Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 30 novembre – Sant’Andrea apostolo

Andrea (in lingua greca: Ἀνδρέας; denominato secondo la tradizione ortodossa Protocletos o il Primo chiamato) è stato un apostolo di Gesù Cristo. La Chiesa cattolica e quella ortodossa lo venera come santo.

Elementi biografici

Andrea era il fratello di Pietro apostolo (Marco 1,16). Quasi sicuramente il suo nome (derivante dal vocabolo greco ανδρεία, “virilità, valore, fortezza”) non era il nome originario di questo apostolo. Infatti, nella tradizione ebraica o giudaica, il nome Andrea compare solo a partire dal II-III secolo.

Il Nuovo Testamento afferma che Andrea era figlio di Giona (Matteo 16,17) o Giovanni (Giovanni 1,40-42). Si afferma inoltre che era nato a Betsaida sulle rive del Lago omonimo in Galilea (Giovanni 1,44). Assieme al fratello Pietro esercitava il mestiere di pescatore. La tradizione vuole che Gesù stesso lo avesse chiamato ad essere suo discepolo invitandolo ad essere per lui “pescatore di uomini”. Agli inizi della vita pubblica di Gesù, occupavano la stessa casa a Cafarnao (Marco 1,21-29).

Il Vangelo secondo Giovanni riporta che Andrea era in precedenza discepolo di Giovanni il Battista, che gli indicò Gesù come «agnello di Dio» (Giovanni 1,35-40). Andrea fu il primo a riconoscere in Gesù il Messia e lo fece conoscere al fratello (Giovanni 1,41). Presto entrambi i fratelli divennero discepoli di Cristo. In un’occasione successiva, prima della definitiva vocazione all’apostolato, essi erano definiti come grandi amici e lasciarono tutto per seguire Gesù (Luca 5,11; Matteo 4,19-20; Marco 1,17-18).

Nei vangeli Andrea è in molte importanti occasioni come uno dei discepoli più vicini a Gesù (Marco 13,3; Giovanni 6,8 Giovanni 12,22). Ma negli Atti degli Apostoli si trova solo una menzione marginale della sua figura (Atti 1,13).

Eusebio di Cesarea ricorda nelle sue Origini che Andrea aveva viaggiato in Asia Minore ed in Scizia, lungo il Mar Nero. Una tradizione che risale al XII secolo aggiunge anche sul Volga e sul Dnepr. Il ricercatore George Alexandrou, ha scritto che Sant’Andrea ha passato 20 anni nei territori dei Daco-Romani, vissuto in una caverna nei pressi del villaggio di Ion Corvin, oggi in Romania. Per questo egli è divenuto santo patrono della Romania e della Russia. Secondo la tradizione, egli fu il fondatore della sede episcopale di Bisanzio (Costantinopoli), dal momento che l’unico vescovato dell’area asiatica già fondato era quello di Eraclea. Nel 38, in questa sede gli succedette Stachys. La diocesi si svilupperà successivamente nel Patriarcato di Costantinopoli. Andrea è riconosciuto come santo patrono della sede episcopale.

Bartolomé Esteban Murillo, Martirio di sant’Andrea, Madrid, Museo del Prado (Fonte: Wikipedia)

Andrea subì il martirio per crocifissione a Patrasso (Patrae) in Acaia (Grecia), probabilmente nel 60 d.C. regnante Nerone. Predicò nelle zone limitrofe al Ponto Eusino, in Cappadocia, Bitinia e Galazia. Dai primi testi apocrifi, come ad esempio gli Atti di Andrea citati da Gregorio di Tours, si sa che Andrea fu legato e non inchiodato su una croce latina (simile a quella dove Cristo era stato crocifisso). Ma la tradizione vuole che la crocifissione di Andrea avvenne su una croce detta Croce decussata (a forma di X) e comunemente conosciuta con il nome di “Croce di Sant’Andrea”. Questo accadde per sua personale scelta, dal momento che egli non avrebbe mai osato eguagliare il Maestro nel martirio. Quest’iconografia di sant’Andrea appare ad ogni modo solo attorno al X secolo, ma non divenne comune sino al XVII secolo. Proprio per il suo martirio, sant’Andrea è divenuto anche il patrono di Patrasso.

