Santo del Giorno, 8 agosto – San Domenico di Guzmán
Domenico di Guzmán, Domingo o Domínico in spagnolo, è stato un presbitero spagnolo, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori, proclamato santo nel 1234.
Biografia
Era figlio di Felice di Guzmán e di Giovanna d’Aza, di famiglia agiata. Non esistono però testimonianze certe che discenda dalla nobile famiglia dei Guzmán (la storiografia tende a rigettare l’appartenenza alla casata). Alla nascita lo battezzarono col nome di Domenico di Silos, santo patrono dell’abbazia benedettina di Santo Domingo de Silos.
Inizialmente fu educato in famiglia, dallo zio materno Gonzalo de Aza, arciprete di Gumiel de Izán. Fu poi inviato, all’età di quattordici anni, a Palencia, dove frequentò corsi regolari di arti liberali e teologia per dieci anni. Qui venne a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia. Domenico, nella pietà popolare cattolica, è conosciuto per aver avuto sentimenti di compassione fin dall’età giovanile per la sofferenza altrui. Durante una carestia, forse intorno al 1191, vendette quanto in suo possesso, incluse le sue preziose pergamene. Fu un grande sacrificio in un’epoca in cui non era stata ancora inventata la stampa. Diede da mangiare ai poveri, affermando: “Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?”.
Terminati gli studi, all’età di 24 anni seguì la sua vocazione ed entrò tra i canonici regolari della cattedrale di Osma. Qui il vescovo Martino di Bazan, che stava riformando il capitolo secondo la regola agostiniana con l’aiuto di Diego d’Acebo (o Acevedo), lo consacrò sacerdote. Diego fu eletto vescovo nel 1201, e nominò Domenico sottopriore. Quando il vescovo Diego, nel 1203, fu inviato in missione diplomatica in Danimarca dal re Alfonso VIII di Castiglia per prelevare e accompagnare una principessa promessa sposa di un principe di Spagna, il sottopriore Domenico fu invitato ad accompagnare il vescovo Diego.
Il contatto vivo coi fedeli della Francia meridionale (dove era diffusa l’eresia dei càtari) e l’entusiasmo delle cristianità nordiche per le imprese missionarie verso l’Est costituirono per Diego e Domenico una rivelazione. Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca, scesero a Roma (1206) e chiesero a Innocenzo III di potersi dedicare all’evangelizzazione dei pagani. Ma Papa Innocenzo orientò il loro zelo missionario verso quella predicazione nella Francia meridionale, la regione dove erano più attivi i càtari, missione promossa dal pontefice fin dal 1203. I due accettarono e, nel 1206, partirono missionari in Linguadoca. Domenico continuò anche quando si dissolse la legazione pontificia e pure dopo l’improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207).
La permanenza in Linguadoca
San Domenico rimase in Linguadoca a Prouille, nel paese dei Catari, come missionario, per oltre dieci anni (1205-1216), collaborando col vescovo di Tolosa, Folchetto di Marsiglia. Come legato papale cercò sempre di convertire gli eretici con semplici riconciliazioni. Coloro che assistevano al rogo degli eretici citano Domenico una sola volta. La sua attività di apostolato si imperniava su dibattiti pubblici, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza. Folchetto lo appoggiava in questa sua opera e lo nominò predicatore della sua diocesi.
San Domenico inoltre si convinse immediatamente che bisognava anche dare l’esempio e vivere in umiltà e povertà come gli albigesi, e pian piano maturò anche l’idea di un ordine religioso. Iniziò con l’istituzione di una comunità femminile che accoglieva donne che avevano abbandonato il catarismo, e questa comunità di religiose domenicane esiste ancora oggi. A Domenico si avvicinavano anche uomini, ma questi resistevano poco al rigoroso stile di vita da lui preteso per testimoniare con l’esempio la fede cattolica tra i càtari. Alla fine però riuscì a riunire un certo numero di uomini idonei e motivati che condividevano i suoi stessi ideali, istituendo un primo nucleo stabile e organizzato di predicatori.
Nel 1209 ci furono dei massacri compiuti dai Crociati. Particolarmente feroce fu quello compiuto dopo la conquista di Béziers. Non badarono all’età e al sesso e, nella loro furia, arrivarono a colpire perfino i cattolici. Domenico si distinse nel biasimare severamente tali azioni brutali.
L’apparizione della Madonna e la consegna del rosario
Secondo il racconto del beato Alano della Rupe, nel 1212 Domenico, durante la sua permanenza a Tolosa, ebbe una visione della Vergine Maria e la consegna del rosario, come richiesta a una sua preghiera per combattere l’eresia albigese senza violenza. Da allora il rosario divenne la preghiera più diffusa per combattere le eresie e nel tempo una delle più tradizionali preghiere cattoliche.
Secondo il racconto del Beato Alano della Rupe, nel 1213-1214 i pirati rapirono Domenico, mentre predicava in Spagna col suo confratello fra Bernardo. La notte dell’Annunciazione di Maria (25 marzo) una tempesta stava facendo naufragare la nave su cui si trovavano coi pirati, quando la Madonna disse a Domenico che l’unica salvezza dalla morte certa per l’equipaggio era dire sì alla sua Confraternita del Rosario. Essi accettarono e il mare si calmò. Secondo questo racconto furono dunque i pirati i primi membri della Casa di Maria che è la Confraternita.
