Don Manlio SodiApprofondimenti

E se risvegliassimo la devozione al Sacro Cuore?

Il venerdì che segue la seconda domenica dopo Pentecoste la Chiesa celebra la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Oltre alla celebrazione liturgica, molte altre espressioni di pietà hanno come oggetto il Cuore di Cristo. La devozione al Cuore del Salvatore è stata ed è tuttora una delle espressioni più diffuse e più amate della pietà ecclesiale. Basti osservare la presenza di statue e di immagini sia nelle chiese che nelle famiglie per rendersene conto.

Questa devozione ha un fondamento biblico?

Se interpelliamo un documento prezioso qual è il «Direttorio su pietà e liturgia» notiamo che «alla luce della divina Scrittura, l’espressione “Cuore di Cristo” designa il mistero stesso di Cristo, la totalità del suo essere, la sua persona considerata nel suo nucleo più intimo ed essenziale: Figlio di Dio, sapienza increata; carità infinita, principio di salvezza e di santificazione per l’intera umanità. Il “Cuore di Cristo” è Cristo, Verbo incarnato e salvatore, intrinsecamente proteso, nello Spirito, con infinito amore divino-umano verso il Padre e verso gli uomini suoi fratelli» (n. 166).

Infatti, si legge ancora nel Direttorio: «Gesù, che è uno con il Padre (cf. Gv 10, 30), invita i suoi discepoli a vivere in intima comunione con lui, ad assumere la sua persona e la sua parola come norma di condotta e rivela se stesso come maestro “mite e umile di cuore” (Mt 11, 29). Si può dire, in un certo senso, che la devozione al Cuore di Cristo è la traduzione in termini cultuali dello sguardo che, secondo la parola profetica ed evangelica, tutte le generazioni cristiane volgeranno a colui che è stato trafitto (cf. Gv 19, 37; Zc 12, 10), cioè al costato di Cristo, trafitto dalla lancia, dal quale scaturì sangue ed acqua (cf. Gv 19, 34), simbolo del mirabile sacramento di tutta la Chiesa. Il testo giovanneo che narra l’ostensione delle mani e del costato di Cristo ai discepoli (cf. Gv 20, 20) e l’invito da lui rivolto a Tommaso di stendere la sua mano e di metterla nel suo costato (cf. Gv 20, 27) ha avuto anch’esso un notevole influsso nell’origine e nello sviluppo della pietà ecclesiale verso il Sacro Cuore» (n. 167).

Cosa dice la tradizione della Chiesa?

Sulla linea di contributi e riflessioni del tempo dei Padri, il periodo del Medioevo «è stato un’epoca particolarmente feconda per lo sviluppo della devozione al Cuore del Salvatore. Uomini come san Bernardo († 1153), san Bonaventura († 1274), e mistici come santa Lutgarda († 1246), santa Matilde di Magdeburgo († 1282), le sante sorelle Matilde († 1299) e Gertrude († 1302) del monastero di Helfta, Ludolfo di Sassonia († 1378), santa Caterina da Siena († 1380) approfondirono il mistero del Cuore di Cristo, in cui videro la “casa di rifugio” ove ripararsi, la sede della misericordia, il luogo per l’incontro con lui, la sorgente dell’infinito amore del Signore, la fonte dalla quale sgorga l’acqua dello Spirito, la vera terra promessa e il vero paradiso» (n. 169).

Se arriviamo all’epoca moderna il culto al Cuore del Salvatore lo troviamo espresso e vissuto in San Francesco di Sales († 1622), «che assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà, la mansuetudine (cf. Mt 11, 29); santa Margherita Maria Alacoque († 1690), a cui il Signore mostrò ripetutamente le ricchezze del suo Cuore; san Giovanni Eudes († 1680), promotore del culto liturgico al Sacro Cuore; san Claudio la Colombière († 1682), san Giovanni Bosco († 1888) e altri santi e sante sono stati insigni apostoli della devozione al Sacro Cuore» (n. 170).

Quali sono le forme con cui si esprime la devozione al Sacro Cuore?

La vitalità della Chiesa ci ricorda la consacrazione personale; la consacrazione della famiglia; la recita delle Litanie del Cuore di Gesù; l’atto di riparazione, formula di preghiera con cui il fedele intende implorare misericordia e riparare le offese recate in tanti modi al suo Cuore dolcissimo; la ben nota pratica dei nove primi venerdì del mese, che trae origine dalla “grande promessa” fatta da Gesù a santa Margherita Maria Alacoque.

In questa linea il Direttorio conferma che la «devozione al Sacro Cuore costituisce una grande espressione storica della pietà della Chiesa per Gesù Cristo, suo Sposo e Signore; essa richiede un atteggiamento di fondo fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica» (n. 172).