Santo del Giorno, 1 ottobre – Santa Teresa di Lisieux
Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, detta di Lisieux, al secolo Thérèse Françoise Marie Martin, è stata una religiosa scalza del Carmelo di Lisieux. Beatificata nel 1923, fu proclamata santa da papa Pio XI il 17 maggio 1925.
È patrona dei missionari dal 1927 e, dal 1944, assieme a Giovanna d’Arco, patrona della Francia. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre o il 3 ottobre (data originariamente stabilita e ancora rispettata da chi segue la Forma straordinaria del Rito romano). Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, fu proclamata dottore della Chiesa, la terza donna a ricevere tale titolo dopo Caterina da Siena e Teresa d’Avila.
L’impatto delle sue pubblicazioni postume, tra cui Storia di un’anima pubblicata poco tempo dopo la sua morte, è stato notevole. La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, dell’infanzia spirituale, ha ispirato numerosi credenti.
Biografia
La prima infanzia ad Alençon (1873-1877)
Il padre di Thérèse, Louis Martin (Bordeaux, 1823 – Lisieux, 1894), era un orologiaio; la madre Marie-Azélie Guérin Martin (Gandelain, 1831 – Alençon, 1877), conosciuta fin dal 1850 come sarta esperta nel noto “punto d’Alençon”, creò una piccola impresa a conduzione familiare che occupava una ventina di operaie.
Louis avrebbe voluto entrare nella congregazione dei canonici regolari del Gran San Bernardo (Valais – Suisse), ma la sua non buona conoscenza del latino glielo impedì. Anche Marie-Azélie avrebbe voluto entrare in convento, ma la madre superiora la persuase ad abbandonare l’idea. Così promise a sé stessa che se si fosse sposata, avrebbe voluto donare nei limiti del possibile i suoi figli alla Chiesa.
Louis e Marie-Zélie si conobbero nel 1858 sul ponte Saint-Léonard d’Alençon, dopo un breve fidanzamento si sposarono il 13 luglio 1858 nella Basilica di Notre-Dame. Ebbero nove figli, dei quali, quattro morirono in tenera età. Le altre cinque figlie divennero religiose.
Marie-Françoise-Thérèse Martin nacque in rue Saint-Blaise nella cittadina di Alençon nel nord della Francia in Normandia, il 2 gennaio 1873. Battezzata due giorni dopo nella chiesa Notre-Dame d’Alençon, ebbe per padrino Paul Boul, figlio di un amico di famiglia, e per madrina la propria sorella maggiore Marie.
Cresce in una famiglia di devoti cattolici (assistono ogni mattina alla messa delle 5:30, rispettano digiuni e preghiere secondo i ritmi dell’anno liturgico), dedicandosi ad opere caritatevoli (accoglienza di viandanti, assistenza a malati e anziani). Thérèse, lungi dall’essere la bambina modello che mostreranno più tardi le sue sorelle, è ora sensibile a questo tipo di educazione. Così “gioca” a fare la religiosa, cerca di «fare piacere a Gesù» e si preoccupa di sapere che egli sia contento di lei. Un giorno arriva addirittura ad augurare a sua madre, malata, di morire; viene sgridata, ma lei spiega che è perché le augura così la felicità del Paradiso.
Rimase orfana a quattro anni e mezzo, Thérèse ritenne in seguito che la prima parte della sua vita si fermò proprio il giorno della morte di sua madre, scegliendo poi sua sorella Pauline come madre adottiva.
Lisieux (1877-1887)
Nel novembre 1877, Louis e le sue cinque figlie si trasferiscono con riluttanza a Lisieux, per essere più vicine a Isidore Guérin, fratello di Zélie, precedentemente nominato co-tutore delle figlie. Per accogliere la famiglia Martin, Isidore e la moglie hanno trovato una casa borghese circondata da un parco: les Buissonnets.
Malgrado l’amore che le prodigheranno suo padre e Pauline, la vita è austera e Thérèse considerò più tardi che si trattava del «secondo periodo della sua esistenza, il più doloroso dei tre».
A scuola dalle monache Benedettine
A otto anni e mezzo, il 3 ottobre 1881, Thérèse entrò a sua volta al pensionato delle benedettine a Lisieux. Ogni sera faceva ritorno a casa sua essendo il pensionato vicino al domicilio familiare. Le lezioni di Pauline e di Marie le avevano dato delle buone basi e fu presto tra le prime della classe. Tuttavia è con questa nuova esperienza che scopre la vita collettiva alla quale non era preparata.
