Commento al Vangelo, 21 aprile 2024 – Gv 10,11-18
Gesù si presenta come il buon pastore in contrapposizione al mercenario.
La principale differenza consiste nella reazione di fronte al venire del lupo. Il mercenario vede
venire il lupo e fugge abbandonando il gregge, il pastore, invece, non abbandona le pecore, ma
combatte per la loro salvezza anche a costo della propria vita. E lo fa perché le pecore gli
appartengono, perché le ama e quindi non le abbandona per nessuna ragione.
Siamo parte della vita stessa del pastore, perché senza pecore verrebbe meno la sua stessa
identità. Senza le pecore non esisterebbe il pastore. Il pastore ama le pecore e fa di tutto perché
il lupo non le tocchi; perdere le pecore sarebbe come perdere se stesso.
Questi è Dio! Potremmo dire, usando un linguaggio poetico, che senza di noi, mancherebbe di
qualcosa… Lo so che teologicamente non è così perché Dio è sommamente libero e noi
potremmo benissimo non esserci, ma esistenzialmente è vero il contrario: esiste un legame che si
chiama amore!
Dio ha bisogno di noi!
Il pastore vede venire il lupo e non si spaventa perché ama le pecore e l’amore sconfigge ogni
timore; egli vede non tanto il pericolo per se stesso, ma per le pecore che ama. Egli sta accanto al
gregge perché non venga disperso e rapito. È un pastore che ama stare con le sue pecore, che
conosce il bisogno che hanno di lui. E le pecore lo riconoscono, non come il mercenario. Esse
sanno che senza il pastore il lupo le disperderebbe.
Abbiamo bisogno di Dio!
Il pastore è l’immagine del volto di Dio che si concretizza in Gesù, che amava stare con i
peccatori, che andava in cerca di coloro che erano perduti ed esclusi dalla vita, impossibilitati a
cambiare vita, un Gesù che stava con i diseredati, considerati abbandonati perfino da Dio. Gesù
li amava e il suo intento era rassicurarli che Dio non abbandona mai nessuno.
Se il pastore trova la sua gioia nel stare con le pecore e nel difendere le pecore, una pecora è tale
nella misura che sa stare non solo con il pastore, ma anche con altre pecore. Ecco quindi l’invito
a diventare un solo gregge per avere un solo pastore, un gregge aperto ad accogliere chiunque ha
bisogno di essere custodito dal lupo e rassicurato di avere un vero pastore e non un mercenario.
Il criterio di discernimento è che siamo guidati dal pastore e non dal mercenario, che sappiamo
ascoltare una sola voce che ci sa rassicurare di fronte ai percoli della vita e non ci fa disperdere
per altre vie lontano dalle altre pecore. Stando con le altre pecore, ho la garanzia di stare con il
pastore e di essere da lui custodito dal lupo che viene.
Abbiamo bisogno di amici!
Ecco le tre necessità: il pastore ha bisogno delle pecore che ama fino a dare la vita per loro, le
pecore hanno bisogno del pastore per essere custodite dal lupo, le pecore hanno bisogno del
gregge per sentire che esiste un solo pastore e una sola voce e non molteplici mercenari.