San Biagio: solo protettore della gola?
La splendida opera di Antonio da Sangallo il Vecchio – un capolavoro del Cinquecento toscano – è nota in tutto il mondo tanto da identificare il Tempio di san Biagio quasi come il logo di Montepulciano! Migliaia di persone lo visitano ogni anno, e con l’occasione dell’arte incontrano anche il titolare san Biagio.
Inutile chiedere «chi era costui?». Tutti sanno (o con l’occasione della visita culturale apprendono) che si tratta di un personaggio vissuto nell’antica Armenia, vescovo di Sebaste, morto sotto l’imperatore Licinio (sec. IV) e venerato da tutte le Chiese. E proprio sulla strada del martiro egli compie un miracolo salvando un bambino che stava per soffocare: da qui la invocazione della sua protezione contro ogni forma di mal di gola attraverso la tradizionale benedizione nel giorno della sua festa, il 3 febbraio (altre Chiese lo onorano l’11 febbraio e il 29 ottobre).
Alle poche notizie della vita fa da contrappeso la grande diffusione della venerazione e dell’onore reso a questo testimone della fede in tante parti del mondo. Il tempio a lui dedicato in terra poliziana ne è un segno emblematico.
Come lo onora il popolo cristiano nella sua liturgia? Già le prime parole che introducono la celebrazione eucaristica ricordano che egli «non temette le minacce dei giudici e raggiunse il regno del cielo» (antifona d’ingresso). Su questa testimonianza di vita la Chiesa implora «pace e salute nella vita presente» per giungere «alla gioia dei beni eterni»; domanda di essere confermata «nella fede che il santo martire Biagio testimoniò a prezzo della vita» (orazione sulle offerte); e implora la forza per «imitare la meravigliosa fortezza di san Biagio, per ottenere il premio promesso…» (dopo la comunione).
Un cammino che è illuminato e fecondato dalla parola di Dio che si muove dal brano dell’Esodo quando «il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo» cui fa eco il Salmo 116 con il ritornello «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo». Consolanti le parole dell’apostolo Paolo quando scrive ai Romani ricordando loro che «l’amore di Dio è stato riversato nei cuori». E finalmente il Vangelo il cui tema è stato anticipato nel ritornello del Salmo responsoriale.
La liturgia di san Biagio offre dunque un quadro che permette di contemplare e sperimentare la bontà di Dio attraverso l’intercessione dei martiri e dei santi nella cui debolezza Dio rivela la sua potenza mentre dona «agli inermi la forza del martirio» (prefazio).
Da qui scaturisce la fede del popolo credente nella forza della benedizione quando il sacerdote avvicinandosi alla gola del credente con due candele benedette il giorno prima (la Candelora) pronuncia le parole: «Il Signore misericordioso, per intercessione di san Biagio ti conceda la salute del corpo e la consolazione dello spirito».
Entrare dunque nel tempio di san Biagio non è solo trovare una risposta al desiderio infinito di bellezza che permea l’animo di ogni persona, ma incontrare anche l’intercessione del martire che con il suo esempio continua nel tempo a rinsaldare l’adesione al Maestro e al suo Vangelo, come ricorda ancora l’evangelista Giovanni nell’antifona alla comunione: «… chi rimane in me e io in lui porta molto frutto».
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi