Santo del Giorno, 22 ottobre – San Giovanni Paolo II
Papa Giovanni Paolo II, nato
è stato il 264º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 6º sovrano dello Stato della Città del Vaticano.Biografia
Le origini
Karol Wojtyła era il terzo figlio di Emilia, nata Kaczorowska, e di Karol Wojtyła senior, ex-ufficiale dell’esercito asburgico. Da giovane veniva chiamato dagli amici e dai familiari “Lolek”.
Università
Nell’estate del 1938 Karol Wojtyła, insieme con suo padre, lasciò Wadowice per trasferirsi a Cracovia. Qui si iscrisse all’Università Jagellonica nel semestre autunnale. Nel suo primo anno studiò filologia, lingua e letteratura polacca. Prese anche lezioni private di francese.
Lavorò come bibliotecario volontario e fece l’addestramento militare obbligatorio nella legione accademica. Iniziò nel frattempo lo studio delle lingue, che lo portò poi a conoscere e parlare 11 idiomi diversi: polacco, slovacco, russo, italiano, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, ucraino e inglese, oltre al latino ecclesiastico e all’esperanto.
La seconda guerra mondiale
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Karol e suo padre fuggirono da Cracovia verso est, insieme con migliaia di altri polacchi. Dopo avere camminato per 200 chilometri, seppero dell’invasione russa della Polonia e furono obbligati a ritornare a Cracovia.
Nel novembre, ci fu l’arresto di 184 accademici dell’Università Jagellonica e l’Università venne chiusa. Tutti i maschi abili furono costretti a lavorare. Nel primo anno di guerra Karol lavorò come fattorino per un ristorante. Questo lavoro leggero gli permise di continuare gli studi e la carriera teatrale e di mettere in pratica atti di resistenza culturale. Intensificò inoltre lo studio del francese.
Dall’autunno del 1940 Karol iniziò a lavorare nelle cave di pietra della Solvay, anche grazie al sostegno della sua insegnante di francese. Dato che l’azienda produceva soda caustica, particolarmente importante nel periodo bellico, a Wojtyła rilasciarono un documento di identità (Ausweis) che lo risparmiò, a differenza di molti suoi coetanei, dalla deportazione in Germania. Il lavoro presso la Solvay durò fino al 1944.
Il padre morì nel 1941. Nel 1942, Karol entrò nel seminario clandestino diretto dall’arcivescovo di Cracovia Sapieha. Il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, un camion tedesco lo investì. Perse coscienza e passò due settimane in ospedale. Riportò un trauma cranico acuto, numerose escoriazioni e una ferita alla spalla. Pare che questo incidente e la sopravvivenza ad esso sembrarono a Wojtyła una conferma della propria vocazione religiosa.
Nell’agosto 1944 iniziò la rivolta di Varsavia e il 6 agosto, il “lunedì nero”, la Gestapo rastrellò la città di Cracovia, deportando i giovani maschi per evitare un’analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì la sua casa, Wojtyła riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e si rifugiò nel Palazzo vescovile, dove rimase fino a guerra finita. La notte del 17 gennaio 1945 i tedeschi abbandonarono la città. I seminaristi restaurarono il vecchio seminario, ridotto in rovine.
Servizio ecclesiastico
Karol Wojtyła venne ordinato presbitero il 1º novembre 1946 dall’arcivescovo di Cracovia, Adam Stefan Sapieha. Subito dopo egli si trasferì a Roma per proseguire gli studi teologici presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (conosciuta anche come Angelicum). Nella tesi di dottorato, che aveva per tema la dottrina della fede in San Giovanni della Croce, Wojtyła pose l’accento sulla natura personale dell’incontro dell’uomo con Dio.
Ritornato in Polonia nell’estate del 1948, la sua prima missione pastorale fu nel paesino di Niegowić, a venticinque chilometri da Cracovia. Nel marzo 1949 fu trasferito nella parrocchia di San Floriano a Cracovia. Insegnò etica all’Università Jagellonica della città e successivamente all’Università Cattolica di Lublino. Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliare di Cracovia e quattro anni dopo assunse la guida della diocesi quale vicario capitolare.
Il 13 gennaio 1964 papa Paolo VI lo nominò arcivescovo di Cracovia.
