Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 23 gennaio – Sant’Ildefonso di Toledo

Ildefonso di Toledo, fu arcivescovo di Toledo dal 657 sino alla morte ed è uno dei padri della Chiesa. La Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa lo considerano santo.

Biografia

Per ricostruire la sua biografia, oltre ai dati contenuti nelle sue opere, disponiamo principalmente del Beati Ildephonsi Elogium di Giuliano di Toledo scritta come appendice al De viris illustribus. La Vita vel gesta S. Ildephonsi Sedis Toletanae Episcopi, attribuita a Cixila, arcivescovo di Toledo (774-783), dove si menzionano per la prima volta i miracoli della sua vita e la Vita Ildephonsi Archiepiscopi Toletani di frate Rodrigo Manuel Cerratense, (XIII secolo), aggiungono all’Elogium tradizioni posteriori con tinte leggendarie.

Nato nel 607, durante il regno di Viterico a Toledo, di stirpe germanica, era membro di una delle distinte famiglie reali visigote. Secondo una tradizione raccolta da Nicolás Antonio, fu nipote dell’arcivescovo di Toledo sant’Eugenio III. Questi gli fornì la prima istruzione. Per lo stile dei suoi scritti e per i giudizi emessi nel suo De viris illustribus sui personaggi che menziona, si deduce che ricevette una brillante formazione letteraria. Secondo la sua stessa testimonianza Eladio, arcivescovo di Toledo, lo ordinò diacono (circa 632-633). In un passaggio interpolato dell’Elogium, si dice che ancora bambino, fece ingresso nel monastero agaliense, presso Toledo, contro la volontà dei genitori.

Più oltre si afferma che «…si dilettava con la vita dei monaci». Questa frase deve interpretarsi, seguendo Flórez, nel senso che già dall’infanzia mostrò inclinazione per lo stato religioso. Ildefonso fu molto attaccato a questo monastero, come egli stesso ricorda parlando di Eladio. Lo si deduce anche nel De viris illustribus con cui intende esaltare la sede toledana e forse mostrare il ruolo privilegiato che attribuiva al monastero agaliense. Quando era già nel monastero, fondò un convento di religiose dotandolo con i beni che ereditò. In data sconosciuta (650?), divenne abate. Firma fra gli abati nei concili VIII e IX di Toledo, ma non si riscontra la sua firma nel X (656).

Morto il vescovo Eugenio III divenne arcivescovo di Toledo nell’anno 657 e secondo l’Elogium dovette occupare la sede dal re Reccesvindo. Nella corrispondenza intrattenuta con Quirico, vescovo di Barcellona, si lamenta delle difficoltà dei suoi tempi. A queste difficoltà l’Elogium attribuisce il fatto che avesse lasciato ancora incompleti alcuni scritti. Morì nel 667. Fu sepolto nella chiesa di santa Leocadia di Toledo e successivamente traslato a Zamora. La sua festa si celebra il 23 gennaio. È patrono della città di Toledo e di Herreruela de Oropesa, nella stessa provincia, dove le sue feste si celebrano ogni anno con particolare fervore.

Miracolo dell’incontro con la Vergine

La notte del 18 dicembre 665 sant’Ildefonso, insieme con i suoi chierici e alcuni altri, si erano recati in chiesa per cantare inni in onore della Vergine Maria. Qui avrebbero trovato la cappella che brillava di una luce tanto abbagliante che provarono timore. Tutti sarebbero fuggiti tranne Ildefonso e due suoi diaconi, che sarebbero entrati, avvicinandosi all’altare. Davanti a loro avrebbero visto la Vergine Maria, seduta sulla cattedra del vescovo e circondata da una compagnia di vergini che intonavano canti celestiali. Maria avrebbe fatto loro un cenno con il capo perché si avvicinassero. Dopo che ebbero obbedito, la Vergine avrebbe fissato i suoi occhi su di lui dicendogli: «Tu sei il mio cappellano e notaio fedele. Ricevi questa casula che mio Figlio ti manda dalla sua tesoreria.». Dopo aver detto questo, la Vergine stessa lo avrebbe vestito, dandogli istruzioni di usarla solamente nei giorni festivi in suo onore.

Questa apparizione e l’episodio della casula furono ritenute prove così chiare, che il concilio di Toledo ordinò un giorno di festa speciale per perpetuarne la memoria. L’evento appare documentato nell’Acta Sanctorum come “La Discesa della Santissima Vergine e la sua Apparizione”. L’importanza di questo fatto miracoloso, occorso nella Spagna gotica e trasmesso ininterrottamente nei secoli, è stata molto grande per Toledo e per la sua cattedrale.

Gli arabi, durante la dominazione musulmana, quando la basilica cristiana fu convertita in moschea rispettarono scrupolosamente questo luogo e la pietra che vi si trova. Lo consideravano un luogo sacro in relazione con la Vergine Maria venerata nel Corano. Questa circostanza permette di affermare che il miracolo era conosciuto prima dell’invasione musulmana. Nella cattedrale i pellegrini possono ancora venerare la pietra, sulla quale la Vergine Santissima pose i piedi quando apparve a sant’Ildefonso.

Sant’Ildefonso di Toledo, di El Greco, 1603 circa, Illescas, ospedale della carità. (Fonte: Wikipedia)

Dottrina

L’Elogium dice di Ildefonso che fu notevole per la sua eloquenza. Molto radicato nella tradizione patristica, il suo sforzo principale consiste nel dare al popolo in forma accessibile «la dottrina degli antichi». La sua teologia è fondamentalmente mariana e sacramentale. Afferma con chiarezza la sua fede nel parto verginale («Non voglio che sospettiate che la purezza della nostra Vergine sia stata corrotta nel parto… non voglio che infrangiate la sua verginità per l’uscita di chi nasce, non voglio che priviate la Vergine del titolo di madre, non voglio che priviate la madre della pienezza della gloria virginale.»), e con insistenza la proclama Madre di tutti gli uomini.

Nella dottrina sacramentale, raccomanda la comunione quotidiana («Chiediamo in quest’orazione del Padre Nostro che questo pane, lo stesso Cristo, ci sia dato ogni giorno»). Difende la tesi che il battesimo amministrato dagli eretici sia comunque valido e non debba ripetersi, e che non è valido invece se si omette nella formula una delle tre Persone divine. Solo i sacerdoti possono conferire il battesimo, eccetto nei casi di grave necessità. Dopo parla del sacramento della confermazione, mettendola in relazione con il sacerdozio dei fedeli: «Posto che siamo popolo eletto e sacerdozio regale, siamo unti dopo il battesimo dell’acqua con il crisma» e dell’infusione dello Spirito attraverso l’imposizione delle mani.

 

 

 

Fonte: Wikipedia