Commento al Vangelo, 15 dicembre 2024 – Lc 3,10-18
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Se Giovanni Battista è stato il precursore, colui che ha preparato un popolo ben disposto all’accoglienza del Messia, sapere come evangelizzava per noi è di decisiva importanza per comprendere come annunciare oggi la Buona Novella.
Chi erano i destinatari della predicazione di Giovanni Battista?
Dai brani evangelici risulta che fossero quattro gruppi di persone: la folla (cfr. Mc 1,5), i pubblicani (cfr. Lc 3,12), i soldati (cfr. Lc 3,14) ed i farisei e sadducei (cfr. Mt 3,7).
Qui troviamo un primo spunto: Giovanni Battista accoglieva tutti ed a tutti proponeva il battesimo nell’acqua per la conversione e il perdono dei peccati. Questo era l’elemento comune.
Nessuno era escluso. Oggi si direbbe che era ecclesialmente inclusivo: non c’era un destinatario preferenziale. Spesso sorge l’interrogativo se il Vangelo è proprio per tutti, per ogni situazione, per ogni problematica o se invece è riservato a gruppi e situazioni e problematiche più specifiche. Il Vangelo, invece, è adatto a tutti e per ogni situazione; esso non è racchiuso in nessun sistema religioso o sociale o storico, ma abbraccia tutto e tutti.
Qual era il contenuto della predicazione di Giovanni Battista?
Le folle, i pubblicani e i soldati pongono a Giovanni Battista la stessa domanda: che cosa dobbiamo fare? Per ogni categoria di persone aveva una parola che potevano comprendere e mettere in pratica, una risposta appropriata e concreta: essere caritatevoli, giusti e benevoli con gli altri. Oggi si direbbe che Giovanni Battista proponesse un cammino personalizzato, incentrato non tanto sull’aspetto religioso e legalistico, ma relazionale e solidale: Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, chi ha da mangiare, faccia altrettanto; Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato; Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe. Qui troviamo un secondo spunto importante: andare incontro al fratello. Infatti le tre risposte sono unite da un unico lo conduttore: l’amore fraterno. La conversione non è questione di rito, ma di fatti concreti verso l’altro, piuttosto che verso Dio. Ne è una conferma l’invito rivolo ai farisei e sadducei a non fermarsi alle loro tradizioni andando oltre un rispetto formale esteriore della Legge (cfr. Mt 3,7-10).
Per Giovanni Battista la conversione era il passaggio da una vita prettamente religiosa ad una vita fraterna. Infatti non c’è modo migliore per accogliere il Messia se non assumere il Suo stesso stile di vita: amare non solo il prossimo, ma andare oltre no ad amare il nemico e dare la vita.
Ecco quindi il messaggio di questo brano evangelico: diventare fratelli. L’essere fratelli è il segno più qualificativo della presenza del Regno di Dio e della vita nuova portata da Gesù.
Da qui l’invito a vivere l’amore fraterno con gesti concreti per sentirsi fratelli e così vivere fino in fondo il Vangelo. La vera religione è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo (Gc 1,27).
Giovanni Battista proponeva di fatto una nuova evangelizzazione evangelica in polemica con il Tempio. In questo modo anticipava l’evangelizzazione di Gesù che era rivolta a tutti, un’evangelizzazione fuori dai percorsi stabiliti caratterizzata da nuove vie di vicinanza. Gesù non abbandonò la Sinagoga, ma accanto ad essa scelse o preferì, se è lecito dirlo, la casa dei peccatori, la mensa degli impuri, la compagnia degli esclusi perché a tutti fosse data la grazia dell’incontro con il Messia instaurare un Regno, che avesse come centro l’amore e non la Legge.