In occasione di un viaggio a Roma, nell’ottobre 1215, per accompagnare il vescovo Folchetto, che doveva partecipare al Concilio Laterano IV, Domenico propose a Innocenzo III un nuovo ordine monastico dedicato alla predicazione. Egli trovò grande disponibilità nel Papa che l’approvò verbalmente. Ma seguendo i canoni conciliari, da lui stesso promulgati (Conc. Laterano IV can. 13), propose di non creare una nuova regola, bensì prenderne una già approvata (S. Benedetto, S. Basilio, S. Agostino).
Nel 1215 Domenico, per i suoi seguaci, prima ricevette in dono la casa in Tolosa di Pietro Cellani, divenuto anche lui predicatore, poi ricevette da Simone IV di Montfort il castello di Cassanel. Domenico non partecipava alla Crociata, ma metteva nei suoi compiti la conversione degli eretici. Seguendo il consiglio di Papa Innocenzo, coi suoi sedici seguaci scelse la regola di Sant’Agostino, ma con delle “Costituzioni” adatte al suo particolare apostolato della parola e dell’esempio.
Fondazione dell’ordine dei Frati Predicatori
Il 22 dicembre 1216 Papa Onorio III conferì l’approvazione ufficiale e definitiva all’ordine fondato da Domenico. Ottenuto il riconoscimento ufficiale, l’ordine crebbe e già l’anno dopo, nel 1217, fu in condizione di inviare monaci in molte parti d’Europa. In particolare andarono nella penisola iberica e nei principali centri universitari del tempo; a Parigi e a Bologna, dove si recò egli stesso. I vescovi locali si opposero ma la bolla papale dell’11 febbraio 1218 risolse i problemi ordinando a tutti i prelati di dare assistenza ai domenicani.
A Bologna, l’eloquenza di Reginaldo d’Orléans a favore del nuovo ordine stimolò un notevole e vasto sostegno ai seguaci di Domenico Guzmán, i quali ricevettero notevoli donazioni. Reginaldo avrebbe voluto accettare, ma Domenico le rifiutò, perché desiderava che i suoi confratelli non avessero proprietà e vivessero di elemosina.
Nel 1220 e nel 1221 Domenico presiedette personalmente a Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la magna carta e a precisare gli elementi fondamentali dell’Ordine:
- predicazione,
- studio,
- povertà mendicante,
- vita comune,
- legislazione,
- distribuzione geografica,
- spedizioni missionarie.
Sfinito dal lavoro apostolico (stava preparando una missione in Cumania e per questo studiava la lingua di quel popolo) ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico morì il 6 agosto 1221, nel suo amatissimo convento di Bologna (Basilica di San Domenico). Si spense in una cella non sua, perché lui, il fondatore, non l’aveva, circondato dai suoi frati, cui rivolgeva l’esortazione «ad avere carità, a custodire l’umiltà e a possedere una volontaria povertà».
Culto
Papa Gregorio IX canonizzò Domenico il 13 luglio 1234 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti. Attualmente è celebrato il giorno 8 agosto e il 4 agosto (data originaria) per chi segue la Forma straordinaria del rito romano.
Il suo corpo, dal 5 giugno 1267, è custodito in una preziosa arca marmorea, presso l’omonima basilica di Bologna. A Roma, nel chiostro del convento della Basilica di Santa Sabina all’Aventino, è presente una pianta di arancio dolce che, secondo la tradizione domenicana, San Domenico portò dalla Spagna. La notorietà delle numerose leggende miracolistiche legate alle sue intercessioni fecero accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d’Italia e d’Europa. I fedeli bolognesi lo proclamarono «Patrono e Difensore perpetuo della città».
In occasione del VII centenario della morte il 29 giugno 1921 Papa Benedetto XV dedicò alla figura di San Domenico l’enciclica Fausto Appetente Die.
Nel 1963, Sœur Sourire, la cantante monaca domenicana belga, raggiunse il primo posto nella classifica delle hit parade degli Stati Uniti con la canzone su san Domenico, Dominique.
Citazioni in letteratura
Dante lo ricorda come figura basilare nella storia della Chiesa Cattolica. Nel canto XII del Paradiso incarica San Bonaventura da Bagnoregio di riassumerne la vita, mettendo in bocca a questi versi inevitabilmente sublimi. Pregevole in particolare la terzina che evidenzia la sovrapponibilità dei nomi dei suoi genitori alla condizione da loro realmente vissuta per avere Domenico come figlio. Infatti il nome Giovanna come etimologia ebraica significa “ebbe grazia da Dio”, mentre Felice ha significato evidente.
«Oh padre suo veramente Felice!
oh madre sua veramente Giovanna,
se, interpretata, val come si dice!»(Dante Alighieri, Paradiso, Canto XII, 27-29)
Fonte: Wikipedia