Approfondimenti

Emanuele Brunatto: l’omelia di Fr. Carlo Laborde durante la Messa per l’accoglienza delle sue spoglie mortali

Emanuele Brunatto, determinato difensore di San Pio da Pietrelcina, ha sempre desiderato riposare accanto al suo padre spirituale. La sistemazione delle spoglie mortali di Brunatto, nella tomba situata nel cimitero di San Giovanni Rotondo, è avvenuta lo scorso 26 settembre 2020.

Ecco le parole di Fr. Carlo Laborde, guardiano dei Frati Cappuccini del Convento di Santa Maria delle Grazie, utilizzate durante l’introduzione e l’omelia della Messa per l’accoglienza delle spoglie mortali di Emanuele Brunatto.

Introduzione: Carissimi fratelli e sorelle: Questa mattina siamo qui convocati dal Cristo risorto per celebrare il memoriale della sua Pasqua, a breve distanza dalla festa liturgica di san Pio da Pietrelcina. Accogliamo in questa chiesa di Santa Maria delle Grazie le spoglie mortali di Emanuele Brunatto, grande amico e difensore della santità del nostro amato Padre Pio. A 55 anni dalla sua morte, avvenuta a Roma la sera del 9 febbraio 1965 nella sua abitazione/studio di Via Nazionale, per interessamento del figlio François, e di un comitato di amici di San Giovanni Rotondo all’origine dell’iniziativa, a partire da oggi i suoi resti riposeranno in questa terra che lo vide per la prima volta proprio cento anni fa, attirato dalla fama di santità di Padre Pio da Pietrelcina. E’ un evento storico, che certamente rallegra anche il cuore di P. Pio. Vogliamo in questa messa pregare per la sua anima e invocare l’intercessione del nostro Santo su tutti noi che siamo stati convocati per questa circostanza.

Omilia: Celebriamo questa messa per la “remissione dei peccati”, e quindi per ottenere la grazia della conversione del cuore. E’ un’intenzione sempre attuale e sempre necessaria per tutti noi. La conversione, infatti non è tanto frutto di uno sforzo umano, che pur è necessario, quanto un dono di Dio che l’uomo peccatore deve accogliere con cuore grato e impegno costante. E’ un processo che dura tutta la vita e che deve fare anche i conti con la debolezza e l’incostanza umana. La Parola di Dio appena proclamata ci aiuta a capirne l’importanza e la portata. San Giovanni apostolo ci invita a camminare “nella luce”, perché Dio è luce: “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”. Per san Giovanni evangelista ed apostolo, “camminare nella luce”, significa vivere nella verità e nella carità. Chi odia il fratello, rimane nelle tenebre, chi ama invece i fratelli, vive e cammina nella luce, perché “pieno compimento della legge è l’amore”.

Ogni conversione nasce da una costatazione: siamo peccatori! “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa… ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”.

Il salmo responsoriale esprime il sincero pentimento di Davide dopo il suo grande peccato e anche la richiesta di “un cuore nuovo e di uno spirito nuovo”, che è anzitutto dono di Dio.

Gesù ha incarnato la misericordia del Padre, che non vuole la morte del peccatore ma piuttosto che si converta e viva. E’ questo il motivo per cui Egli non aveva paura di contaminarsi nel contatto con

i peccatori, ma sedeva a tavola con loro, nella speranza di riscattarli dalla loro perdizione. La parabola del “Figliol prodigo”, o come oggi si preferisce chiamarla “del Padre misericordioso”, è come uno squarcio che ci permette di penetrare nel mistero del cuore di Dio, che è anzitutto Padre che ama i suoi figli e non si rassegna a vederli irrimediabilmente perduti.

Nel figlio minore che lascia la casa del padre e abbandona la famiglia nell’illusione di gustare una libertà senza regole e senza limiti possiamo rifletterci ognuno di noi quando, con il peccato, decidiamo di recidere il nostro rapporto filiale con Dio nell’illusione di essere liberi e autonomi. Nel figlio maggiore, ligio al dovere ma povero di amore, si riflette invece l’atteggiamento gretto di scribi e farisei che non riuscivano a comprendere la benevolenza di Gesù nei confronti dei peccatori pubblici e condannavano di fatto quella che per loro appariva quasi una complicità con il male.

Dio è sempre un Padre buono che ama i suoi figli, al di là di ogni merito. Ci ama perché siamo suoi figli, non perché siamo buoni o meritiamo il suo affetto. Un padre che attende impaziente il ritorno del figlio smarrito e che ogni giorno si affaccia sul terrazzo di casa per vedere se magari è sulla strada del ritorno. Un padre che, quando finalmente lo vede avvicinarsi a casa, gli corre incontro, lo abbraccia, non lo lascia nemmeno balbettare una scusa; subito dà ordini perché gli venga restituita la sua dignità di figlio (l’anello al dito, il vestito più bello, i sandali ai piedi) e perché si faccia festa per il suo ritorno. Perché, come spiega al fratello maggiore, “bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

Fratelli carissimi, nella vicenda di Emanuele Brunatto, possiamo intravedere un’esperienza che ricalca quella del figliol prodigo. Il suo incontro con Padre Pio da Pietrelcina, conosciuto tramite un articolo del giornale il Mattino di Napoli del 20 giugno 1919, segna una svolta nella vita di quest’uomo, che era solito definirsi “il pubblicano”, consapevole di non essere uno stinco di santo, anzi di aver peccato molto nella sua vita precedente. Nella primavera del 1920 Emanuele giunse a San Giovanni Rotondo col desiderio di incontrare Padre Pio. Fu un incontro tumultuoso ma che si concluse con una confessione sacramentale e con l’assoluzione di P. Pio. Da quel momento il pubblicano decise di rompere con la sua vita passata e di stabilirsi a San Giovanni Rotondo per essere accanto a colui che divenne di fatto il suo padre spirituale. Dopo un periodo vissuto in un’abitazione sita nei pressi del cimitero, in seguito ad una malattia, P. Pio chiese al guardiano del tempo che Emanuele potesse stare in convento durante il periodo della convalescenza. Tale soggiorno conventuale si protrasse praticamente fino al 1925; egli occupava la cella numero 6, accanto a quella di Padre Pio. Partecipava quotidianamente alla vita fraterna: preghiera, i pasti, ricreazione, attività varie, ecc.

A partire dal 1922 iniziarono i primi provvedimenti restrittivi del S. Uffizio nei confronti di Padre Pio ed Emanuele in seguito ne diventerà il difensore strenuo e instancabile.

La vicenda storica di quest’uomo ha dell’incredibile. Non tocca a me, in questo contesto narrare le alterne vicende di un’esistenza avventurosa e imprevedibile. Luigi Peroni, grande amico di Emmanuele ebbe a dire di lui: “Brunatto era una persona vivacissima, spregiudicato, ma fondamentalmente onesto e strenuo difensore di Padre Pio”.

Non possiamo tuttavia ignorare il suo impegno a favore della verità e della giustizia, la sua lotta contro coloro che perseguitarono ingiustamente Padre Pio; il suo impegno in Francia per provvedere il cibo a migliaia di persone emarginate durante la seconda guerra mondiale. Il suo

contributo decisivo all’opera di P. Pio attraverso una somma cospicua (3 milioni e 50 mila franchi francesi) versata al comitato per la costruenda Casa Sollievo della Sofferenza; il suo impegno instancabile per salvare tante vite umane, ebrei e numerosi perseguitati del regime nazista durante l’occupazione tedesca della Francia, e in particolare a Parigi.

Definirei Emanuele Brunatto un’icona dell’opera di salvezza a favore delle anime svolta da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Egli ha sperimentato la conversione e ha intrapreso un cammino spirituale sotto la guida del suo grande maestro. Certo un cammino incerto, non sempre lineare e coerente; nella sua esistenza così complessa e tortuosa non mancarono momenti di ambiguità: da “peccatore convertito, diventò un convertito peccatore”: il suo percorso spirituale fu segnato dalla volontà di riscatto ma allo stesso tempo dal travaglio di chi non riesce pienamente ad essere coerente con la scelta fatta una volta per tutte e deve sempre lottare per non essere risucchiato dall’uomo vecchio. In fondo la sua vicenda, molto umana, assomiglia tanto alla nostra: luci ed ombre, peccato e grazia, sforzi per restare in piedi e tonfi clamorosi. Vien da pensare a quell’affermazione di Santa Teresa di Lisieux: “Le saint n’est pas celui qui ne tombe jamais, mais plutot celui qui se relève toujours”.

Non si può negare tuttavia che Emanuele Brunatto fosse un uomo coraggioso, con un profondo senso della giustizia e della verità, con una perspicacia e un’intelligenza poco comuni, dal cuore davvero magnanimo e generoso. Operò instancabilmente per garantire a Padre Pio piena libertà di esercizio del suo ministero, e non rimase insensibile di fronte alle sofferenze che la guerra inflisse a migliaia di esseri umani, che trovarono in lui un aiuto e un sostegno, il buon samaritano che si prende cura di chi ne ha bisogno nel momento della prova e del dolore. Come non pensare alle parole di Gesù riguardanti il giudizio finale: “Venite, benedetti del Padre mio, a godere del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, in carcere e siete venuti a trovarmi…”

Consentitemi di dire che Padre Pio oggi gioisce per il ritorno accanto a lui di questo suo figlio spirituale della prima ora. Noi frati minori cappuccini, suoi confratelli, insieme a tutta la cittadinanza di San Giovanni Rotondo vogliamo oggi esprimere a questo “uomo di carità e angelo di salvezza” il nostro vivo ringraziamento, perché, se Padre Pio è rimasto in questa terra da lui tanto amata, è certamente merito dell’instancabile Emanuele Brunatto insieme all’amico del cuore il Cav. Francesco Morcaldi. Siamo certi che Padre Pio, sulle soglie del Paradiso, lo accoglierà con quel suo sorriso delle grandi occasioni e le braccia spalancate per introdurlo nel regno dei Cieli a godere in eterno della visione del Volto di Dio. Amen.