Commento al Vangelo, 11 dicembre 2022 – Mt 11,2-11
Il vangelo di Matteo ci presenta i dubbi che Giovanni Battista nutriva su Gesù.
Infatti la predicazione di Gesù e il suo operare per l’ambiente giudaico del tempo creava delle forti perplessità. Gesù si discostava dalle attese messianiche ereditate dall’Antico Testamento.
Gesù annunciava la misericordia, non la giustizia; operava benevolenza verso i peccatori e i diseredati; ai poveri veniva annunciata la lieta novella; a tutti veniva offerto gratuitamente il
Regno al di là dei meriti, mentre gli ultimi nella scala religiosa e sociale diventavano i primi.
Tutto questo andava oltre la legge e creava seri problemi. Era un messaggio troppo diverso e rivoluzionario per essere accolto.
Poteva questo tipo di annuncio essere quello di Dio? Gesù era il Messia promesso?
Questi stessi dubbi spesso sono dentro di noi. Spesso attendiamo un Gesù diverso da quello che pensiamo, vorremmo un Gesù che operi secondo i nostri desideri, che non ci disturbi più di tanto, ma che sia condiscendente al nostro pensare, al nostro sentire, alle nostre aspirazioni.
Vorremmo un Gesù addomesticato, un notaio del nostro sistema religioso.
In realtà Gesù opera in modo diverso, in un modo nuovo che il più delle volte ci costa accogliere perché esige fiducia non nelle nostre idee, nelle nostre credenze, nelle nostre forze, ma nei pensieri e nelle vie del Signore. Desideriamo infatti conferme e non cambi. Ma la vera sicurezza viene dalla conversione non tanto morale, ma esistenziale al pensiero e all’agire di Dio che sono sempre più grandi e migliori dei nostri. In realtà dubitiamo dell’amore di Dio e ogni cosa che esce di nostri schemi ci crea paura, paura di essere ingannati, paura di fidarci di Dio. Giovanni Battista ha dovuto convertirsi al modo di sentire, di pensare, di fare di Gesù. Era diverso da ciò che si attendeva, ma era molto meglio di ciò che si immaginava. Le visite di Dio infatti sono sempre migliori, oltre le nostre aspettative. Ma noi facciamo fatica a crederci. Gesù invita Giovanni Battista a non scandalizzarsi di questo nuovo modo di presenza di Dio, segnato dall’annuncio di gioia ai poveri e dalla forza liberatrice di Dio verso i diseredati. Il centro ora è Dio che viene ad usare misericordia.
La vera sfida è rimanere aperti alla sua venuta che è sempre nuova perché impariamo ad avere fiducia in lui e che il domani è carico di benedizione.
Questo è il significato dell’Avvento: rimanere aperti senza dubitare dell’amore di Dio, in attesa del meglio che sta per arrivare. È andare oltre il nostro giudizio per imparare ad accogliere il diverso agire di Dio, anche quando si discosta dalle nostre convinzioni e abitudini, per imparare a vedere la fedeltà di Dio verso di noi e la sua amorevole presenza nonostante tutto il contrario.
Chi è chiuso non cambia mai; chi si lascia interrogare allora diventa aperto e vince la paura di fidarsi del Signore che ci guida.
Perciò, viviamo in attesa, ringraziando per ogni cosa, sapendo che domani ci attende una benedizione più grande della nostra stessa immaginazione perché Dio non smette mai di amarci e di visitarci.






