Commento al Vangelo, 13 luglio 2025 – Lc 10,25-37
Il brano del Vangelo mostra cosa significhi avere compassione. Avere compassione è per Gesù la chiave per vivere il Vangelo, per adempiere i precetti della Legge, condizione per ereditare la vita eterna come si evince dalla domanda posta da un dottore della Legge: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
Gesù risponde alla domanda con una parabola il cui personaggio principale è proprio un Samaritano messo a confronto con un sacerdote ed un levita di fronte ad un uomo vittima dei briganti, il quale, derubato e percosso a sangue, è stato lasciato mezzo morto disteso sulla strada.
Dai loro atteggiamenti si capisce cosa intenda Gesù per compassione. Ci si aspetterebbe che un sacerdote e un levita avessero a cuore il bene del malcapitato, ciò che invece Gesù riserva al Samaritano, che per i Giudei era considerato un eretico, colui che ha una fede erronea, irrispettoso della Legge, uno di cui diffidare.
Tutti e tre, sacerdote, levita e Samaritano, fanno la stessa strada e vedono la stessa scena dell’uomo lasciato a terra, ma solo quest’ultimo vede diversamente dagli altri due. Egli vede che nel malcapitato c’è ancora una possibilità e che tutto non è perduto. Il Samaritano vede con compassione, mentre per il sacerdote ed il levita era tempo perso, non rientrava nelle loro priorità e per di più toccare un uomo quasi morto e ferito rendeva impuri; ci si sarebbe resi trasgressori della Legge. Dovevano scegliere: la Legge e così rimanere puri e graditi a Dio oppure contaminarsi aiutando il ferito. Era in ballo quale fosse il bene più alto, o dare culto a Dio o fare del bene all’uomo. Per i due religiosi il malcapitato era mezzo morto; non aveva più nessuna possibilità di vita e quindi fermarsi era inutile. Neppure si sono avvicinati e lo hanno lasciato al suo destino. Al contrario, il Samaritano si è avvicinato in modo tale da vedere il povero uomo non solo mezzo morto, ma ancora mezzo vivo, che ancora vi era ancora una possibilità che non morisse. La vista delle ferite ha fatto nascere la compassione, una compassione più forte della Legge.
Sorge così la vera domanda cosa sia gradito a Dio, cosa sia da osservare. E Gesù risponde che è stato il Samaritano ad adempiere la Legge. Per Gesù il vero cuore della Legge è la compassione, la misericordia che nasce quando ci avviciniamo alle ferite dei fratelli. E la compassione ci fa intravedere che la vita, nonostante le colpevoli imperfezioni, ha sempre una possibilità di resurrezione. La compassione ci fa sperare nella redenzione.
Sentire compassione verso i fratelli è comportarsi come Dio che si avvicina a noi per offrire continuamente ancora vita, un sentire che si trasforma in azioni concrete di vicinanza, azioni che ci legano tra di noi in un amore generoso e riconoscente. Le ferite ci legano in una fratellanza evangelica.
Siamo invitati ad avvicinarci alle ferite dei fratelli e così scoprire che non sono nemici, non sono dei perduti, ma possibili amici. Avviciniamoci alle ferite e scopriremo l’amicizia. E così noi, seppure imperfetti e mancanti in molte cose, diventeremo capaci di amare, capaci di sentire compassione e di cambiare percorso e agenda della vita, mettendo al primo posto non i nostri interessi, compresi anche quelli religiosi, ma il bene dell’altro. Le ferite dell’altro hanno il potere di cambiare il nostro cuore, di farci rimanere umani e proteggerci dalla tentazione di diventare “buoni religiosi”.
Tutti siamo chiamati ad essere un buon Samaritano, ma è pure vero che molto spesso noi stessi siamo il malcapitato che ha bisogno che qualcuno passi accanto e provi compassione.
Certamente senza il nostro aiuto il fratello muore, ma anche senza un Samaritano noi stessi moriamo. L’altro ha bisogno di noi, ma anche noi abbiamo bisogno del Samaritano, di uno che anche se non perfetto, sente compassione per noi. Senza le ferite non saremo mai capaci di vivere secondo la legge dell’amore, non sapremo vivere una vita evangelica.
Avviciniamoci reciprocamente alle nostre ferite e scopriremo cosa significa amare.
Questa è la vera compassione! Questo basta! Questo è già vita eterna!













