Don Manlio SodiApprofondimenti

«… di là verrà a giudicare i vivi e i morti…»

Entrare nella Cappella Sistina ed essere folgorati dalla visione del Giudizio Universale di Michelangelo, è una esperienza unica per lo sguardo e per lo spirito. Si ha la netta impressione d trovarsi di fronte ad un grande tribunale il cui Giudice, però, sta emanando una sentenza con un gesto e uno sguardo all’insegna della misericordia.

«Se davanti al Giudizio Universale rimaniamo abbagliati dallo splendore e dallo spavento, ammirando da un lato i corpi glorificati e dall’altro quelli sottoposti a eterna condanna, comprendiamo anche che l’intera visione è profondamente pervasa da un’unica luce e da un’unica logica artistica: la luce e la logica della fede che la Chiesa proclama confessando: “Credo in un solo Dio… creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”» così affermava Giovanni Paolo II nell’omelia dell’8 aprile del 1994 in occasione dell’inaugurazione dei restauri degli affreschi di Michelangelo.

«… è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine». Sono i termini di quella professione di fede che l’assemblea proclama. Sorgono però almeno due domande: Come si realizzerà la venuta del Signore nella gloria? E come Cristo giudicherà i vivi e i morti? Per la risposta ci viene incontro il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica che nel n. 134 afferma: «Dopo l’ultimo sconvolgimento cosmico di questo mondo che passa, la venuta gloriosa di Cristo avverrà con il trionfo definitivo di Dio… e con l’ultimo Giudizio». E in quel “momento” Cristo giudicherà: «I segreti dei cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno verso Dio e verso il prossimo…».

Se ci poniamo ancora davanti al Giudizio Universale lo sguardo è ancora una volta illuminato e sorretto da quel gesto del Cristo: un gesto, imperioso e pacato, che si snoda in un movimento rotatorio in cui tutti sono coinvolti (compresi i simboli della Passione, l’atteggiamento quasi rassegnato della Vergine, e il coro dei Santi e degli Eletti).

E nel contemplare questa meraviglia si stagliano nel sottofondo della memoria le parole e soprattutto le note di quel «Dies irae», di quella sequenza della tradizione in cui il timore del Giudizio si stemperava nella implorata certezza della misericordia divina.

Da qui la speranza dei cieli nuovi e della terra nuova come ricorda il libro dell’Apocalisse, cui fa eco il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato… » (n. 1042).

Il Direttore Spirituale

Prof. Don Manlio Sodi