Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 3 maggio – San Filippo apostolo

San Filippo apostolo è menzionato nei Vangeli come uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo. E’ indicato al quinto posto nell’elenco degli Apostoli dei Vangeli sinottici.

Il santo nacque a Betsaida, in Galilea, un paesino costiero che si affacciava sul Lago di Tiberiade.

L’autore del vangelo di Giovanni sembra il più propenso ad approfondire la sua figura:

  • inizia la sua missione annunciando il Messia a Natanaele:

«Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».»   (Giovanni 1,43-46)

  • viene richiamato all’attenzione da Cristo sui pani da procurare alla folla prima del miracolo della moltiplicazione dei pani:

«Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».»   (Giovanni 6,5-7)

Sempre Giovanni (Gv12,20-22) narra che, poco prima della Passione, alcuni greci che desideravano incontrare Gesù andarono da Filippo. Erano giudei ellenisti, che si trovavano a Gerusalemme per celebrare la Pasqua. È probabile che l’apostolo parlasse la loro lingua e che si prestasse come interprete e ciò testimonia l’alta autorevolezza di cui Filippo godeva nel collegio apostolico. Egli a sua volta consulta Andrea, e la coppia degli apostoli esegue la richiesta dei proseliti al cospetto di Gesù, e da ciò scaturisce la risposta di Gesù sul sacrificio che egli sta per compiere e l’annuncio che la sua ora è vicina: il chicco di grano, caduto in terra, muore e produce molto frutto, seguito poi da una preghiera innalzata al Padre affinché egli glorifichi il suo nome.

  • infine, chiese a Gesù di mostrare a loro il Padre e basta, ricevendo questa risposta con tono di rimprovero:

«da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre…»   (Giovanni 14,8-9)

Rubens, San Filippo, (circa 1611) – Fonte: Wikipedia

Secondo alcune fonti apocrife, Filippo evangelizzò per vent’anni la Scizia, a fianco delle sue due figlie vergini che portava sempre con sé. Un giorno alcuni pagani catturarono l’apostolo, lo trascinarono nel tempio di Marte e lo costrinsero a compiere un sacrificio davanti alla statua del dio. In quello stesso istante il piedistallo della statua si sgretolò e dalla cavità uscì un drago che si avventò sul figlio del sacerdote che preparava il fuoco per il sacrificio. Il drago, con il suo alito venefico, uccise sia lui che due tribuni, avvelenando molti degli astanti. Filippo scacciò il drago e resuscitò coloro che erano stati uccisi dal demonio, guarendo infine gli ammalati che avevano respirato le sue esalazioni pestifere.

Filippo giunse a Hierapolis – città sacra ad Apollo e sede di un oracolo molto importante nell’antichità – nella regione della Frigia (a centro dell’Anatolia), dove operò molte conversioni al cristianesimo. L’adesione alla nuova fede della moglie del proconsole attirò l’ira del militare romano, il quale lo fece inchiodare a un albero a testa in giù, come rappresentato nell’iconografia tradizionale. Dopo la sua morte lo seppellirono nel luogo.

A un certo punto le spoglie di Filippo furono traslate a Costantinopoli e poi a Roma. Benchè la città di Hierapolis, sconvolta da più terremoti, finisse per esser abbandonata, il pellegrinaggio si mantenne per tutto il Medioevo. Nel 1190 Federico Barbarossa fece sfilare l’armata dei crociati all’interno della città in rovina per celebrare la memoria dell’apostolo.

Nel 2008 a Pamukkale, l’antica Hierapolis, un’équipe di archeologi italiani guidati da Francesco D’Andria dell’Università di Lecce ha identificato le tracce di una basilica a tre navate con nartece, sorta attorno al sepolcro dell’apostolo. La notizia è stata resa nota nel 2011. “Doulos tou apostolou Philippou”, ovvero “servo dell’apostolo Filippo”: è la scritta che il prof. D’Andria ha ritrovato nel 2015 nel complesso basilicale del IV secolo a Hierapolis. E’ la conferma inequivocabile dell’identità della tomba del I secolo ivi conservata. Sulle pareti graffite l’epigrafista dell’Università La Sapienza Francesco Guizzi ha ricostruito numerose invocazioni rivolte a Filippo. Le scritte erano sia in lingua greca che in quella armena, a dimostrazione che il santuario godeva di fama internazionale.

 

Fonte: Wikipedia