Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 28 gennaio – San Tommaso D’Aquino

Tommaso d’Aquino è stato un religioso, teologo, filosofo e accademico italiano. Frate domenicano esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che dal 1567 lo considera anche dottore della Chiesa.

Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica. Egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Fu allievo di sant’Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano “il bue muto”. Egli diceva: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!»

Biografia

Tommaso dei conti d’Aquino nacque, forse nel 1225, nella contea di Aquino, territorio dell’odierna Roccasecca, nel Regno di Sicilia. Secondo altre tesi, San Tommaso sarebbe nato a Belcastro.

Il castello paterno di Roccasecca rimane comunque ancora oggi il luogo più accreditato della sua nascita, da Landolfo d’Aquino e da Donna Teodora Galluccio. Quest’ultima era una nobildonna teanese appartenente al ramo Rossi della famiglia napoletana dei Caracciolo. La sua data di nascita non è certa, ma è calcolata in maniera approssimativa a partire da quella della sua morte. Bernardo Gui, ad esempio, afferma che Tommaso è morto quando aveva compiuto i suoi quarantanove anni e iniziato il suo cinquantesimo anno. Oppure, in un testo un po’ anteriore, Tolomeo da Lucca fa eco ad un’incertezza: «Egli è morto all’età di 50 anni, ma alcuni dicono 48». Tuttavia, oggi, sembra che ci sia accordo nel fissare la sua data di nascita tra il 1224 e il 1226.

Il pensiero di Tommaso

Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio” (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione), forma del corpo e non localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come Dio e come lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L’anima è tota in toto corpore, contenuta interamente in ogni parte del corpo. In questo senso è legata ad esso indissolubilmente.

Secondo Tommaso:

«Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale… Dio non può indurre nell’uomo un’opinione o una fede contro la conoscenza naturale… tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti.» (Tommaso d’Aquino, Summa contra Gentiles, I, 7.)

San Tommaso sorretto dagli angeli, del Guercino (Fonte: Wikipedia)

Le cinque vie per dimostrare l’esistenza di Dio

San Tommaso distinse tre forme di conoscenza umana in relazione all’ente e al suo Creatore: an sit (“se sia”), quomodo sit (“in che modo sia”), quid sit (“che cosa sia”). La conoscenza umana di Dio è possibile soltanto in merito alla Sua esistenza e ad un quomodo sit negativo, nel quale la mente umana procede ad analizzare il creato sensibile, e, per analogia e differenza, identifica tutte le qualità dell’ente che non possono essere proprie di Dio Creatore, pur essendone l’opera.

Tale percorso fu chiamato via negationis (o anche ‘ via remotionis) ordinata al fine di descrivere il quomodo non sit (“in che modo non sia”) di Dio. Esso è effetto della grazia divina ed è possibile soltanto perché il Creatore decide liberamente di rivelarSi all’uomo. Lo conduce per mano da una serie di negazioni delle qualità dell’ente colte con i cinque sensi fino a pervenire ad un’affermazione intelligibile e positiva di Lui.

L’autore delle Cinque Vie, infine, escluse che la dimostrazione razionale dell’esistenza e unicità di Dio potesse rivelare all’uomo anche la Sua vera essenza, quel qui sit che rimane un mistero accessibile soltanto alla virtù ed è ritenuto un limite esterno per il dominio possibile della ragione. La conoscenza teologica può essere soltanto indiretta, relativa agli effetti della causa prima e del fine ultimo sulla Sua creazione.

Molti pensatori cristiani hanno elaborato diversi percorsi razionali per cercare di dimostrare l’esistenza di Dio. Per dimostrare l’esistenza di Dio, l’unico modo per arrivarci, secondo Tommaso, consiste nel procedere a posteriori. Si parte cioè dagli effetti, dall’esperienza sensibile, che è la prima a cadere sotto i nostri sensi, per dedurne razionalmente la sua Causa prima.

Si tratta di quella che chiama demonstratio quia, cioè, appunto dagli effetti, il cui risultato è ammettere necessariamente che esista il punto d’arrivo della dimostrazione, anche se non è pienamente intelligibile, come in questo caso, ed in altri, il perché (demonstratio quid, es. i sillogismi: le premesse esprimono proprietà che sono cause della conclusione: «Ogni uomo è mortale; ogni ateniese è uomo; ogni ateniese è mortale”: essere uomo e mortale è necessaria causa della mortalità di ogni ateniese)».

Sulla base di questo sfondo di pensiero Tommaso espone le sue prove dell’esistenza di Dio. Tutte e cinque, con alcune variazioni, seguono questa struttura:

1) constatazione di un fatto in rerum natura, nell’esperienza sensibile ordinaria (movimento inteso come trasformazione; causalità efficiente subordinata; inizio e fine dell’esistenza degli esseri generabili e corruttibili, perciò materiali, contingenti nel suo vocabolario, che quindi possono essere e non essere; gradualità degli esseri nelle perfezioni trascendentali, come bontà, verità, nobiltà ed essere stesso; finalità nei processi degli esseri non intelligenti);

2) analisi metafisica di quel dato iniziale esperenziale alla luce del principio metafisico di causalità, enunciato in varie formulazioni (“Tutto ciò che si muove è mosso da un altro”; “È impossibile che una cosa sia causa efficiente di sé stessa”; “Ora, è impossibile che tutte di tal natura siano state sempre, perché ciò che può non essere un tempo non esisteva”; “Ma il grado maggiore o minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di più o di meno a qualcosa di sommo o di assoluto”; “Ora, ciò che è privo di intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo e intelligente”);

