Natale: “auguri” per che cosa?
E’ un dato di fatto: da metà novembre i nostri territori entrano in fibrillazione; c’è un progressivo spasmodico correre per organizzare o visitare mercatini, per condividere cene, per applaudire manifestazioni soprattutto quelle in cui i piccoli sono attori, per partecipare a concerti… E poi il così detto “Babbo Natale” che arriva nei momenti e contesti più diversi per la gioia dei piccoli e il sorriso dei grandi!
A ben riflettere, tutto questo sembra in relazione al Natale e a tutto quel complesso di auguri e di regali che denota una festa. Quale? Non sempre è facile ricordare che tutto questo ha origine da una Nascita, da un Dono. Lo ricordano soprattutto due segni fortemente legati alle nostre tradizioni: il presepe e l’albero. E se i presepe, grande o piccolo, artistico o semplice, pone al centro dell’attenzione la capanna con il Bambinello Gesù tra Maria e Giuseppe, l’albero con più difficoltà rinvia a quell’albero della vita da cui è scaturita la pace del nostro cuore: la Croce.
Due segni, pertanto, che individuano una festa, grande e sentita, vissuta nei legami familiari ma anche con attenzione agli altri. Ecco perché quell’albero, spesso ricco di tanti richiami e simboli, può raccogliere “doni” da destinarsi a chi è nel bisogno.
Augurare pertanto “buon Natale” è formulare l’auspicio che la pace che scaturisce da quella capanna di Betlemme possa costituire il dono più prezioso che si possa offrire a chiunque guardi questa festa con il cuore aperto all’accoglienza.
Parole, auguri, doni e regali passano in fretta; ma la pace del cuore permane nel tempo se implorata e accolta nella fede di quel Dio che ha accettato di farsi storia, di nascere in mezzo a noi, per rendere la nostra storia – la nostra esistenza – caratterizzata da quella fraternità che è auspicata da ogni vero e cordiale augurio!