Perseguitata dalle compagne più grandi che aveva fatto ingelosire suo malgrado, piange spesso anche se preferisce non lamentarsi. Non ama la grande agitazione delle ricreazioni. La sua istitutrice la descrive come una bambina obbediente, calma e silenziosa, a volte malinconica. Thérèse affermerà più tardi che questi cinque anni furono i più tristi della sua vita e che non trovava conforto se non nella presenza della sua «cara Céline».
Thérèse vive con sollievo il ritorno ai Buissonnets la sera dopo la scuola. I giovedì e le domeniche diventano dei giorni importanti. Con sua cugina Marie Guérin, inventa un nuovo gioco: vivere come degli eremiti in fondo al giardino.
La partenza di Pauline per il Carmelo e viaggio a Parigi
Nel corso dell’estate 1882, Thérèse casualmente viene a conoscenza del fatto che sua sorella Pauline sta per entrare al Carmelo. La prospettiva di perdere la sua « seconda mamma » la porta alla disperazione.
Pauline, cercando di consolarla, descrive allora a sua sorella la vita di una carmelitana e, comprendendo, Thérèse si sente anch’essa chiamata al Carmelo.
Verso il monastero
Thérèse si sente ormai pronta ad entrare al Carmelo di Lisieux, e ne ha anche fissato la data: il 25 dicembre 1887, il giorno dell’anniversario della sua conversione.
Prima di tutto deve ottenere il consenso della sua famiglia e soprattutto di suo padre. Il 2 giugno 1887, giorno della Pentecoste, dopo aver pregato tutto il giorno, gli presenta la sua richiesta la sera, nel giardino dei Buissonnets. Louis le obbietta la sua giovinezza ma si lascia presto convincere da sua figlia. Aggiunge anche che Dio gli fa « un grande onore di chiedergli di offrirgli le sue figlie ».Ma un grande ostacolo si presenta nell’ottobre 1887: lo zio Isidore, tutore delle figlie Martin, pone il suo veto al progetto della nipote. Prudente, il farmacista di Lisieux teme « che cosa si dirà » e, se non mette in dubbio la vocazione religiosa di Thérèse, le chiede di attendere almeno di compiere diciassette anni.
Il pellegrinaggio a Roma
Nel 1887, per il giubileo in onore dei 50 anni di sacerdozio di Papa Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux organizzano un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Guidato dal vescovo di Coutances, al viaggio partecipa un gruppo di 197 pellegrini, tra cui 75 preti e i Martin. A Roma, durante l’udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Thérèse si inginocchia davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l’ammissione in monastero. Papa Pecci tuttavia non dà l’ordine auspicato, ma le risponde che, se la sua entrata in monastero è scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si sarebbe certamente adempiuto.
Sulla via del ritorno il vescovo cambia opinione su Thérèse e dà il proprio permesso. A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, Thérèse assume il nome di “Teresa del Bambin Gesù”, aggiungendovi in sèguito “del Volto Santo”. Il suo nome completo da religiosa è dunque “Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo”.
La vita in monastero (aprile 1888 – 1896)
Il Carmelo di Lisieux nel 1888
In monastero conobbe la fondatrice del Carmelo di Lisieux, Madre Genoveffa, al secolo Claire Bertrand.
Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie, in aiuto a madre Maria Gonzaga. Nel 1894, dopo una lunga malattia mentale, Louis Martin morì, e Céline, che lo aveva accudito, entrò nello stesso Carmelo dove già si trovavano le sorelle.
L’elezione di Madre Agnese a priora
Nel 1893, Madre Maria di Gonzaga giunge al termine del suo secondo mandato consecutivo di priorato. Non può dunque ripresentarsi. È Pauline, suor Agnese di Gesù in religione, che è eletta il 20 febbraio 1893, priora del Carmelo per i successivi tre anni. Questa situazione non è delle più facili per Pauline, ormai chiamata madre Agnese, e per le sue sorelle: madre Maria di Gonzaga intende comunque esercitare la sua influenza. In più lo stesso canonico Delatroëtte consiglia pubblicamente a Madre Agnese di lasciarsi consigliare dall’antica priora. Pauline dovrà quindi mostrarsi particolarmente diplomatica. Inoltre non deve dare l’impressione di favoritismi verso le sue due sorelle, Maria del Sacro Cuore e Thérèse. Madre Maria di Gonzaga viene nominata durante questo periodo maestra delle novizie e Madre Agnese chiede a Thérèse di aiutarla in questo incarico. Il suo ruolo consiste nell’insegnare alle novizie la via religiosa.
