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Commento al Vangelo, 15 maggio 2022 – Gv 13,31-35

In questo brano ci sono due spunti importanti per la nostra vita.
Gesù ha appena terminato l’ultima cena dove ha annunciato il tradimento di Giuda. Inizia ora la sua passione che lo porterà fino alla morte di croce. Ma l’orizzonte non è la croce, ma la glorificazione, una glorificazione che va oltre la croce e la morte e che ha il suo epilogo nella resurrezione. È il momento più duro per Gesù, il momento che esige la sua massima fiducia nel Padre e che lo mette nelle condizioni di affidarsi al Padre. Non ha altre vie. E il Padre lo risorgerà e lo esalterà facendolo sedere alla sua destra. Se da una parte Gesù è glorificato in un momento di dolore e di tradimento che gli impone di fidarsi solo del Padre, dall’altra parte lo stesso Padre lo glorificherà con il dono della resurrezione.
Da tutto ciò emerge una fiducia incrollabile nel Padre. Forse è proprio questa la vera glorificazione: fidarsi di Dio, del suo amore anche davanti al dolore e alla croce perché Dio è fedele al suo amore. Oserei pensare che la vera glorificazione è sapersi fidare sempre e comunque. Questa fiducia ci fa sperare e tenera alta la testa sulle difficoltà.
Gesù prosegue dicendo che sarà ancora per poco con i suoi discepoli. Quindi annuncia un nuovo modo di essere presente con i suoi. Lui sarà presente nell’amore reciproco. Per questo dona un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. È un amarsi che deve assomigliare al modo di amarsi tra il Padre e Gesù, dove regna la piena fiducia. Di conseguenza, come Gesù è stato immagine del Padre in forza della sua figliolanza e del suo amore per noi, così noi, nella misura che ci amiamo tra di noi e diamo la vita per il fratello, saremo testimoni.
Ecco che la glorificazione si tinge di un altro colore, quello di amarci per diventare una cosa sola e ritornare all’originaria unità fatta di una trasparente confidenza. È costruire la fiducia originaria quando Adamo e Eva camminavano con Dio e tra loro non vi era nessuna vergogna (cfr. Gen 3).
Ecco l’invito a vivere le relazioni con Dio e tra di noi con fiducia. Questo significa non disperare mai perché sappiamo che abbiamo al nostro fianco un Dio che ama fedelmente e ad un nostro grido presto interverrà (cfr. Lc 18,7-8); significa scegliere la via dell’amore reciproco. Amarci è entrare nella dimensione di sentirci amati e sentirci capaci di amare. In concreto è stare con gli altri attraverso gesti di tenerezza. Senza questo non ci sarà unità, non saremo una cosa sola.
Concretamente impariamo a stare con gli altri, a chiamarli amici e a servirli in modo che sorga in loro il grazie per essere accolti.
La glorificazione è vivere la fiducia e diventare una cosa sola: Dio in mezzo a noi.