ricco aveva tutto, mentre il povero Lazzaro era visitato solo dai cani che gli leccavano le piaghe.
Un forte contrasto espresso anche dal significato etimologico del nome Lazzaro: Dio soccorre.
Questi giaceva, invano, alla porta del ricco in attesa di un aiuto.
In questo passo Gesù non condanna la ricchezza, ma rimprovera al ricco di non aver aiutato Lazzaro. Il ricco si sarà mai accorto che il povero giaceva alla sua porta? Sarebbe bastato che si fosse avvicinato alla porta e avesse guardato; lo avrebbe visto nel suo bisogno e, forse, mosso da compassione, lo avrebbe aiutato rinunciando ad una parte della sua ricca tavola. Avrebbe potuto avvicinarsi alle sue ferite e avergli versato olio e vino come ha fatto il Samaritano (cfr. Lc 10, 30-35). Non avrebbe perso nulla, ma avrebbe guadagnato il paradiso.
Per guarire dalla nostra autosufficienza che ci nega ogni resurrezione, dobbiamo avvicinarci ai nostri fratelli e lasciarci commuovere dalle loro povertà, dalle loro piaghe e stendere la nostra mano benevola verso di loro. Il Samaritano si è arricchito condividendo tempo, denaro, fasciando le ferite. Nella misura in cui sono in grado di condividere il mio tempo e il mio denaro con i miei fratelli, allora io stesso divento un nuovo Lazzaro, un discepolo che dipende da Dio che viene sempre in soccorso con il dono della resurrezione.
La nostra ricchezza si chiama condivisione e nella condivisione Dio si manifesta come Padre che pensa a noi perché per lui valiamo molto (cfr. Lc 12,24).
Ecco che l’avvicinarsi ai fratelli ci spinge alla condivisione e questa, a sua volta, ci apre gli occhi per vedere il soccorso di Dio e a vivere la vita con la spensieratezza dei corvi e la bellezza dei gigli (cfr. Lc 12,24-27). Per vedere i bisogni dei fratelli, bisogna dimorare con loro. Se viviamo soli, non vedremo le loro necessità, non scopriremo la gioia della condivisione e ci chiuderemo ad un futuro di resurrezione.
Allora saremo liberi da ogni avarizia e vedremo Dio come colui che fa risorgere dai morti.
Arricchiamoci davanti a Dio avvicinando i fratelli che giacciono alla nostra porta. Basta guardare un poco oltre!