Don Manlio SodiApprofondimenti

«SETE DI INFINITO»

«Dante Alighieri, profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo». Sono queste alcune delle prime parole con cui papa Francesco dà l’avvio alla Lettera apostolica Candor lucis aeternae pubblicata lo scorso 25 marzo in occasione del VII centenario della morte del Sommo Poeta.

Un breve documento che in nove paragrafi – scritti in un linguaggio semplice e accattivante per i costanti riferimenti al Poema – si muove dal ricordo di ciò che hanno scritto su Dante i papi dell’ultimo secolo (Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) (n. 1), per accostare gli eventi principali della vita di Dante colti come paradigma della condizione umana (n. 2) valorizzando «quei moniti e quelle riflessioni che ancora oggi sono essenziali per tutta l’umanità, non solo per i credenti».

«Profeta di speranza»: con il terzo passaggio il documento evidenzia la figura dell’«esule, pellegrino, fragile, ma ora forte della profonda e intima esperienza che […] lo ha innalzato alla visione stessa di Dio, si erge a messaggero di una nuova esistenza, a profeta di una nuova umanità che anela alla pace e alla felicità» (n. 3).

Illustrato ancora l’aspetto di «cantore del desiderio umano» (n. 4) l’attenzione si sposta sul «poeta della misericordia di Dio e della libertà umana» (n. 4), per giungere al punto focale destinato a cogliere la vera «immagine dell’uomo nella visione di Dio» (n. 6).

Tra le tante donne presenti nella Commedia, qui si ricordano in particolare tre: Maria di Nazaret – «figura della carità» -, Beatrice – «simbolo di speranza -, e Lucia – «immagine della fede» -, con la missione specifica che esse portano avanti, e che apre all’affermazione: «Dante riconosce che solo chi è mosso dall’amore può davvero sostenerci nel cammino e portarci alla salvezza, al rinnovamento di vita e quindi alla felicità» (n. 7).

Dopo un passaggio dedicato a «Francesco, sposo di Madonna Povertà» (n. 8) si giunge finalmente alla conclusione con un invito ad «accogliere la testimonianza» di Dante, con parole che ricongiungono il genio poetico di ieri ai linguaggi di oggi e di sempre: «In lui possiamo intravedere un precursore della nostra cultura multimediale, in cui parole e immagini, simboli e suoni, poesia e danza si fondono in un unico messaggio. Si comprende allora perché il suo poema abbia ispirato la creazione di innumerevoli opere d’arte di ogni genere» (n. 9) e di cui anche il nostro territorio è testimone e geloso custode.

Una Lettera dunque che merita essere accolta e meditata. È un raggio di luce che emana da un tesoro della nostra cultura di ieri; ma è un ieri che dà garanzia all’oggi e che proietta – per chi la sa accogliere – verso un futuro altrettanto carico di luce perché radicato su Colui che è Candor lucis aeternae!