Sia come vescovo, prima, che come arcivescovo, poi, Wojtyła partecipò al Concilio Vaticano II. Fece parte anche della Pontificia commissione per il controllo della popolazione e delle nascite.
A Cracovia si distinse per la sua attività di opposizione al regime comunista. In particolare, fece pubblicare a puntate nel suo giornale diocesano alcuni libri usciti all’epoca e colpiti dalla censura comunista. Tra questi Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori e Lettera a un bambino mai nato della scrittrice fiorentina Oriana Fallaci.
Nell’agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI, partecipò al conclave che si concluse con l’elezione di Albino Luciani, il quale divenne papa Giovanni Paolo I.
Il 28 settembre 1978, dopo solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I morì. Nell’ottobre 1978 Wojtyła fece ritorno in Vaticano per prendere parte al secondo conclave in meno di due mesi.
Il secondo conclave del 1978
Alle 18:18 del 16 ottobre, dopo l’ottavo scrutinio, dal comignolo della Sistina si levò la fumata bianca. Poco meno di mezz’ora dopo, alle 18:45, il cardinale protodiacono Pericle Felici annunciò l’avvenuta elezione. Pare che in un primo momento Wojtyła si volesse chiamare Stanislao I in onore del santo patrono della Polonia. Tuttavia, poiché i cardinali gli fecero notare che era un nome che non rientrava nella tradizione romana, Wojtyła scelse Giovanni Paolo II, in ricordo del predecessore e per tener viva la sua memoria.
Pochi minuti più tardi il nuovo papa si presentò alla folla riunita in piazza San Pietro, affacciandosi dalla loggia che sovrasta l’ingresso della basilica di San Pietro in Vaticano. Contrariamente a quanto previsto dal cerimoniale, decise di rivolgere un discorso di saluto alla folla. Nel suo breve discorso egli si definì come «un nuovo vescovo di Roma… chiamato da un paese lontano». E superò subito le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo «se mi sbaglio mi corrigerete!», frase rimasta famosa e che suscitò l’applauso dei presenti. Al termine egli impartì la prima benedizione Urbi et Orbi che fu trasmessa in mondovisione.
Il pontificato
L’inizio
«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!» (Papa Giovanni Paolo II, Omelia per la messa di inizio del pontificato)
Sull’onda del processo di rinnovamento ecclesiastico avviato dal Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II fece a meno – come i suoi predecessori – di parte della simbologia e del cerimoniale tradizionale al fine di rendere il suo pontificato meno simile ad un vero e proprio regno. Decise, pertanto, di non usare il pluralis maiestatis, riferendosi a sé stesso con «Io» al posto di «Noi», e optò per una semplice messa di inaugurazione del ministero petrino, al posto della tradizionale cerimonia di incoronazione papale. Il suo stemma, come quello dei predecessori, fu sormontato della tiara (o triregno), un copricapo extra-liturgico adottato dai papi, ma egli non la indosserà mai sostituendola con la mitria.
Il suo pontificato è stato caratterizzato da un’intensa attività pastorale che lo ha portato in ogni parte del mondo. Ha operato per la difesa della pace e per migliorare le relazioni con le altre religioni, in primo luogo con anglicani ed ortodossi.
Nei confronti degli ebrei, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Israele ed ha chiesto perdono per le mancanze e i peccati dei cristiani verso i “fratelli maggiori” nel corso dei secoli.
Wojtyła ha avuto anche una grande attenzione ai temi sociali. Scrisse due encicliche sulle distorsioni delle dottrine capitaliste e comuniste: la Laborem Exercens (14 settembre 1981) e la Centesimus Annus (1º maggio 1991), nel centenario della Rerum Novarum di papa Leone XIII.
Richiese più volte a tutti gli Stati di rispettare la libertà religiosa dei propri cittadini. Il suo primo pronunciamento in tale senso fu una lettera al segretario delle Nazioni Unite Kurt Waldheim il 2 dicembre 1978 in occasione del trentesimo anniversario della firma della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948.
Gli anni ottanta
Nel 1982 elevò l’Opus Dei al rango di prelatura personale. Nel 1983 promulgò la nuova versione del Codice di diritto canonico. Il 2 dicembre 1984 confermò la prassi del sacramento della confessione condannando la pratica della confessione comunitaria.