Atti e Vangelo di Andrea

Gli scritti apocrifi che compongono gli Atti di Andrea, menzionati da Eusebio di Cesarea, Epifanio di Salamina e da altri, sono compresi in un gruppo disparato di Atti degli apostoli tradizionalmente attribuiti a Lucio Carino. Questi atti risalgono al III secolo e, assieme al Vangelo di Andrea, appaiono tra i libri rigettati dalla chiesa nel Decretum Gelasianum di papa Gelasio I.

La serie completa degli Atti fu edita e pubblicata da Konstantin von Tischendorf nel suo Acta Apostolorum apocrypha (Lipsia, 1821). Egli si occupò di riordinarli per la prima volta in modo ordinato e filologicamente corretto. Un’altra versione si trova nella Passio Andreae, pubblicata da Max Bonnet (Supplementum II Codicis apocryphi, Parigi, 1895).

Icona di Sant’Andrea Protocletos (Fonte: Wikipedia)

Culto

La festa di sant’Andrea è celebrata il 30 novembre nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente ed è festa nazionale in Scozia.

Le reliquie

Dopo il martirio di sant’Andrea, secondo la tradizione, ci fu la traslazione delle sue reliquie da Patrasso a Costantinopoli. Leggende locali dicono che i romani vendettero le reliquie. San Girolamo scrisse che fu l’imperatore romano Costanzo II, nel 537, ad ordinare che le reliquie di Andrea fossero portate da Patrasso a Costantinopoli. Qui rimasero sino al 1208, quando vennero portate ad Amalfi, in Italia, dal cardinale Pietro Capuano, nativo di Amalfi. Nel XV secolo, la testa di sant’Andrea fu portata a Roma, la misero in una teca in uno dei quattro pilastri principali della basilica di San Pietro. Come gesto di apertura verso la Chiesa ortodossa greca, nel settembre del 1964 papa Paolo VI consegnò un dito e parte della testa alla chiesa di Patrasso.

Nel VI secolo papa Gregorio Magro donò due reliquie (una mano e un braccio) di sant’Andrea a Venanzio vescovo di Luni, suo grande amico. In tale tempo, e con l’occasione del dono, fu costruita a Sarzana la chiesa di Sant’Andrea, che divenne la dimora della reliquia. Da quel giorno l’apostolo divenne il patrono della città. Tali reliquie si conservano oggi nella cattedrale di Sarzana. Un certo Andrea, maggiordomo di palazzo dell’imperatore Maurizio, le portò da Costantinopoli a Roma. A Città di Castello, nella chiesa di San Francesco, si conserva una reliquia dell’osso di un braccio. Una tradizione locale narra che papa Celestino II, nativo della città e già canonico della cattedrale, la donò a un monastero locale dove viveva una sua sorella. Nel XV secolo il comune realizzò un reliquiario in argento, oggi nella Pinacoteca Comunale.

Tommaso Paleologo, despota della Morea spodestato dai Turchi, donò testa del santo, insieme ad altre reliquie (un mignolo e alcune piccole parti della croce), a papa Pio II nel 1461. In cambio voleva l’impegno per una crociata che avrebbe dovuto riprendere Costantinopoli. Il papa accettò il dono promettendo di restituire le reliquie quando la Grecia fosse stata liberata e ne inviò la mandibola custodita nell’antico reliquiario a Pienza.

Per decisione di papa Paolo VI nel 1964 le reliquie conservate a Roma andarono nuovamente a Patrasso all’interno dell’antico reliquiario bizantino, fino ad allora custodito nella cattedrale pientina. In cambio il Papa donò alla cattedrale di Pienza il busto-reliquiario della testa che Pio II commissionò a Simone di Giovanni Ghini per la basilica di San Pietro in Vaticano. Le reliquie rese si custodiscono a tutt’oggi nella chiesa di sant’Andrea a Patrasso in una speciale urna e vengono mostrate ai fedeli in occasione della festa del 30 novembre.

La chiesa madre di San Nicola a Gesualdo conserva un presunto osso del braccio del santo. Eleonora, badessa del celebre monastero del Goleto in Irpinia, quando, verso la fine del Cinquecento, si trasferì a Gesualdo presso il principe Carlo Gesualdo, donò la reliquia, custodita in una preziosa scultura d’argento, alla Chiesa.

Nel 2007 il vescovo di Amalfi consegnò una reliquia del santo al patriarca ecumenico Bartolomeo, affinché fosse conservata nella cattedrale di San Giorgio in Costantinopoli (sede del patriarcato).

 

 

Fonte: Wikipedia