Beda il Venerabile è stato un monaco cristiano e storico inglese, vissuto nel monastero benedettino di San Pietro e San Paolo a Wearmouth (oggi parte di Sunderland), in Inghilterra, e a Jarrow, in Northumberland. E’ sepolto nella Cattedrale di Durham. È famoso come studioso e autore di numerose opere, tra le quali la più conosciuta è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum, che gli è valsa il titolo di “Padre della storia inglese”.

È stato dichiarato santo e dottore della Chiesa dalla Chiesa cattolica. La memoria liturgica è il 25 maggio. Nel Rito ambrosiano la memoria liturgica è il 23 maggio.

Scrisse su molti altri argomenti, dalla musica alla poesia, ai commentari biblici. Dante Alighieri lo cita nella Divina Commedia.

Il motto riportato nello stemma di papa Francesco, Miserando atque eligendo, è in un passo delle Omelie di Beda il Venerabile (Om. 21; CCL 122, 149-151).

Immagine dalle Cronache di Norimberga (1493) -Fonte: Wikipedia

Entrato nel monastero di Wearmouth all’età di 7 anni, divenne diacono a 19 e sacerdote a 30 anni. Non è chiaro se fosse di famiglia nobile. Lo educarono gli abati Benedetto Biscop e Ceolfrid, e fu forse quest’ultimo che lo accompagnò a Jarrow nel 682. Qui trascorse il resto della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l’insegnamento, la scrittura e l’assolvimento delle funzioni monastiche.

Quasi tutto ciò che conosciamo della vita di Beda è quanto lui stesso racconta nella sua Historia. Le sue parole gettano luce sulla composizione del lavoro attraverso il quale è più ricordato nel mondo. Sono frasi scritte nel 731, quando la morte era ormai vicina. Scrive egli stesso:

«Così io, Beda, servo di Cristo e sacerdote del monastero dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, che si trova a Wearmouth e a Jarrow, con l’aiuto del Signore ho composto fino a dove ho potuto raccogliere, o dai documenti degli antichi o dalle tradizioni degli antenati o dalla mia conoscenza, questa storia ecclesiastica della Britannia, e specialmente del popolo inglese.

Sono nato nel territorio del detto monastero, e all’età di sette anni i miei genitori mi affidarono alla cura del reverendissimo abate Benedetto, e in seguito a Ceolfrid, perché mi istruissero. Da quel momento ho passato tutta la mia vita all’interno del suddetto monastero, dedicando tutte le mie fatiche allo studio delle Scritture, e fra l’osservanza della disciplina monastica e del compito quotidiano di cantare in Chiesa, è sempre stato per me piacevole imparare, insegnare o scrivere.

A diciannove anni fui ammesso al diaconato, a trent’anni al sacerdozio, ed entrambi li ho intrapresi nelle mani del reverendissimo Vescovo Giovanni, e sotto la disciplina dell’abate Ceolfrid. Dal momento dell’ammissione al sacerdozio al mio attuale cinquantanovesimo anno, mi sono occupato di aggiungere brevi note sulle Scritture, tratte dai lavori dei Venerabili Padri o in conformità con il significato e le interpretazioni da essi indicati, e ciò per mio uso personale e per quello dei miei confratelli.»

Dopo questo, Beda inserisce una lista, o Indiculus, dei suoi precedenti scritti, e alla fine conclude il suo grande lavoro con le seguenti parole:

«E io Ti prego, buon Gesù, che come Tu mi hai graziosamente dato di bere con piacere della tua conoscenza, così voglia Tu benignamente concedermi di attingere un giorno a Te, la fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al Tuo Volto.»

Opera Bedae Venerabilis, 1563 (Fonte: Wikipedia)

Il titolo Venerabilis sembra essere associato al nome di Beda già due generazioni dopo la sua morte.

La sua importanza per la religione cattolica fu riconosciuta in pieno solo nel 1899, quando lo dichiararono Dottore della Chiesa, con il nome di San Beda il Venerabile.

Sull’epiteto di “venerabile” si riporta la seguente leggenda agiografica. Un “monaco somaro”, volendo comporre l’epitaffio di Beda, non era in grado di portare a termine il compito. Lasciò incisa una frase mutila: Hac sunt in fossa Bedae… ossa. La mattina dopo, tuttavia, trovò che gli angeli avevano completato il lavoro interrotto riempiendo la lacuna con la parola venerabilis. Tuttavia solo Thomas Fuller riporta questa leggenda ma di essa non si registra alcuna menzione in fonti e auctoritates di epoche precedenti.

Il titolo è usato da Alcuino di York, Amalario e apparentemente da Paolo Diacono. E il concilio di Aquisgrana dell’835 lo descrive come venerabilis et modernis temporibus doctor admirabilis Beda (“il venerabile e meraviglioso dottore dei nostri tempi Beda”).

A questo decreto fece riferimento specifico la petizione che chiedeva che Beda fosse dichiarato dottore della Chiesa. Fu il cardinale Nicholas Patrick Stephen Wiseman insieme ai vescovi inglesi ad indirizzarla alla Santa Sede nel 1859.

La questione era già stata dibattuta prima del tempo di Benedetto XIV. Ma solo il 13 novembre 1899 Leone XIII decretò che la festa di San Beda il Venerabile con il titolo di Doctor Ecclesiae fosse celebrata da tutta la Chiesa cattolica il 25 maggio.

Un culto locale di san Beda si era mantenuto a York e nel nord dell’Inghilterra durante il Medioevo. La sua festa però non era osservata in genere al sud dello stesso paese, dove era seguito il rito di Sarum.

Secondo la Catholic Encyclopedia, gli scritti di Beda mostrano una profonda conoscenza del suo tempo e del passato. Tale conoscenza fu ottenuta dalla lettura dei libri delle biblioteche di Wearmouth e di Jarrow, che contenevano dai 300 ai 500 volumi ed erano tra le più grandi d’Inghilterra. Una delle sue fonti più importanti è la Storia dei Bretoni di Gildas, scritta poco prima del 547.

Beda fu un grande esperto in letteratura patristica e nei suoi scritti si ritrovano citazioni di Plinio il Giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici, malgrado qualcuno all’epoca disapprovasse queste conoscenze.

Conosceva anche il greco e un po’ di ebraico. Il suo latino è semplice e privo di affettazione, ma fluido nella narrazione.

Beda utilizzava il metodo di interpretazione allegorica ed aveva un atteggiamento “moderno” di fronte all’interpretazione dei miracoli. Si riteneva che fosse dotato di molto buon senso, simpatia, amore alla verità e all’imparzialità, sincera misericordia e capacità di mettersi al servizio degli altri.

Gli scritti di Beda sono classificati in scientifici, storici e teologici.

De natura rerum, 1529 – Fonte: Wikipedia

Tra gli scritti scientifici troviamo trattati di grammatica (scritti per i suoi allievi), un lavoro sui fenomeni naturali (De Rerum Natura) e due sulla cronologia (De temporibus e De temporum ratione).

Beda fece anche un calcolo approssimato dell’età della Terra. Inoltre iniziò a dividere gli anni nei due evi: prima di Cristo e dopo Cristo.

Scrisse che la Terra è rotonda “come una palla da gioco”.

In ambito storico a proposito del mito del Colosseo e di Roma, già nel VII secolo aveva profetizzato sul destino dell’Urbe, legato alla fine del mondo:

«Finché resterà in piedi il Colosseo, resterà in piedi anche Roma; quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo»

Il più importante e meglio conosciuto dei suoi lavori è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum (“Storia ecclesiastica del popolo degli Inglesi”), in 5 libri (circa 400 pagine). E’ un’opera che narra la storia dell’Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare alla data di composizione (731).

La sua edizione della Bibbia fu molto importante e fu utilizzata dalla Chiesa fino al 1966. Quest’opera non è la copia di una precedente versione ma è il risultato di molte ricerche per ciascuno dei libri della Bibbia.

Suoi altri lavori importanti sono le vite degli abati di Wermouth e Jarrow e le vite in versi e in prosa di Cutberto di Lindisfarne.

La maggior parte dei suoi scritti è di tipo teologico e consiste in commentari di tipo esegetico di libri dell’Antico e Nuovo Testamento. Fra questi i famosi Proverbia di Re Salomone dal Libro dei Proverbi, in omelie e in trattati su brani della Sacra Scrittura.

Il suo ultimo lavoro, completato sul letto di morte, fu la traduzione in lingua anglosassone del Vangelo secondo Giovanni.

 

 

 

Fonte: Wikipedia