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Commento al Vangelo, 24 luglio 2022 – Lc 11,1-13

Il brano evangelico si apre con la domanda dei discepoli che, vedendo Gesù pregare, chiedono che insegni loro a pregare. Perché questa richiesta? Immagino che saranno stati attratti da come Gesù pregava in tal modo da suscitare il desiderio di pregare anche loro nello stesso modo, di vivere la stessa esperienza.
Allora sorge un’altra domanda: cosa avrà attirato i discepoli?
Ce lo spiega la parabola che segue dove uno va a mezzanotte da un amico perché deve dare del cibo ad un’altro suo amico giunto da un viaggio. È la storia di tre amici dove osano abbattere qualsiasi barriera perché sono legati tra di loro.
Ecco il cuore della preghiera di Gesù: l’amicizia.
Un primo insegnamento è che si può osare con Dio perché siamo suoi amici. Questa è una grande verità: io sono stato reso amico di Dio, ma soprattutto lui è amico mio da sempre. Se c’è amicizia, allora c’è comunione, allora ogni regola passa in secondo piano e sorge la confidenza e la certezza che Dio risponde perché è buono con noi. Non conta il merito, ma l’amore.
E Dio dona principalmente il dono dello Spirito Santo, il dono di essere in comunione a qualsiasi ora, in qualsiasi condizione. Possiamo osare perché Dio è nostro amico.
Alla luce di questa interpretazione, sorge anche un’altra domanda: chi pregava Gesù?
Lo dice il brano biblico quando Gesù insegna a pregare: il Padre, l’Abbà. Con questo nome un bambino chiamava in modo affettuoso il proprio padre. Così Gesù chiama Dio. Per lui non esiste “Dio”, esiste l’Abbà. Questa è l’originalità della preghiera di Gesù: non formule, non metodi, ma confidenza in Dio visto come Padre, con il quale ci si relaziona come con un amico.
Ecco che allora la preghiera del Padre nostro: si vuole che il suo amore risplenda in ogni situazione, si ha fiducia che lui pensa a noi a tal punto da chiedere ciò di cui abbiamo bisogno e il suo amore ci permette di vivere la misericordia reciproca fino a sentirci fratelli tra di noi, figli di uno stesso padre.
La preghiera del Padre nostro è prima di tutto uno stile di vita basato sulla fiducia in Dio.
Per vivere questa amicizia impariamo in primo luogo a chiamare Dio con il suo vero nome: Abbà. Se Gesù chiama Dio Padre, così chiamiamolo anche noi. Così parteciperemo alla preghiera di Gesù e conosceremo Dio come papà.
Si prega non principalmente perché si crede, ma perché si ama.