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Commento al Vangelo, 14 luglio 2024 – Mc 6,7-13

Ascoltando il Vangelo viene da chiederci se dobbiamo prendere alla lettera ciò che Gesù dice nel Vangelo. Gesù manda i suoi ad evangelizzare senza prendere nulla con sé.
Dietro a questa iperbole c’è un messaggio per la nostra vita.
In primo luogo di fronte alle prove della vita, saremo sempre impreparati. Pensare di esserlo è solo una mera illusione. Infatti vorremmo essere così tanto preparati per non dipendere da Dio e per farcela da soli secondo le nostre convinzioni. Le prove, in realtà, mettono a nudo le nostre povertà che ci obbligano ad avere fiducia in Dio. È imparare a non aver paura dei propri limiti, addirittura dei nostri peccati. Saremo sempre bisognosi, impreparati, non autosufficienti. È uno dei significati di ciò che Gesù dice ai suoi apostoli: andare senza nulla per imparare a non spaventarsi se qualcosa viene a mancare, a superare ogni fallimento, a non scoraggiarsi.
Secondariamente le nostre povertà ci impongono di ricorrere al Signore. Le prove si vincono accogliendo i nostri limiti e chiedendo aiuto a Dio. Questa è la vera autorità sugli spiriti impuri che Gesù dona ai Dodici, un’autorità su tutto ciò che ci porta a non confidare nel Suo aiuto.
Ciò che veramente ci allontana da Dio è la sfiducia, non altro, una sfiducia che ci fa chiudere in se stessi e nella disperazione di essere aiutati. Non sono le nostre opere che ci danno forza, ma la fiducia nel Signore. La vera autorità non è altro che la fiducia che si trasforma in preghiera: “Signore, dammi la tua forza”. Un vero discepolo non è colui che è forte, ma è colui che, conscio delle proprie debolezze e sa chiedere forza a Dio.
Infine il Vangelo afferma che non tutti avrebbero accolto i Dodici. È l’invito ad non essere in ansia se non si vedono nell’immediato i frutti sperati del nostro agire. Dobbiamo imparare a confidare nel tempo che passa, perché tutto è sotto il controllo del Signore. Si tratta solo di perseverare nel cammino. Perseveriamo e raccoglieremo. I tempo è sempre un alleato di Dio e nostro amico.
Accogliere con gratitudine gli avvenimenti della nostra vita, chiedere la forza al Signore e perseverare nel cammino iniziato sono i tre atteggiamenti che ci suggerisce il brano evangelico dell’invio dei Dodici, tre atteggiamenti che valgono per ogni discepolo e per ogni apostolo, per la nostra vita di ogni giorno.
In questo modo potremo adempiere alla missione di Gesù sull’esempio del profeta Amos, un uomo che non era preparato, che ha imparato ad accogliersi com’era, a confidare nel Signore ed a perseverare nel ministero.