La Liturgia: a che serve?
Papa Francesco ci riserva sempre delle sorprese! Ed effettivamente ne abbiamo ricevuta un’altra proprio nella solennità degli apostoli Pietro e Paolo. Si tratta di una «lettera apostolica» inviata a tutto il popolo di Dio «sulla formazione liturgica».
Di fronte ai tanti problemi che ci sono oggi viene da chiedersi: perché questo tema? La risposta è elaborata all’interno di un percorso che si dipana lungo 65 paragrafi. Ora vi si accenna, ma ci ritorneremo più volte anche in altra sede comunicativa perché ne va di mezzo la nostra identità di credenti.
Cosa è la liturgia? È rendere presente quanto Cristo ha realizzato nella sua vita e ha affidato alla Chiesa. E la Chiesa opera nel tempo in base a quanto ha ricevuto dal suo Maestro e Fondatore con l’annuncio di una Parola che dà vita e con i sacramenti, principalmente l’Eucaristia.
È in questo contesto sacramentale che avviene un incontro unico con Gesù Cristo; non esistono altri percorsi così privilegiati e diretti; non ci sono scorciatoie. È l’esperienza dei segni della sua Pasqua che permette un rapporto con Dio, e l’azione liturgica ce lo ricorda mentre lo realizza.
Nell’esperienza liturgica, ben animata e partecipata, risiede un segreto: lì si trova l’antidoto al veleno della mondanità spirituale che non porta a nulla. Vissuta bene e con consapevolezza «la Liturgia non ci lascia soli nel cercare una individuale presunta conoscenza del mistero di Dio, ma ci prende per mano, insieme, come assemblea, per condurci dentro il mistero che la Parola e i segni sacramentali ci rivelano. E lo fa, coerentemente con l’agire di Dio, seguendo la via dell’incarnazione, attraverso il linguaggio simbolico del corpo che si estende nelle cose, nello spazio e nel tempo» (n. 19).
Da qui l’invito a «riscoprire ogni giorno la bellezza della verità della celebrazione cristiana» per cogliere ogni volta lo stupore per il mistero della Pasqua reso presente in ogni azione liturgica.
Da qui la sfida della formazione liturgica. Ne è coinvolto il ministero della catechesi, ne è coinvolto il ruolo dell’omelia soprattutto domenicale che nella sua brevità aiuta a cogliere il progetto educativo e formativo; ne è coinvolta ogni forma di ambito formativo.
«Penso ai genitori e, ancor più, ai nonni – scrive papa Francesco nel n. 47 -, ma anche ai nostri parroci e catechisti. Molti di noi hanno appreso la potenza dei gesti della liturgia – come ad esempio il segno della croce, lo stare in ginocchio, le formule della nostra fede – proprio da loro. Forse non ne abbiamo il ricordo vivo, ma facilmente possiamo immaginare il gesto di una mano più grande che prende la piccola mano di un bambino e la accompagna lentamente nel tracciare per la prima volta il segno della nostra salvezza. Al movimento si accompagnano le parole, anch’esse lente, quasi a voler prendere possesso di ogni istante di quel gesto, di tutto il corpo: «Nel nome del Padre … e del Figlio … e dello Spirito Santo … Amen». Per poi lasciare la mano del bambino e guardarlo ripetere da solo, pronti a venire in suo aiuto, quel gesto ormai consegnato, come un abito che crescerà con Lui, vestendolo nel modo che solo lo Spirito conosce. Da quel momento quel gesto, la sua forza simbolica, ci appartiene o, sarebbe meglio dire, noi apparteniamo a quel gesto, ci dà forma, siamo da esso formati. Non servono troppi discorsi, non è necessario aver compreso tutto di quel gesto: occorre essere piccoli sia nel consegnarlo sia nel riceverlo. Il resto è opera dello Spirito. Così siamo stati iniziati al linguaggio simbolico. Di questa ricchezza non possiamo farci derubare. Crescendo potremo avere più mezzi per poter comprendere, ma sempre a condizione di rimanere piccoli».
In definitiva ecco come si conclude la lettera del Papa: «Vorrei che questa lettera ci aiutasse a ravvivare lo stupore per la bellezza della verità del celebrare cristiano, a ricordare
la necessità di una formazione liturgica autentica e a riconoscere l’importanza di un’arte della celebrazione che sia a servizio della verità del mistero pasquale e della partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno con la specificità della sua vocazione. Tutta questa ricchezza non è lontana da noi: è nelle nostre chiese, nelle nostre feste cristiane, nella centralità della domenica, nella forza dei sacramenti che celebriamo. La vita cristiana è un continuo cammino di crescita: siamo chiamati a lasciarci formare con gioia e nella comunione» (n. 62).
Il percorso è tracciato, e la sfida nel trovare la risposta all’interrogativo iniziale è aperta!
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi