Don Manlio SodiApprofondimenti

Una genitorialità messa alla prova…

Termina l’impegno scolastico in questi giorni e tra i ragazzi esplode finalmente la voglia di libertà. Come riempire ora le giornate dopo tanto impegno? Certamente ci sarà qualche compito da fare. Ma per ora non ci pensiamo… vedremo più avanti, quando sarà smaltita un po’ di tensione. Resta il problema di come occupare il tempo così detto libero. Di proposte ne sono presenti abbastanza nel territorio; e tra giugno e luglio anche il nostro contesto sociale offre varie opportunità sia da parte delle parrocchie che di altre istituzioni.

Permane evidente – e non solo in questo periodo – l’impegno dell’accompagnamento dei ragazzi e dei giovani da parte delle famiglie come pure di educatori. Come affrontare una sfida che permane sempre viva, non solo in un tempo di così detta vacanza?

Essere Genitori: una “missione” unica

Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto. Sono espressioni ispirate alle parole con cui il card. Carlo Maria Martini si rivolgeva ad un gruppo di genitori della diocesi di Milano per incoraggiarli nella loro non facile missione. Il seminatore si muove sempre con un atteggiamento di fiducia e di speranza mentre si affida ai ritmi della natura. Così si delinea anche la missione dei genitori; una vera e propria missione, che non termina mai, neppure quando arrivano i nipoti!

In un tempo sempre più complesso e carico di insidie, la missione dei genitori comporta responsabilità quanto mai elevate e fondamentali nella crescita, nello sviluppo e nella progressiva autonomia dei figli. La complessità delle sfide cui il nostro tempo ci pone dinanzi è un dato di fatto. Come affrontarle? Qui spesso risiede il problema, e la soluzione si presenta non sempre univoca. Si tratta di essere aperti al confronto, alla verifica, al saper attendere… ma poi anche al saper decidere.

È questo un cammino che non termina mai. Anche perché si tratta di operare su vari versanti. E il cammino dell’educazione impegna talvolta in un clima di solitudine, di incertezze, di incomprensioni, di sconfitte che – sia pur temporanee – creano comunque ancora più incertezza e fragilità.

Un grande educatore di giovani è stato don Lorenzo Milani. In questo anno tanti lo ricordano ancora di più in occasione del 50° della sua morte. Incompreso da vivo, relegato in una parrocchia sperduta, ora riverito e accolto da vero profeta. Trovandosi quasi da solo e animato dalla vocazione per la cultura, si è dedicato ai pochi giovani del luogo – ancora più soli di lui – e ha aperto una scuola. La scuola di Barbiana ormai nota in tutto il mondo. Uno dei suoi obiettivi? Aprire ai giovani “la strada alla piena cittadinanza nella società”: cosa comportava questo? Avere gli “strumenti” culturali per saper affrontare la vita. E don Milani ha cercato di mettere i giovani di fronte ai vari problemi insegnando loro a trovare soluzioni nel confronto con le realtà della vita. E come oggi la sua lezione permane così viva? Quella lezione è viva quando il giovane è aiutato a mettere a frutto le potenzialità che racchiude nella propria personalità e intelligenza. Per questo ci vuole quella pazienza sintetizzata nell’espressione «I care»: il segreto di una condivisione di vita che possiamo tradurre con «mi riguarda, mi interessa, mi importa, mi sta a cuore». È il coinvolgimento che il ragazzo, il giovane si aspetta dall’adulto.

Formare le nuove generazioni significa pertanto dare loro gli strumenti valoriali e culturali necessari a orientarsi; a saper discernere tra i tanti – e spesso confusi – messaggi che ci piovono addosso. In questa linea. il compito dei papà e delle mamme è quello di motivare, permettere ai figli di scoprire il proprio sentiero nella vita.

Permane la sfida che ha il suo punto forza nell’implorare il dono della pazienza. “Tante volte non c’è altra cosa da fare che aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità, misericordia. Un buon genitore sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore” come ricorda di tanto in tanto papa Francesco.

Nuove e diversificate sfide

In questo orizzonte non sono poche le così dette “sfide” che si pongono dinanzi. Tra le tante ne ricordiamo alcune, forse più immediate.

Lo sforzo del “dialogo” tra genitori e figli, tra adulti e giovani, a che livello si realizza? Talvolta si nota la paura di intavolare un certo discorso… Come superare questo momento di incomunicabilità, di mancanza di coraggio nel guardare negli occhi l’interlocutore che si ha dinanzi? Lo sguardo il più possibile sereno, unitamente alla parola non aggressiva possono aprire un dialogo che poi lascia scoprire proprio il bisogno di essere ascoltati e compresi. È la premessa per aiutare a crescere condividendo altre esperienze che l’adulto possiede.

Uno dei punti fermi su cui oggi non si può transigere: a tavola – almeno a cena – si sta insieme e senza cellulare o TV accesa! La sera è il momento in cui di solito la famiglia è riunita; ci si può raccontare la giornata…; nell’ascolto reciproco i grandi nel fare domande si rendono conto dell’insieme o dei particolari della giornata, e i giovani imparano a saper condividere anche le preoccupazioni dei genitori o dei nonni.

Non può mancare oggi più che mai una discreta attenzione ai tanti messaggi che veicolano nelle forme più diverse i social; affrontare temi anche talora impegnativi costituisce una scuola di vita quanto mai impegnativa, ma essenziale per evitare dipendenze i cui esiti talvolta risultano dolorosi a livello psicologico e non solo.

In questa linea, il confronto con gli insegnanti e l’eventuale sostegno offerto dagli psicologi come è considerato e se necessario come risulta valorizzato? Se i ragazzi passano varie ore del giorno a contatti con maestre e docenti, questi osservano e si rendono conto dei bisogni che talora traspaiono nei contesti più impensati. È un dialogo quanto mai auspicato e che può essere valorizzato per una crescita serena del ragazzo.

E l’educazione cristiana?

Nell’orizzonte appena delineato, come si pone la dimensione propria di una realtà di fede iscritta nel cuore di tutti? In sintesi si può ricordare il decisivo ruolo dell’esempio: un valore inestimabile che permane al di là del tempo e che si iscrive nell’intimo della persona.

Più ancora: la preghiera in famiglia e la partecipazione ai sacramenti costituiscono il segreto per considerare in una luce particolare gli eventi o le situazioni della giornata e soprattutto per implorare quella luce che permette di affrontare ogni penombra.