Approfondimenti

La Teologia della Tenerezza: Contenuto

Papa Francesco nel suo discorso afferma quale sia il contenuto di questa teologia della tenerezza: sentirsi amati e sentirci di amare.
E qui il discorso si fa scivoloso secondo una mentalità legalista, ma si fa interessante per chi abbia uno sguardo sapienziale. Infatti si aprono delle possibilità che fino ad ora erano proibitive: si tratta di scegliere la via del bene possibile in una determinata situazione concreta. Si tratta di andare incontro all’uomo concreto e offrigli il dono di una vicinanza che solo Dio può dare. Con il «sentirsi amati» e «sentirci di amare», il muro invalicabile del concetto di grazia e di peccato non è più così resistente.
1. Sentirsi amati. Seguendo sempre il pensiero di papa Francesco, il sentirsi amati è la radice della misericordia di Dio. Non è vero che Dio ama solo i buoni; ama tutti. Un peccatore può sentirsi amato da Dio?
La tenerezza è un modo di sperimentare la misericordia, di vedere il volto paterno e materno di Dio che è vicino all’uomo con la tenerezza, che è fonte di guarigione contro la paura del giudizio. Cosa vince la paura? L’amore o l’osservanza della legge? «Nell’amore non c’è timore» (1Gv 4,18). Si vince la paura grazie alla misericordia, mentre la legge non fa altro che accrescere l’ansia di essere accolti perché buoni. Esistono due modi di porsi davanti a Dio: con la propria perfezione o con la propria miseria. Ciò è espresso molto bene nella parabola del fariseo e del pubblicano (cf Lc 18,9-14). Il fariseo non ha paura del giudizio perché perfetto, però nessuno è senza difetti, quindi non ci resta che affidarci alla misericordia: non ho paura perché ho fiducia nella misericordia. Il sentirci amati fa nascere la fiducia, fa sorgere la speranza e la gratitudine e ci apre alla vera preghiera, all’invocazione di aiuto. Per papa Francesco il segno iconografico del sentirsi amati è la croce di Gesù: le sue piaghe sono segno dell’amore che ha per noi prima di essere segno del peccato. La domanda si ripropone con forza: un peccatore può sentirsi amato da Dio? Per la risposta ci aiuta la storia di Zaccheo (cf Lc 19,1-10) e la peccatrice del Vangelo di Luca (cf Lc 7,36-50), entrambi peccatori che si sono sentiti amati da Gesù.
2. Sentirci di amare. Dall’essere amato, papa Francesco passa all’amare gli altri. Egli individua la radice di questo sentirci di amare nel fatto che siamo simili a Dio. Come Dio è tenerezza, vicinanza, misericordia, così l’uomo è capace di tenerezza. Il Papa è cosciente della problematica e del rischio che tutto possa scivolare in un semplice sentimentalismo. Cosa fare perché la tenerezza non diventi sentimentalismo? Andare oltre il proprio egoismo a favore degli altri. La tenerezza si concretizza in servizio, in solidarietà, in comunitarietà e ancora di più in amicizia. L’altro diventa fratello e amico, parte di me stesso e ragione della mia gioia, perché il suo bene diventa il mio bene. La tenerezza diventa solidarietà: questo fa sì che non diventi sentimentalismo. Ecco che anche qui sorge una domanda: può un peccatore essere solidale, sentire di amare? Tali gesti di carità sono segno della presenza dello Spirito? Sono domande alle quali dobbiamo dare delle risposte.
L’icona di questo sentirci di amare non può che essere la parabola del buon samaritano (cf Lc 10,29-37), che cambiò il programma di viaggio a favore del malcapitato: donò del suo, interessandosi di lui perché non lo aveva visto mezzo morto, ma mezzo vivo.

 

Sul sentiero di Papa Francesco – Alvaro Grammatica