Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 3 settembre – San Gregorio Magno

Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande, è stato il 64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo.

Biografia

Figlio di santa Silvia e di Gordiano, Gregorio Magno nacque verso il 540 dall’antica famiglia senatoriale degli Anicii. Alcuni genealogisti collocano fra gli antenati di Gregorio i papi Felice III e Agapito.

Carriera politica

Dopo studi di elevato livello in grammatica e diritto, entrò nella vita pubblica ricoprendo la prestigiosa carica di praefectus urbi Romae (prefetto della città di Roma). In questa veste è citato in un documento databile all’anno 573.

Gregorio I, dipinto di Antonello da Messina (Fonte: Wikipedia)

Da monaco a delegato apostolico

Gregorio impegnò tutte le sue notevoli sostanze per l’assistenza ai bisognosi e per trasformare i suoi possedimenti a Roma e in Sicilia in altrettanti monasteri. Egli stesso si fece monaco rinunciando all’altissima carica pubblica. Fondò un monastero nella propria abitazione sul colle Celio intitolandolo a S. Andrea ad Clivum Scauri. Nella vita cenobitica si dedicò con assiduità alla contemplazione dei misteri di Dio nella lettura della Bibbia. Non poté dimorare a lungo nel convento perché nel 578 divenne, per nomina di papa Benedetto I, uno dei sette diaconi di Roma. L’anno dopo il successore Pelagio II lo inviò come apocrisario presso la corte di Costantinopoli per chiedere aiuti contro i Longobardi.

Lì restò per sei anni e si guadagnò la stima della famiglia imperiale e dello stesso imperatore Maurizio, salito al trono nel 582, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. Nel 584 ottenne per Roma l’aiuto che il papa aveva chiesto, ma fu di tale modesta entità che non servì a risolvere i problemi per i quali era stato invocato. L’imperatore non fece altro e il pontefice, ritenendo Gregorio inadatto al compito affidatogli, lo richiamò a Roma e lo sostituì.

Al rientro a Roma, nel 586, tornò nel monastero sul Celio. Vi rimase però per pochi anni, perché morto il 7 febbraio 590 papa Pelagio II, vittima di una pestilenza. Gregorio fu chiamato al soglio pontificio dall’entusiasmo dei credenti e dalle insistenze del clero e del senato di Roma, di cui era stato segretario. Egli cercò di resistere alle insistenze del popolo, inviando una lettera all’imperatore Maurizio in cui lo pregava di intervenire non ratificando l’elezione. Ma il praefectus urbi di Roma, di nome Germano, o forse il fratello di Gregorio, intercettò la lettera e la sostituì con la petizione del popolo che chiedeva la ratifica della sua elezione a pontefice.

L’inverno 589-590 fu particolarmente funesto per la penisola italiana. Alle violenze perpetrate dai Longobardi si aggiunse una stagione eccessivamente inclemente, con nubifragi e inondazioni che colpirono particolarmente il settentrione, causando vittime e danni incalcolabili. Ma anche il Tevere subì una piena particolarmente violenta, che inondò gran parte della città provocando vittime e danni ingenti. Ne seguì un’epidemia di peste, che decimò la popolazione e colpì anche il papa Pelagio II. Poiché ancora nell’estate del 590 la situazione non accennava a tornare alla normalità, in una predica del 29 agosto Gregorio esortò i fedeli alla penitenza. E per implorare l’aiuto divino organizzò una solenne processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore.

Secondo la tradizione, mentre Gregorio attraversava, alla testa della processione, il ponte che collegava l’area del Vaticano con il resto della città (oggi Ponte Sant’Angelo), ebbe la visione dell’Arcangelo Michele che, in cima alla Mole Adriana, rinfoderava la sua spada. La visione (che secondo alcune fonti fu condivisa da tutti i partecipanti alla processione) venne interpretata come un segno celeste. Tale segno preannunciava l’imminente fine dell’epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romani cominciarono a chiamare la Mole Adriana “Castel Sant’Angelo” e, a ricordo del prodigio, posero più tardi sullo spalto più alto la statua di un angelo in atto di rinfoderare la spada.

Finalmente arrivò da Costantinopoli la ratifica all’elezione pontificale. Sebbene Gregorio (che probabilmente non sapeva della sostituzione della sua lettera) rinnovasse le sue reticenze alla missione a cui era chiamato, il 3 settembre 590 venne consacrato papa. L’ascesa quasi “forzata” al soglio pontificio lo turbò profondamente e provocò in lui una sincera contrarietà. Solo la fede incrollabile e la convinzione di poter svolgere un ruolo di guida per la redenzione dell’umanità intera, riuscirono a fargli superare la sofferenza.

Il pontificato

Fu amministratore energico, sia nelle questioni sociali e politiche per supportare i bisognosi di aiuto e protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa. Sebbene fosse fisicamente piuttosto esile e cagionevole di salute, si dimostrò uomo di azione, pratico e intraprendente. E infatti uno dei primi doveri che si impose fu la moralizzazione ed epurazione della Curia romana, in cui erano presenti troppi personaggi, laici ed ecclesiastici, che avevano interessi ben diversi da quelli spirituali e di carità. Molti incarichi furono dunque attribuiti a monaci benedettini.

