Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 9 agosto – Santa Teresa Benedetta della Croce

Edith Stein (in religione Teresa Benedetta della Croce) è stata una monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall’adolescenza.

Biografia

Infanzia e primi studi

Edith Stein nacque a Breslavia, all’epoca ancora città tedesca, ma anche di popolazione francese, il 12 ottobre 1891 da Sigfrido e Augusta Courant, entrambi ebrei di origine. Possedevano un’attività commerciale di legname, prima a Lubliniec e poi a Breslavia, dove appunto nacque Edith, ultima dei sette figli della famiglia Stein-Courant. Nel luglio del 1893 improvvisamente morì il capofamiglia per insolazione, come narra la stessa Edith. Fu Augusta dunque a sobbarcarsi l’impegno di sfamare la numerosa prole prendendo personalmente le redini dell’azienda. Ella divenne una figura molto cara a Edith, che nelle sue memorie familiari la ricorda spesso come una donna instancabile e coriacea, forte di carattere e parecchio abile negli affari.

Dal 12 ottobre 1897 la piccola Edith cominciò la scuola, distinguendosi presto come bambina dall’intelligenza acuta e precoce. La sorella Erna la definì straordinariamente pronta d’ingegno. Concluse le elementari, proseguì con i corsi ginnasiali. Fra i 15 e i 16 anni prese la ferma decisione di non frequentare più la scuola preferendo trasferirsi ad Amburgo presso la sorella Elsa. Qui rimase per circa un anno, trascorso principalmente nell’assidua lettura di libri di letteratura antica e moderna nonché di filosofia. Ricredutasi riguardo al proprio percorso scolastico, decise di intraprendere un esame da privatista per recuperare il tempo perduto e riprendere così le compagne all’ultimo anno scolastico della maturità, su consiglio del cugino Richard Courant. Obiettivo che raggiunse pienamente.

Gli studi universitari e l’influenza di Edmund Husserl

Il 3 marzo 1911 Edith sostenne e superò anche l’esame finale di maturità. Proseguì quindi gli studi presso l’università di Breslavia. Si ritrovò spesso ad essere l’unica ragazza in una classe composta esclusivamente di maschi. I professori notarono ben presto le sue straordinarie doti intellettuali. Nonostante ciò l’ambiente di Breslavia risultò ben presto inadatto alla sua sete di conoscenza. Attratta dalle teorie di Edmund Husserl, di cui aveva già letto Ricerche logiche, decise di intraprendere il percorso di studi presso l’università di Gottinga dove il celebre fenomenologo teneva le sue lezioni. Giunta a Gottinga nell’aprile del 1913, conobbe e si guadagnò la stima di alcuni fra i più famosi filosofi del periodo, da Adolf Reinach a Max Scheler allo stesso Husserl. Quest’ultimo le suggerì di fare con lui la tesi di laurea: tema, l’empatia. Fu un lavoro estenuante per il quale spese tempo ed energie considerevoli.

Edmund Husserl (Fonte: Wikipedia)

Il 30 luglio 1914 le lezioni furono sospese a causa di quella che sarebbe presto divenuta la prima guerra mondiale ed Edith. Tornata a Breslavia, chiese all’ospedale di Tutti i santi d’essere assunta come infermiera volontaria ed essere mandata ad assistere in prima linea. Fiaccata però da una terribile influenza, rimase chiusa in casa. Ne approfittò per rivedere i propri appunti universitari e sostenne l’ultimo esame in presenza di Husserl nel gennaio 1915 dopo la riapertura delle università: il risultato fu maxima cum laude. Tornata nuovamente al volontariato, raggiunse nell’aprile del 1915 Mahrisch-Weisskirchen nella zona dei Carpazi, dove la guerra imperversava con violenza, per occuparsi dei malati di tifo.

In patria riprese i contatti con Husserl e cominciò a guadagnarsi da vivere facendo la supplente di lingue classiche a Breslavia, pur continuando la sua tesi di dottorato che, conclusa, raggiunse i tre tomi. E proprio a Friburgo, dove aveva raggiunto il filosofo, difese eccellentemente la sua tesi con il voto più alto. Fu allora che propose ad Husserl di divenire sua assistente. Aveva solo venticinque anni quando si trasferì a Friburgo per porsi al servizio del fenomenologo. Quale sua fedele interprete, preparò per la stampa La coscienza del tempo, raccogliendo e rendendo leggibili gli appunti del maestro. Ma il suo vero desiderio era quello di realizzare una propria opera: “L’attività di assistente – scrisse – peraltro mi occupa tanto che non mi è possibile dedicarmi a un lavoro personale intenso e indisturbato.

Non trascorse molto tempo che l’impegno di Edith quale assistente di Husserl, seppur onorifico, non le fu più sostenibile. Fu così che nel febbraio 1918 rinunciò all’incarico per dedicarsi alla propria carriera lavorativa e filosofica.

L’esperienza empatica

Per accorgersi dell’errore è necessaria l’apertura empatica all’altro. Attraverso un più profondo atto di empatia è possibile comprendere qualcosa che prima sfuggiva a causa delle attese o dei preconcetti. La Stein divide il processo empatico in tre fasi:

  • emersione del vissuto: lettura di un’espressione emotiva sul volto di qualcuno (riprendendo la tesi di Max Scheler sulla percezione diretta dell’espressività altrui esposta nella prima edizione del Sympathiebuch del 1913);
  • esplicitazione riempiente: l’oggetto del vissuto è lo stato d’animo dell’altro con il quale ci si immedesima, accogliendolo quindi dentro di sé;
  • oggettivazione comprensiva del vissuto esplicitato: l’attenzione è rivolta allo stato d’animo dell’altro, colto come vissuto altrui tramite una distanza arricchita dalla consapevolezza dello stato precedente. Purché ci sia davvero uno stato empatico devo “far posto”, dopo essersi immedesimati è necessario compiere un passo indietro e guardare quello stato d’animo come un oggetto.

La conversione

Edith Stein diventò membro della facoltà a Friburgo. In questi anni si dedicò anche all’attività politico-sociale, impegnandosi nel Partito Democratico Tedesco (DDP) a favore del diritto di voto alle donne e al ruolo nella società della donna che lavora. Nonostante alcuni contatti con il cattolicesimo, rimase sconvolta da una donna “qualsiasi” che con i sacchetti della spesa entrò in una chiesa per pregare. Questo avvenimento segnò l’inizio del suo cammino di avvicinamento alla fede cattolica. Comprese che Dio lo si può pregare in qualsiasi momento, avendo con Lui un rapporto personale. Ma solo dopo aver letto l’autobiografia della mistica santa Teresa d’Avila, durante una vacanza nel 1921, abbandonò formalmente l’ateismo e si convertì.

Battezzata il 1º gennaio 1922 a Bad Bergzabern, andò ad insegnare presso due scuole domenicane per ragazze a Spira (1923-1931). Durante questo periodo, già indirizzata alla vita di clausura, si accostò alla filosofia tomistica, tradusse il De veritate di san Tommaso d’Aquino in tedesco. La sua vita fu scandita da preghiera, insegnamento, vita comune con le allieve e studio personale. Nel 1931 divenne lettrice all’Istituto di pedagogia scientifica a Münster, ma le leggi razziali del governo nazista la obbligarono a dimettersi nel 1933.

L’opposizione al nazismo

Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler al cancellierato, Edith Stein scrisse a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di stato – il cardinale Pacelli, futuro papa Pio XII – di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.

L’esperienza del Carmelo

Realizzando un desiderio che da tempo portava nel cuore, Edith Stein entrò nel monastero carmelitano a Colonia nel 1934 e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Lì scrisse il suo libro metafisico Endliches und ewiges Sein (“Essere finito ed Essere eterno”) con l’obiettivo di conciliare le filosofie di Tommaso d’Aquino e di Husserl. Per proteggerla dalla minaccia nazista, il suo ordine la trasferì al convento carmelitano di Echt nei Paesi Bassi. Lì scrisse Kreuzeswissenschaft. Studie über Johannes vom Kreuz (“La scienza della croce. Studio su Giovanni della Croce”).

Santa Teresa Benedetta della Croce (Fonte: Wikipedia)

Vittima della Shoah

Purtroppo Edith non era al sicuro neanche nei Paesi Bassi. La conferenza dei vescovi olandesi il 20 luglio 1942 inviò in tutte le chiese del paese un proclama contro il razzismo nazista. In risposta, il 26 luglio Adolf Hitler ordinò l’arresto degli ebrei convertiti (che fino a quel momento erano stati risparmiati).

I nazisti catturarono Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita e le internarono nel campo di transito di Westerbork. Poi le trasportarono al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942; entrambe vennero poi cremate.

L’elevazione agli altari

Papa Giovanni Paolo II la beatificò il 1º maggio del 1987 nel Duomo di Colonia. La Chiesa cattolica volle onorare, per esprimerlo con le parole dello stesso pontefice, una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea”.

La decisa volontà di Giovanni Paolo II sormontò anche l’ostacolo canonico a dichiararla santa, cioè la ricerca di un miracolo compiuto in vita ovvero la dichiarazione del martirio per la fede. Il pontefice, con l’affermazione che la persecuzione subita nel campo di sterminio – che portò alla sua morte – era patita per la sua testimonianza della fede, la canonizzò l’11 ottobre 1998.

Il 1º ottobre 1999 il papa la nominò anche “compatrona” d’Europa (assieme alle sante Caterina da Siena e Brigida di Svezia) affermando che:

«Teresa Benedetta della Croce … non solo trascorse la propria esistenza in diversi paesi d’Europa, ma con tutta la sua vita di pensatrice, di mistica, di martire, gettò come un ponte tra le sue radici ebraiche e l’adesione a Cristo, muovendosi con sicuro intuito nel dialogo col pensiero filosofico contemporaneo e, infine, gridando col martirio le ragioni di Dio e dell’uomo nell’immane vergogna della “shoah“. Ella è divenuta così l’espressione di un pellegrinaggio umano, culturale e religioso, che incarna il nucleo profondo della tragedia e delle speranze del Continente europeo».

Il Premio Edith Stein

Il Premio Edith Stein si assegna ogni due anni a persone, associazioni o istituzioni che si sono distinte a livello internazionale per il loro impegno sociale, politico o civile. Il premio consiste in una medaglia con l’iscrizione Unsere Menschenliebe ist das Maß unserer Gottesliebe (“Il nostro amore per l’uomo è la misura del nostro amore per Dio”) e in una somma di 5.000 euro. E’ il Curatorio del circolo Edith Stein di Gottinga, di cui fanno parte sia la Chiesa evangelica, sia la Chiesa cattolica che l’associazione per la collaborazione ebraico-cristiana, ad assegnare il premio.

Opere

  • Zum Problem der Einfühlung (dissertazione), Halle 1917
  • Potenz und Akt (Habilitationsschrift) 1931
  • Endliches und ewiges Sein (scritto 1937) pubblicazione postuma: Herder Verlag, Freiburg im Breisgau 1950
  • Kreuzeswissenschaft. Studie über Johannes vom Kreuz nuova edizione: Herder Verlag, Freiburg im Breisgau 2003

La Casa Editrice Città Nuova ha pubblicato le opere di Edith Stein in italiano.

Opere artistiche su Edith Stein

Alla vita di Edith Stein è dedicata l’opera in musica per orchestra, cantante solista, voce recitante e coro A piedi scalzi. La figura della filosofa e teologa ha altresì ispirato il poema sinfonico per organo in due movimenti Edith Stein (2005), della compositrice contemporanea Carlotta Ferrari, eseguito all’organo da Carson Cooman.

Nel 1990, Juri Camisasca ha scritto un brano, Il carmelo di Echt (inserito nell’omonimo album, Il carmelo di Echt del 1991), cantato dallo stesso autore e, successivamente, da Giuni Russo (in Signorina Romeo Live e Morirò d’amore) e Franco Battiato (in Fleurs 2).

Alla vita di Edith Stein s’ispira il film La settima stanza.

 

 

Fonte: Wikipedia