3) impossibilità di un regressus in infinitum inteso in senso metafisico, non quantitativo, perché ciò renderebbe inintelligibile, inspiegabile pienamente il dato di fatto di partenza esistente (“Ora, non si può in tal modo procedere all’infinito, perché altrimenti non vi sarebbe un primo motore, e di conseguenza nessun altro motore…”; “Ma procedere all’infinito nelle cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e così non avremmo neppure l’effetto ultimo, né le cause intermedie…”; “Dunque non tutti gli esseri sono contingenti, ma bisogna che nella realtà ci sia qualcosa di necessario. Ora, tutto ciò che è necessario, o ha la causa della sua necessità in un altro essere oppure no. D’altra parte [in questo genere di esseri] non si può procedere all’infinito…”; questo passaggio manca, per la sua evidenza agli occhi dell’Aquinate manca nella quarta via e nella quinta via, si passa direttamente alla conclusione;

4) conclusione deduttiva strettamente razionale (senza nessuna cogenza di fede) che identifica il ‘conosciuto’ sotto quel determinato aspetto con quello “che tutti chiamano Dio”, o espressioni simili “Dunque è necessario arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri; e tutti riconoscono che esso è Dio”. “Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio”. “Dunque bisogna concludere all’esistenza di un essere che sia di per sé necessario e non tragga da altri la propria necessità, ma sia causa di necessità agli altri. E questo tutti dicono Dio”. “Ora ciò che è massimo in un dato genere è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, è causa di ogni calore, come dice lo stesso Aristotele.

Dunque vi è qualcosa che per tutti gli enti è causa dell’essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo Dio”. “Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate ad un fine: e quest’essere chiamiamo Dio”.

I cinque percorsi indicati da San Tommaso sono:

  • Ex motu et mutatione rerum (tutto ciò che si muove esige un movente primo perché, come insegna Aristotele nella Metafisica: “Non si può andare all’infinito nella ricerca di un primo motore”).
  • Ex ordine causarum efficientium (cioè “dalla causa efficiente”, intesa in senso subordinato, non in senso coordinato nel tempo. Tommaso non è, per sola ragione, in grado di escludere la durata indefinita nel tempo di un mondo creato da Dio, la cosiddetta creatio ab aeterno: ogni essere finito, partecipato, dipende nell’essere da un altro detto causa; necessità di una causa prima incausata).
  • Ex rerum contingentia (cioè “dalla contingenza”. Nella terminologia di Tommaso la generabilità e corruttibilità sono prese come segno evidente della possibilità di essere e non essere legata alla materialità, sinonimo, nel suo vocabolario di “contingenza”, ben diverso dall’uso più comune, legato ad una terminologia avicenniana, dove “contingente” è qualsiasi realtà che non sia Dio. Tommaso, in questa argomentazione della Summa Theologiae distingue attentamente il necessario dipendente da altro (anima umana e angeli) e necessario assoluto (Dio). L’esistenza di esseri generabili e corruttibili è in sé insufficiente metafisicamente, rimanda ad esseri necessari, dapprima dipendenti da altro, quindi ad un essere assolutamente necessario).
  • Ex variis gradibus perfectionis (le cose hanno diversi gradi di perfezioni, intese in senso trascendentale, come verità, bontà, nobiltà ed essere, sebbene sia usato un ‘banale’ esempio fisico legato al fuoco e al calore; ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile, in quanto causa, i gradi intermedi).
  • Ex rerum gubernatione (cioè “dal governo delle cose”: le azioni di realtà non intelligenti nell’universo sono ordinate secondo uno scopo, quindi, non essendo in loro quest’intelligenza, ci deve essere un’intelligenza ultima che le ordina così).

Kant, pur ammettendo l’esistenza di Dio come postulato della ragion pratica, ritiene che l’esistenza di Dio sia indimostrabile da un punto di vista teoretico-speculativo. Nella Dialettica trascendentale della Critica della ragion pura (1781), Kant ha contestato tali dimostrazioni, pur non prendendo in realtà in considerazione direttamente le cinque “vie” di San Tommaso, ma le prove dell’esistenza di Dio nella filosofia leibniziano-wollfiana.

La critica kantiana si rivolge infatti alla: 1) prova ontologica; 2) prova cosmologica e 3) prova fisico-teologica. Per quanto riguarda almeno nelle conclusioni sia S.Tommaso, sia Kant sono concordi nel rifiutare la prova ontologica. Per quanto riguarda la prova cosmologica e quella fisico- teologica, Kant critica queste due prove (a cui si possono ridurre le cinque “vie tomistiche). Questo perché sarebbero legate ad un’estensione indebita dell’uso della ragione (nel suo uso teoretico-speculativo), i cui concetti razionali, cioè le idee, sono vuote. Solo l’intuizione empirica infatti potrebbe ovviare a ciò. Per questo motivo l’idea di Dio è assolutamente non verificabile tramite la ragione, superando i limiti dell’esperienza possibile.

Beato Angelico: San Tommaso d’Aquino (Fonte: Wikipedia)

Culto

Fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII. La sua memoria viene celebrata dalla Chiesa cattolica il 28 gennaio. La stessa, nella Forma straordinaria, lo ricorda il 7 marzo. La Chiesa luterana lo ricorda l’8 marzo.

San Tommaso d’Aquino è patrono dei teologi, degli accademici, dei librai e degli studenti. È patrono della città e della diocesi privernate e della Città e della diocesi aquinate.

L’11 aprile 1567 papa Pio V lo dichiarò dottore della Chiesa con la bolla Mirabilis Deus.

Il 29 giugno 1923, nel VI centenario della canonizzazione, papa Pio XI gli dedicò l’enciclica Studiorum Ducem.

 

 

 

 

Fonte: Wikipedia