L’altro dovere primario cui si dedicò fu quello di utilizzare i beni propri e quelli derivanti dalle donazioni dei privati, non a beneficio di vescovi e diaconi, ma in favore del popolo della città di Roma. Egli descrive la città, in una sua predica, “oppressa da uno smisurato dolore, si spopola di cittadini; assalita dal nemico, non è più che un cumulo di macerie”.

Molti furono i provvedimenti intesi ad un riordino dell’istituzione monastica e alla regolamentazione dei rapporti di quella con l’organizzazione ecclesiastica ed i vescovi in particolare. Assicurò una maggiore autonomia giuridica per i monasteri. La vita economica di questi ultimi non doveva in alcun modo subire l’ingerenza dei vescovi, chiamati a compiti spirituali. Regolamentò i rapporti tra scelta monacale e vita familiare, generalmente dando la priorità ai diritti della seconda. Sottrasse, quanto più possibile, gli ecclesiastici ai tribunali civili, non solo in ossequio ad una tradizione radicata, ma soprattutto perché non aveva alcuna fiducia delle autorità longobarde e bizantine, particolarmente corruttibili. Molti vescovi forse non erano da meno, ma su di loro poteva comunque esercitare la sua autorità.

Il canto gregoriano

Gregorio riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti anteriori e componendo nuovi testi. L’epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo documentano ampiamente sulla sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con i Testi sacri.

Promosse quella modalità di canto tipicamente liturgico che da lui prese il nome di “gregoriano”: il canto rituale in lingua latina adottato dalla Chiesa cattolica, che comportò, di conseguenza, l’ampliamento della Schola cantorum. Paolo Diacono (scrive verso il 780), pur ricordando molte tradizioni giunte fino a lui, non ha una parola sul canto né sulla Schola.

San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa (Fonte: Wikipedia)

Alcune illustrazioni di manoscritti dal IX al XIII secolo tramandano una leggenda secondo la quale Gregorio avrebbe dettato i suoi canti ad un monaco, alternando la dettatura a lunghe pause. Il monaco, incuriosito, avrebbe scostato un lembo del paravento di stoffa che lo separava dal pontefice, per vedere cosa egli facesse durante i lunghi silenzi, assistendo così al miracolo di una colomba (che rappresenta naturalmente lo Spirito Santo), posata su una spalla del papa, che gli dettava a sua volta i canti all’orecchio.

In realtà i manoscritti più antichi contenenti i canti del repertorio gregoriano risalgono al IX secolo e pertanto non si sa se lui stesso ne abbia composto qualcuno.

Opere

Di Gregorio sono rimasti diversi scritti di vario genere:

  • Sacramentarium Gregorianum – con cui riformò il canone della messa, rendendola più semplice ma più solenne;
  • Antiphonarius cento – la nuova redazione del libro dei canti liturgici (attribuzione dubbia);
  • Homiliae (40 omelie sui Vangeli (Homiliae in Evangelia), 22 su Ezechiele (Homiliae in Hiezechihelem prophetam), 2 sul Cantico dei cantici);
  • Dialoghi – in 4 libri: il primo e il terzo su santi italiani a lui coevi, il secondo monografico su san Benedetto da Norcia e il quarto riguarda in particolare il destino dell’anima dopo la morte e narra di alcune profezie;
  • Moralia in Job – 35 libri di esegesi del libro veterotestamentario di Giobbe;
  • Regula Pastoralis – manuale per la vita e l’opera dei vescovi e in generale di coloro che ricoprono il ministero pastorale;
  • Commento al primo Libro dei Re;
  • Circa 850 lettere sopravvissute dal suo Registro (Registrum Gregorii): inestimabile fonte primaria, anche storica, sull’epoca di Gregorio;
  • Opera Omnia dal Migne patrologia Latina con indici analitici.

Il Liber Pontificalis, il testo ufficiale che ha riportato per secoli l’attività dei pontefici di Roma, presenta Gregorio esclusivamente sotto l’aspetto dell’attività religiosa. Stranamente tace su tutti i contatti e le scelte politiche da lui effettuate, sia con i Longobardi che con i Bizantini.

Culto

Papa Gregorio I morì il 12 marzo 604 dopo aver sofferto per vari anni di gotta. Fu sepolto nella Basilica di San Pietro.

Nel rito romano la sua memoria liturgica ricorre il 3 settembre. In rito bizantino il giorno del suo ricordo è il 12 marzo.

Dal Martirologio Romano (ed. 2001):

«12 marzo – A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio I, papa, detto Magno, la cui memoria si celebra il 3 settembre, giorno della sua ordinazione.»

«3 settembre – Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l’incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo.»

 

 

Fonte: Wikipedia