Con la costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 stabilì l’organizzazione della Curia Romana ed i compiti dei vari dicasteri.
L’attentato subìto
Il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte di Mehmet Ali Ağca. Si trattava di un killer professionista turco, che sparò al Papa tre colpi di pistola in piazza San Pietro, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un’udienza generale, colpendolo all’addome. Wojtyła fu presto soccorso e sopravvisse. Dopo l’attentato subì un intervento della durata di 5 ore e 30 minuti.
Due anni dopo, nel Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione rimase privata. La giustizia italiana condannò in seguito l’attentatore all’ergastolo per attentato a Capo di Stato estero. Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia. Ali Ağca, estradato dall’Italia, fu condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia).
Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità e ha ripetutamente cambiato versione sulla dinamica della preparazione dell’attentato.
Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fátima. Un uomo riuscì a colpire di striscio il papa con una baionetta, prima che la sicurezza lo fermasse. L’uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un “agente di Mosca”. Lo condannarono a sei anni di prigione con in più l’espulsione dal Portogallo.
L’Anno Santo del 1983 e l’istituzione delle GMG
Per il 1983-1984 indisse il Giubileo Straordinario della Redenzione, nel 1950º anniversario della data convenzionale della morte e resurrezione di Cristo (33). In calendario indisse tra i vari appuntamenti il Giubileo dei Giovani, che ebbe il suo culmine il 15 aprile 1984, Domenica delle Palme. Quel giorno trecentomila giovani affollarono piazza San Pietro, cifra decisamente inconsueta per l’epoca.
Approfittando della concomitanza con l’Anno internazionale della Gioventù indetta dall’ONU, il Papa diede appuntamento ai giovani per l’anno successivo. L’incontro a Roma del 31 marzo 1985 segnò l’istituzione delle Giornate Mondiali della Gioventù.
Così si decise di continuare ad organizzare questo genere di eventi ogni due anni in una città del mondo scelta dal papa. Le prime due furono Buenos Aires nel 1987 e Santiago de Compostela nel 1989. Con il passare degli anni le cosiddette “GMG” divennero incontri dall’importanza sempre maggiore, a prescindere dal numero effettivo di partecipanti. In particolare la GMG del 1995, svoltasi a Manila alla presenza di quattro o cinque milioni di persone, si considera il più grande raduno umano della storia.
Gli anni novanta e i primi anni dopo il 2000
«Damose da fa’! Volemose bbene! Semo romani!» (Papa Giovanni Paolo II – 26 febbraio 2004)
Il 15 agosto 1990 nella costituzione apostolica Ex corde ecclesiae stabilì alcune regole per le Università cattoliche, tra cui il requisito per i docenti dell’approvazione del proprio vescovo. Il 27 aprile 1991 papa Giovanni Paolo II, in Basilicata, visitò Pisticci Scalo, frazione del comune di Pisticci, dove incoronò la statua di Santa Maria la Sanità del Casale, conservata nell’omonima Abbazia. Il 22 ottobre 1993 confermò la regola del celibato ecclesiastico nella Chiesa latina, affermando che «bisogna ardire, mai ripiegare». Nello stesso anno visitò la Sicilia, in un periodo segnato dalle tragiche vicende riguardanti i delitti mafiosi (fra i quali quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino).
Con il motu proprio Ad tuendam fidem del 1998 chiarì il significato della «professione di fede del 1989» che stabilisce la necessità per i teologi cattolici di aderire alle «verità» proclamate dal magistero «in modo definitivo» anche quando queste non siano stabilite come dogma. Sempre nello stesso anno, con il motu proprio Apostolos suos del 21 maggio chiarì i limiti delle Conferenze episcopali.
Il 30 aprile 2000 canonizzò Faustina Kowalska e istituì la Festa della Divina Misericordia. Nello stesso anno, proclamò santo martire Matteo Correa Magallanes. Il 17 agosto 2002 nel santuario della Divina Misericordia di Cracovia-Łagiewniki effettuò, con atto solenne, l’affidamento del mondo alla Divina Misericordia.
Il pontefice ribadì ripetutamente la dignità dell’uomo e il diritto alla vita, come fondamento di tutte le posizioni assunte in tema di morale.
