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Commento al Vangelo, 17 aprile 2022 – Pasqua

In questo brano del vangelo troviamo Maria di Magdala che, convinta della morte di Gesù, di cui è stata testimone, corre dando la notizia del furto del corpo. Vede che la pietra è stata tolta dal sepolcro e questo le basta per convincersi che c’è stato un furto. Neppure entra nel sepolcro per assicurarsi di ciò che suppone.
Basta poco per convincersi che è vero ciò che noi pensiamo e di cui siamo abituati.
Per Maria era normale credere che fosse così; infatti nessuno era risorto da morte e neppure lo si considerava possibile, nonostante Gesù lo avesse preannunciato.
Siamo abituati al nostro grigiore che ci pare impossibile che ci sia un’altra soluzione, per di più positiva per la nostra vita. Il frutto è la cecità e la sordità: vediamo solo l’assenza, il limite incapaci di credere che vi siano parole come resurrezione, speranza, vita nuova.
Molto spesso vediamo solo l’assenza di Dio nella nostra vita, la miseria e la povertà. Sembra che Dio sia l’eterno assente nel nostro mondo e nelle nostre vicende. Guardiamo la vita e ci rassegniamo. La nostra cecità diventa il filtro per ascoltare qualsiasi discorso: ogni annuncio di speranza è considerato come una pura illusione irrealizzabile e fastidiosa.
Cosa fare?
Cominciare a fare come Giovanni che entra nel sepolcro, vede e crede alla verità della resurrezione di Gesù. Giovanni vede non ciò che manca, il corpo, come Maria, ma la presenza di segni che testimoniano che Gesù è risorto.
Guardiamo meglio la nostra vita e allora vedremo che ci sono i segni della presenza di Dio e del suo amore, vedremo che nel sepolcro destinato ai morti vi è l’inizio di una nuova vita.
Abituiamo a vedere non ciò che manca, ma ciò che c’è.
Così si accrescerà la nostra fiducia, si irrobustirà la nostra speranza e saremo pronti a crede alla buona novella, ad accogliere che siamo amati. Comprenderemo la Scrittura, cioè l’accoglieremo così com’è, viva ed efficace, come una promessa di Dio per la nostra gioia.