Don Manlio SodiApprofondimenti

Alla scuola di Maria

Tra le tante forme con cui il popolo cristiano onora la Vergine Madre di Dio quella del Rosario è sicuramente la più nota; ma è anche quella che di tanto in tanto ha bisogno di essere rimotivata nella sua essenza, nei suoi contenuti, nelle prospettive teologico-spirituali che racchiude.

A partire da alcuni documenti del Concilio Vaticano II c’è stato un susseguirsi di interventi che a livello magisteriale hanno richiamato l’attenzione su Maria Ss.ma e sul suo ruolo nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa. In questa linea, dopo il cap. VIII della Lumen Gentium su «Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa», è apparsa la l’Esortazione apostolica di Paolo VI Marialis Cultus (1974) che ha illustrato le grandi prospettive teologiche e pastorali entro cui collocare il culto alla Theotokos e il rinnovamento della pietà mariana secondo un orientamento biblico, liturgico, ecumenico e antropologico.

L’anno mariano istituito da Giovanni Paolo II e celebrato nel 1987-1988 ha offerto un’occasione privilegiata per richiamare ulteriormente la esemplarità di Maria a partire soprattutto dalla dimensione cultuale. È nel culto infatti che la fede si esprime a livello di linguaggio simbolico per raggiungere le scelte della vita e insieme per far sì che la vita sia un autentico culto spirituale.

A trentacinque anni dall’anno mariano

In questa linea si mosse la Lettera enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris Mater (1987) seguita dalla Lettera circolare Il santo padre e del relativo documento Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’anno mariano (1987), che mantengono una viva attualità, determinata dal fatto che ogni anno liturgico è un autentico anno mariano.

L’anno mariano fu anche l’occasione per la pubblicazione delle Messe della Beata Vergine Maria (1987): una raccolta di 46 formulari completi per celebrare l’opera della salvezza e per cogliervi la presenza determinante di Maria.

Con l’inizio del terzo millennio il panorama si è completato attraverso la pubblicazione del Direttorio su pietà popolare e liturgia, in cui si parla esplicitamente e in più punti del Rosario. Subito dopo – nello stesso anno 2002 – è stata pubblicata la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Rosarium Virginis Mariae tutta sul Rosario, e con la presentazione di cinque nuovi misteri della luce che completano quelli della gioia, del dolore e della gloria.

Il panorama che emerge in questo tempo è oltremodo emblematico per l’attenzione che è stata rivolta alla Madre di Dio. Ne hanno beneficiato la pastorale, la catechesi, la spiritualità che attorno ai santuari e attorno al primo santuario costituito dalla parrocchia i fedeli hanno avuto modo di approfondire ulteriori aspetti del mistero della Vergine; talora forse meno “devozionali”, ma improntati però ad una formazione più biblica e più radicata in quella perenne traditio che costituisce la grande ricchezza della Chiesa.

Una trilogia dagli ampi orizzonti teorici e pratici sostiene oggi la conoscenza della Vergine Maria e quindi il suo culto. Infatti, se da una parte abbiamo i documenti magisteriali del Concilio Vaticano II, dall’altra ci sostiene la voce del magistero del vescovo di Roma, e dall’altra ancora abbiamo le espressioni della preghiera ufficiale. Ed

è in questa dinamica che si inserisce la ricchezza dei due documenti più recenti che tornano specificamente sul Rosario come «preghiera dal cuore cristologico» che «concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio». Ed è per questo che con esso «il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria». Sono le espressioni con cui si apre la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II.

Una preghiera trinitaria

Tutto questo se da una parte invita a mettersi “alla scuola di Maria”, dall’altra fa comprendere ancora meglio che ogni preghiera è sempre rivolta al Padre; è la contemplazione del volto di Cristo che ci abilita all’incontro con il Padre stesso dandoci l’opportunità di invocarlo con atteggiamento filiale. Ma è un’invocazione che scaturisce dall’azione dello Spirito che come ha operato in Maria, così agisce in ciascuno di coloro che si mettono al seguito del Maestro.

In questa linea anche la preghiera mariana costituisce una traccia sicura per muoversi sotto l’azione dello Spirito che va costantemente invocato: come Egli ha agito in Maria così può operare nel cuore di ogni credente; per cogliere il ruolo della Parola di Dio come sorgente e costante punto di riferimento nella meditazione-invocazione del mistero di Cristo e della Vergine Madre; per approfondire venti “misteri” della storia della salvezza (gioia, luce, dolore, gloria) in modo da contemplarli e pregarli; per lasciarsi avvolgere in atteggiamento di adorazione silenziosa e in preghiera di lode al Signore attraverso le Litanie.

In definitiva, si tratta di mettersi in sintonia con i sentimenti e gli atteggiamenti che ha avuto Maria. Come Lei, anche il fedele docile all’azione dello Spirito contempla i misteri della salvezza; e come Maria è stata la prima redenta, il fedele sa che al suo seguito può contemplarla come «un segno di consolazione e di sicura speranza».

I quattro titoli – “Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice” – ricordati in Lumen Gentium 62 invitano all’invocazione e alla contemplazione, in una perenne e rinnovata professione di fede, come fece Paolo VI nel discorso di chiusura del terzo periodo del Concilio Vaticano II (21 novembre 1964); parole che è doveroso qui ricordare come il più plausibile invito a conoscere meglio e invocare con maggior fede e devozione la Vergine Maria: «… a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche.

Ad alimentare e confermare ulteriormente questa fiducia ci inducono quegli strettissimi vincoli che esistono tra questa nostra Madre celeste e l’umanità. Pur essendo stata arricchita da Dio di doni generosissimi e meravigliosi perché fosse Madre degna del Verbo Incarnato, nondimeno Maria ci è vicina. Come noi, anche lei è figlia di Adamo, e perciò nostra sorella per la comune natura umana; per i meriti futuri di Cristo essa fu immune dal peccato originale, ma ai doni divinamente ricevuti aggiunse personalmente l’esempio della sua fede perfetta, tanto da meritare l’elogio evangelico: “Beata te che hai creduto”».

Le parole di Paolo VI costituiscono un appello che invita a far tesoro anche di questa tradizione del Rosario come elemento che può contribuire a rafforzare la fede nel mistero della Trinità che ha avuto in Maria la più totale accoglienza, e la cui esemplarità costituisce una traccia sicura per il cammino di divinizzazione del fedele.

Il Direttore Spirituale

Prof. Don Manlio Sodi