Il 1º ottobre 2003, riceve in Vaticano, dall’Accademia Bonifaciana di Anagni, fondata il 5 agosto precedente per ricordare i 700 anni dalla morte di Papa Bonifacio VIII dal Cav. Sante De Angelis, come primo insignito il Premio Internazionale Bonifacio VIII “…per una cultura della Pace…”, auspicando in quell’occasione che “l’Accademia Bonifaciana contribuisca con ogni utile iniziativa alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, nella promozione degli autentici valori umani e cristiani e che il “Bonifacio” diventi il segno nel mondo di una vera cultura della Pace ed un momento insostituibile e di grande prestigio per promuovere la terra di Ciociaria e l’Italia”.
I problemi di salute
Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di papa Pio IX (1846), Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre quindici anni sul seggio papale, un attentato ed un gran numero di traumi fisici, la sua salute cominciò a declinare. Nell’estate del 1992 gli tolsero un tumore benigno al colon, nel 1993 si slogò una spalla scivolando al termine di un’udienza e nel 1994 si ruppe il femore destro a seguito di una caduta nel bagno del suo appartamento privato.
In conseguenza di tutti questi infortuni, il 29 aprile 1994 subì un intervento di artroprotesi all’anca, il quale gli permise di tornare a camminare seppur con l’uso del bastone. Nel corso della benedizione natalizia del 1995 dovette interrompere il suo discorso per un malore. Si trattava di un attacco di appendicite acuta, curato efficacemente attraverso una terapia medica fino all’intervento programmato di appendicectomia che avvenne nell’ottobre del 1996.
Il papa inoltre si ammalò di Parkinson. I primi sintomi, secondo il dott. Buzzonetti in un’intervista a L’Osservatore Romano, apparvero alla fine del 1991 con un lieve tremore della mano sinistra. La malattia progredì nel tempo e rese sempre più difficoltosi i movimenti e la pronuncia delle parole. Con l’avanzare dell’età fecero comparsa anche problemi osteoarticolari. Dovette per questo a utilizzare prima una pedana mobile e poi una sedia a rotelle. Nonostante questi disagi, continuò a girare il mondo. Coloro che lo hanno incontrato dicono che, sebbene provato fisicamente, sia sempre stato perfettamente lucido.
Nel settembre 2003, il cardinale Joseph Ratzinger, spesso considerato la «mano destra» di papa Wojtyła, disse «dovremmo pregare per il Papa», sollevando serie preoccupazioni circa lo stato di salute del pontefice.
La morte
Il 1º febbraio 2005 fu ricoverato al policlinico Agostino Gemelli di Roma fino al 10 febbraio. Successivamente dovette saltare gran parte degli impegni previsti per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 27 marzo, giorno di Pasqua, apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Il cardinale Angelo Sodano lesse il messaggio Urbi et Orbi ed il Papa benedisse la folla di mano sua. Tentò di parlare, ma non vi riuscì.
Il 30 marzo, mercoledì, il Papa apparve per l’ultima volta in pubblico. Si affacciò sulla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Tentò inutilmente di parlare ma al posto delle parole emise solo un prolungato respiro. Giovanni Paolo II si spense alle ore 21:37 di sabato 2 aprile 2005, vigilia della Domenica della Divina Misericordia, all’età di 84 anni. Il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls diede l’annuncio della morte. Un “Amen” sarebbe stata l’ultima parola pronunciata dal Pontefice.
Da quella sera e fino al giorno delle esequie, più di tre milioni di pellegrini confluirono a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa.
I funerali ebbero luogo sei giorni dopo, venerdì 8 aprile, celebrati dal cardinale Joseph Ratzinger (eletto papa undici giorni dopo), in piazza San Pietro, con la partecipazione di un altissimo numero di capi di Stato e di governo (più di 200 delegazioni ufficiali) oltre ai rappresentanti di tutte le religioni. Molti applausi e grida “Santo subito” accompagnarono l’omelia del cardinal Ratzinger.
Papa Wojtyla fu poi sepolto nelle Grotte Vaticane, sotto la basilica. La bara fu calata in una tomba creata nella stessa nicchia precedentemente occupata dai resti di papa Giovanni XXIII.
Fonte: Wikipedia