“Settembre, andiamo…”
Nel leggere queste due parole la maggior parte dei lettori pensa immediatamente alla poesia di Gabriele D’Annunzio quando parla dei suoi pastori che in terra d’Abruzzo scendono verso l’«Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti»! Qui nessun riferimento al Poeta, ma solo l’occasione per dare nuovamente l’avvio ad una realtà che caratterizza la cultura: «Settembre, andiamo, si torna finalmente a scuola!».
Sì, tornare a scuola – soprattutto per i più piccoli – è un’occasione per rivedere amici e compagni, per raccontarsi piccole avventure, per incontrare docenti e personale ausiliario che garantiranno un percorso di confronto, di socializzazione e soprattutto di apprendimento.
Con una novità che darà vita al confronto con se stessi: il cellulare rimane a casa! Noi gradi diciamo: “finalmente”, e ci auguriamo che questa decisione sia rispettata prima di tutto dai docenti e quindi dai ragazzi. Se il docente è il primo a non sapersi staccare dal cellulare si creerà una situazione poco educativa.
E poi si torna al diario, al caro diario cartaceo che nel tempo – se conservato – può raccontare tante cose. Sì, perché scrivere a mano – e in corsivo – sul diario, come pure sui quaderni, è un’occasione preziosa per imparare a scrivere modulando la mano e lo sguardo mentre l’intelligenza è impegnata nell’elaborare pensieri e nell’affidarli alla carta con adeguata punteggiatura!
Apprendere a scrivere a mano è raggiungere il segreto per trasmettere i propri pensieri a documenti, a lettere, e soprattutto per chi poi andrà all’università a saper scrivere lavori che abbiano un senso compiuto e all’insegna di una metodologia che gli insegnanti di scuola superiore devono insegnare. È preoccupante dover ricordare ai giovani che si trovano alla vigilia dell’esame di maturità come si imposta un tema o come si valorizza lo spazio del foglio protocollo.
Qualcuno dirà che queste son cose di poco conto. Imparare a scrivere dominando lo spazio di una pagina sembra insignificante; ma se ci si riflette ci si accorge che tutto questo richiede impegno, concentrazione, organizzazione delle idee, attenzione alla forma… E tutto questo ci pone dinanzi ad una nuova sfida, quella costituita dall’intelligenza artificiale. Una sfida sicuramente grandiosa ma che richiede di saperla “maneggiare” con un’attenzione illuminata da un codice etico in attesa di essere puntualizzato.
I nativi digitali sanno già come elaborare un testo frutto dell’intelligenza artificiale; i mezzi ci sono e si presentano relativamente semplici da mettere in atto. Ma quale apprendimento avviene su un determinato tema se il lavoro è fatto dalla “macchina” e a me non resta che sistemare qualche virgola o poco più? È un mondo che va preso in attenta considerazione da parte di tutti… Intanto impariamo a scrivere (e qualcuno aggiunge: “… e far di conto”!) con il classico metodo di carta e penna!
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi