Tra doxing e fake news: «verità» cercasi
È diventato un intercalare frequente domandarsi: ma questa è una fake news? Una notizia volutamente falsa? La terminologia fa ormai talmente parte dei nostri modi di interloquire che sorge d’improvviso il dubbio, tanto che spesso è essenziale il ricorso al così detto «dubbio metodico», perché le conseguenze nefaste di certi modi di interloquire sono spesso devastanti.
Ma questa è esperienza recente? Se squaderniamo le pagine della storia possono emergere tante false informazioni da riempire un’enciclopedia. Si potrebbe partire dagli stessi Adamo ed Eva – perché no? – per cogliere nel genere letterario del libro della Genesi l’inganno di un messaggio ricevuto dal serpente. E la storia ci mette dinanzi – solo per fare qualche esempio – alla donazione di Costantino, alla papessa Giovanna, ai cantastorie medievali, alle quartine di Nostradamus, a un’infinità di depistaggi… E oggi? Il nostro tempo è super facilitato nell’offrire possibilità di creazione e diffusione di falsità di ogni genere. I social dimostrano una potenzialità disarmante; e questo interpella chiunque coltivi il desiderio di porsi onestamente di fronte alla realtà senza distorsioni di sorta. Genitori, educatori, insegnanti, animatori culturali… tutti sono chiamati in causa in ordine alla formazione di una coscienza onesta e pertanto critica.
E il doxing cosa racchiude? Il termine indica la pratica di cercare e diffondere on line informazioni private riguardanti una persona, di solito con intento malevolo. Dox deriva dalla parola inglese docs che significa documenti. E doxing nasce dalla fusione dell’espressione dropping dox (lancio di documenti) con riferimento a pratiche dolose. Ma il termine è usato anche in senso più ampio per indicare l’azione di rivelare informazioni di un individuo allo scopo di umiliarlo, metterlo in cattiva luce, vendicarsi o minacciarlo. La pratica in questione può essere associata a quella del cyberbullismo nelle situazioni in cui l’aggressore si serve di essa per intimidire e provocare danno alla reputazione della vittima. Anche se spesso si tratta di dati o informazioni ottenute in maniera illegale, in molti casi quanto diffuso contro la volontà del soggetto può essere facilmente estrapolato dai profili social delle stesse vittime.
Per questo è importante essere attenti a informazioni, immagini e altri contenuti pubblicati online, avendo cura di leggere attentamente le privacy policy delle piattaforme a cui ci si iscrive, definendo con cautela le impostazioni di visibilità e selezionando con cura i contatti di coloro che possono accedere al proprio profilo. Nonostante questo, talvolta i dati vengono estrapolati o scoperti anche offline e la loro diffusione finisce per provocare gravi conseguenze sul benessere emotivo della vittima che ha visto la propria privacy violata.
«Verità» cercasi! Al di là della pilatesca domanda «Che cos’è la verità?» resta la perenne sfida di un pensare e di un agire nel più profondo rispetto della persona. E questo ben al di là della così detta libertà di espressione che dovrebbe fermarsi dinanzi alla dignità dell’altro, persona o Istituzione che sia.
Qui si pone il grande compito dell’educazione e di quella costante formazione alla ricerca del vero. Una coscienza intellettualmente onesta, unita ad una corretta metodologia, possono garantire un incontro autentico e sereno con la verità. Se questa sfida è poi condotta alla luce della fede in Colui che ha detto «Io sono la Verità…» allora possiamo essere certi che la menzogna non avrà il sopravvento. È l’impegno che anche in questo tempo coinvolge tutti perché di «serpenti» in giro ce ne possono essere sempre, e in costante agguato!
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi