Approfondimenti

Una umile considerazione di sé

Ogni uomo, per la sua stessa natura, desidera sapere. Ma che cosa dà il sapere senza il timore di Dio? L’umile contadino dedito a Dio è certamente migliore del superbo filosofo che, dimentico della sua vera natura, studia i movimenti degli astri.

Chi conosce bene se stesso, conosce i propri limiti e non insuperbisce per le lodi umane. Anche se conoscessimo tutte le cose del mondo e fossimo privi dell’amore, quale vantaggio ne trarremmo al cospetto di Dio, che ci giudicherà per le nostre opere? Modera la smania di apprendere, poiché da essa derivano grande dissipazione e grande inganno. Coloro che sanno, desiderano di apparire e di essere chiamati sapienti. Ma sono molte le cose, la cui conoscenza poco o nulla giova all’anima, e assai stolto è chi si cura di cose diverse da quelle, che sono utili alla salvezza della sua anima.

Le parole non appagano l’anima; solo una vita buona rinnova la mente, solo una coscienza pura dona grande fiducia in Dio. Quanto più grande e più alta è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, se santamente non avrai vissuto. Non insuperbirti, quindi, per alcuna arte o scienza, ma abbi timore per quanto ti è dato di sapere. Se ti sembra di sapere molte cose e di comprenderle adeguatamente, sappi che sono molto di più le cose che ignori. Non presumere di te stesso, confessa invece la tua ignoranza. Perché vuoi sovrastare gli altri, quando si possono trovare molti più dotti di te e più esperti della Legge di Dio? Se vuoi sapere e imparare qualcosa di utile, scegli di essere ignorato e di non essere stimato affatto.

Questa è la raccomandazione più nobile e più utile: avere di se stessi vera conoscenza e vero disprezzo. Tenere se stessi in alcun conto e avere invece degli altri alta considerazione, è segno di grande sapienza e perfezione. Se vedi qualcuno peccare manifestamente o commettere qualche azione grave, non devi comunque ritenerti migliore. Siamo tutti fragili, ma tu non devi considerare nessuno più fragile di te.

 

 

Tommaso Da Kempis, Imitazione di Cristo