La scoperta della “piccola via” e la spiritualità di Teresa
Thérèse è entrata al Carmelo con il desiderio di divenire una grande santa. Ma già alla fine del 1894, al termine di sei anni di vita carmelitana si trova costretta a riconoscere che questo obiettivo è praticamente impossibile da raggiungere. Ha ancora numerose imperfezioni e non ha il carisma di Teresa d’Avila, Paolo da Tarso e tanti altri. Soprattutto, essendo molto volenterosa, vede bene i limiti di tutti i suoi sforzi, sentendosi piccola e ben lontana da questo amore senza difetti che lei vorrebbe praticare. Comprende allora che è su questa piccolezza stessa che può appoggiarsi per domandare l’aiuto di Dio.
È anche proprio durante questo periodo che Thérèse comincia, su richiesta di Madre Agnese, a scrivere i suoi ricordi. Continua ugualmente anche nella composizione di brevi opere teatrali e di cantici, di cui il più conosciuto è “Vivere d’amore”.
All’interno della Chiesa cattolica, la via teresiniana dell’abbandono a Dio è nota come uno stato d'”infanzia spirituale”. Questa cosiddetta “via dell’infanzia spirituale” (piccola via, petite voie) è stata considerata dal Martirologio Romano come suo specifico insegnamento nella santità.
La “piccola via” vuole anche indicare non più solo la consueta spiritualità epicamente appariscente, bensì pure l’esercizio eroico delle virtù cristiane praticato nella vita quotidiana (cf. Manoscritto B, 3v).
L’offerta all’amore misericordioso
Il 9 giugno 1895 in occasione della festa della Santissima Trinità, Thérèse ha l’improvvisa ispirazione di offrirsi vittima di olocausto « all’amore misericordioso ». Era d’uso infatti in quell’epoca presso alcune religiose di offrirsi vittime della giustizia di Dio. La loro intenzione era di soffrire a immagine del Cristo, in unione con lui, per supplire alle penitenze che non facevano i peccatori.
La malattia mortale e la notte della fede (1896-1897)
Nell’aprile del 1896 la monaca contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. In questo periodo Teresa subì una crisi profonda della fede: meditò di abbandonare il monastero e si sentiva spinta all’ateismo e al materialismo. Questi mesi sono stati dalla religiosa definiti come “notte della fede”.
I suoi combattimenti interiori non vertono sull’esistenza di Dio ma sulla stessa credenza in una vita eterna. In lei si fa strada ormai un’impressione sentita: morirà giovane e per niente. Questa prova non le impedisce tuttavia di proseguire nella sua vita di monaca carmelitana e solo i cantici e le poesie che continua a comporre su richiesta delle sue consorelle lasciano intravedere questo feroce combattimento interiore: ad esempio « Il mio Cielo è di sorridere a questo Dio che io adoro, allorché egli vuole nascondersi per provare la mia fede. »
Le tenebre non la lasceranno più e persisteranno fino alla sua morte, che avverrà un anno più tardi.
L’ultimo calvario e la morte
Nel gennaio 1897 Thérèse scrive: «credo che la mia corsa ormai non sarà più molto lunga». Tuttavia, malgrado l’aggravamento della malattia durante l’inverno, Thérèse riesce ancora a collaborare con le altre carmelitane e a mantenere il suo posto all’interno della comunità. Con la primavera gli attacchi di emesi, i forti dolori al petto e gli sputi di sangue divengono quotidiani e Thérèse si indebolisce.
A partire dall’8 luglio 1897 Thérèse lasciò definitivamente la sua cella per l’infermeria del monastero e lì resterà ancora per dodici settimane fino alla sua morte.
La religiosa morì il 30 settembre, verso le 19:20. Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate. Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esanime di Teresa rosari e medaglie, secondo l’usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi e giorno in cui entrò in agonia Santa Teresa di Gesù, un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto.
Fonte: Wikipedia