A confronto con l’Intelligenza Artificiale
Quando è nato il primo computer della storia, nel 1948 a Manchester, nessuno poteva immaginare la congerie di sviluppi che si sarebbero progressivamente realizzati a partire da quella “macchina”! A distanza di oltre 70 anni ci troviamo di fronte ad una realtà identificata con il termine «intelligenza artificiale» di cui si sta discutendo e scrivendo in maniera sempre più esponenziale.
Sì, perché oggi, anche se non ce ne accorgiamo, siamo tutti più meno condizionati dall’IA. Come fa Google, per esempio, a sapere che siamo interessati a quel tipo di libro o a quella determinata catena di ristoranti o pizzerie o alla programmazione delle vacanze? glielo abbiamo detto noi con le nostre ricerche di vario genere su internet.
È questo un mondo relativamente nuovo e su cui alcuni “grandi” stanno investendo enormi capitali perché ne intravedono gli sviluppi su molteplici versanti. Ma allo stato attuale si tratta di una realtà allo stato “liquido” nel senso che in tanti si muovono nel promuoverne gli sviluppi ma spesso senza preoccuparsi di alcuni aspetti fondamentali in ordine al rapporto con la persona.
Il desiderio di conoscere più a fondo questa realtà è stato all’origine di una “conviviale” organizzata dal Serra Club di Montepulciano insieme al Rotary Club di Chianciano Chiusi Montepulciano. La serata è stata introdotta da un’interessante conferenza tenuta dal prof. Antonio Acquaviva attorno ai limiti, alle opportunità ma anche ai rischi propri dell’IA.
Dalla risposta alla domanda: “ma che diavolo è l’IA?” sono scaturite informazioni e considerazioni che hanno posto in evidenza alcuni degli enormi campi di applicazione (che però dipendono da pochi “padroni” miliardari!). Di conseguenza una successiva domanda: “come incide l’IA nei vari ambiti della vita e della ricerca?”. Se da una parte pretende di essere una replica dell’intelligenza umana, dall’altra può creare un cambiamento profondo nella vita delle persone secondo le applicazioni nei più diversi settori della ricerca e delle scelte di vita. E nel contesto sorge un nuovo interrogativo: “l’IA può prendere delle decisioni?”. Situazioni emerse anche nelle cronache giornalistiche fanno riflettere quando, per esempio, sono state messe su strada auto guidate dall’IA ma provocando incidenti. Ma ancora, chi dovrebbe firmare, ad esempio, un referto medico scaturito dal coinvolgimento dell’IA? Oppure, quali effetti possono scaturire dall’uso in ambito militare? E più ancora, quali risultati in ordine alla disinformazione, alle fake news?
Di interrogativi anche durante la conferenza ne sono emersi abbastanza. Essi provocano a riflettere su versanti diversificati, alcuni in particolare invitano a pensare con grande attenzione. A chi spetta – per esempio – la governance del digitale? Non può essere abbandonata a se stessa dati i rischi che appaiono sempre più evidenti. Da qui la conseguenza: è la persona che deve tenere in mano e sotto controllo l’IA e non viceversa! E soprattutto, se la guida nei vari contesti della ricerca e della sperimentazione non è affidata all’etica non si potrà immaginare che tutto si possa risolvere a beneficio della collettività e non invece a vantaggio di gruppi…
Da alcuni semplici sguardi sull’orizzonte dell’IA emerge sempre più impellente il bisogno di una riflessione etica che aiuti a “gestire” umanamente questa realtà che sarà sempre più il segreto di una vita condizionata dalla “macchina”. Si parla ormai di una nuova pagina della teologia morale, la «algor-etica», i cui riflessi saranno chiamati ad illuminare i percorsi di
ricerca e insieme a educare la persona a saper valorizzare la propria “umana” intelligenza soprattutto di fronte alle scelte più importanti o radicali della vita.
Benvenuti dunque i molteplici interrogativi che già ora sono abbastanza evidenti; il dubbio, quando è regolato da una sana etica, è foriero di positivi risultati per il bene totalizzante della persona, delle istituzioni, della società umana.
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi