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Commento al Vangelo, 4 maggio 2025 – Gv 21,1-19

In questo brano c’è un avverbio “di nuovo” che sta ad indicare il modo di fare divino. Gesù continua ad apparire, a confermare e consolare i suoi: Lui non abbandona i Suoi ed insegna loro a riconoscere i segni della Sua presenza. Il Signore non viene nella nostra vita una sola volta come se fosse l’unica possibilità che, se persa, è finita per sempre. C’è un detto che recita: “il treno passa una sola volta nella vita e non bisogna perderlo”, che se applicato alla fede, e non solo, è gravemente erroneo e tradisce il pensiero di Dio. In realtà è vero il contrario: il Signore continuamente viene a visitarci. Il problema non è il numero delle Sue visite, che sono continue, ma la nostra cecità e la nostra durezza che ci impediscono di vedere i segni della Sua visita e di sentire il calore della Sua presenza.
Pietro, pur avendo già incontrato il Risorto, non si accorge che sulla riva c’è Gesù anche se la barca distava solo un centinaio di metri dalla riva. Erano intenti a pescare, a fare il lavoro di sempre, chiusi nei loro sforzi senza particolari attese: per loro era un semplice trantran quotidiano. E forse proprio per questo in quella notte non presero nulla. Ciò ricorda gli inizi della loro missione quando il Signore Gesù li chiamò in occasione della pesca miracolosa. Anche in quella occasione durante la notte non presero nulla e non si aspettavano che di lì a poco la loro vita cambiasse radicalmente. Da quel primo incontro erano passati anni di sequela, di condivisione di eventi miracolosi, di ascolto del Vangelo, avevano vissuto i fatti pasquali le apparizioni del Risorto, ma ancora sembra che tutto continuava nello stesso modo: stessa pesca infruttuosa, stessa ruotine senza attesa di novità come se la resurrezione fosse una novità che riguardasse solo Gesù. Questo succede anche nella nostra vita: il Signore passa così vicino a noi e non lo riconosciamo e tutto sembra procedere senza speranza, senza attesa di un qualcosa che possa far brillare la nostra vita e darle un nuovo sapore. Rimaniamo chiusi nel nostro piccolo mondo.
Ecco l’invito a vivere diversamente, ad essere aperti ai segni di speranza e di novità. La nostra vita può assumere una luce diversa. Ciò non significa assenza di problemi, di fallimenti, di limiti e preoccupazioni; significa invece che in tutto questo vi è la luce della resurrezione, vi sono i segni della Sua presenza e il calore della Sua vicinanza.
Ecco forse il significato dell’invito di Gesù di gettare le reti dalla parte destra della barca. Loro, i discepoli le gettavano come erano abituati, come era loro più comodo. Infatti gettare le reti dalla parte destra non è naturale, è più faticoso, ma non è impossibile. È cambiare visione e cominciare a vedere non l’assenza di Dio, ma a riconoscere la Sua presenza sempre e dovunque.
Siamo chiamati a riconoscere i segni della visita del Signore. E questo esige una conversione mentale e di cuore, è assumere uno stile di vita non chiuso nel risolvere i problemi, ma di attesa, di coraggio e di invocazione fiduciosa della benedizione del Signore.
Il miglior collirio per la nostra vista è saper ringraziare il Signore per ogni cosa perché è fedele e misericordioso e saper condividere il frutto del nostro lavoro con generosità come gli apostoli che portarono i pesci appena pescati per creare comunione e diventare fratelli.
Ringraziare e condividere per vedere e sentire presente il Signore, per dare alla nostra vita un sapore che sa di speranza. Allora saremo discepoli che, nonostante le proprie povertà, sanno seguire Gesù e diventare noi stessi segni e testimoni della resurrezione.