Santo del Giorno, 18 ottobre – San Luca evangelista
Luca evangelista (in greco antico: Λουκάς, Loukás) tradizionalmente si indica come autore del Vangelo secondo Luca e degli Atti degli Apostoli, il terzo ed il quinto libro del Nuovo Testamento. Per i cattolici è il santo patrono degli artisti, dei medici e dei notai, e si festeggia il 18 ottobre.
Il suo emblema è il toro: l’attribuzione ha diverse interpretazioni e tradizioni. Secondo San Girolamo e il vescovo Vittorino di Petovio (+304) si deve al fatto che nel suo Vangelo introduce come primo personaggio Zaccaria, padre del Battista. Costui, essendo sacerdote del tempio, offriva sacrifici di tori.
La vita
Le fonti relative al personaggio di Luca sono principalmente tratte dalle tradizioni del secolo successivo in cui sarebbe vissuto.
Secondo la tradizione cristiana, Luca era nato ad Antiochia di Siria in una famiglia pagana, ed esercitava la professione di medico. Ad Antiochia conobbe Paolo di Tarso, qui condotto da Barnaba per formare alla fede la nuova comunità composta da ebrei e pagani convertiti al cristianesimo. Luca divenne discepolo degli apostoli e Paolo lo cita in alcune sue lettere. Lo chiama “compagno di lavoro” (nella lettera a Filemone, 24), nella Lettera ai Colossesi 4,14 viene indicato come “caro medico”. L’attribuzione di quest’ultima lettera è però dibattuta. Mentre in carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che tutti ormai lo hanno abbandonato, eccetto uno: “solo Luca è con me” (4,11). E questa, secondo la tradizione, è l’ultima notizia certa dell’evangelista.
Luca possiede una buona cultura, lo si vede dal suo greco fluente ed elegante, dalla sua ottima conoscenza della Bibbia scritta in greco, detta dei “Settanta”. Di tanto in tanto, affiorano anche punti di contatto con il modo di scrivere degli storici greci del suo tempo. Il Vangelo che gli viene attribuito, scritto probabilmente tra il 70-80 d.C., è dedicato a un certo Teòfilo. Questi era probabilmente un eminente cristiano o, essendo apostrofato nel prologo dello stesso con qualcosa come «eccellentissimo», il suddetto titolo fa pensare presumibilmente a un personaggio dell’amministrazione imperiale. In ciò Luca segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi illustri.
Altra ipotesi è che egli intendesse dedicare il proprio vangelo a chi ama Dio (Teofilo = amante di Dio). Ad ogni modo che il personaggio sia reale o fittizio, dal punto di vista letterario la cosa non è importante. La dedica infatti testimonia soprattutto la maggiore coscienza da parte dell’autore rispetto agli altri evangelisti nella volontà di fondare un’opera letteraria e storica. Ciò si dimostra nei tentativi di situare cronologicamente i fatti narrati. Con tali ambizioni storiografiche, i testi di Luca segnano un salto di qualità nello stile rispetto all’opera di Marco.
Attualmente, autorevoli studiosi, anche cristiani, ritengono che i vangeli, incluso il Vangelo secondo Luca, non siano stati scritti dagli evangelisti a cui sono attribuiti per tradizione. Ad esempio, il teologo e sacerdote cattolico Raymond Brown – concordemente a molti altri studiosi – ritiene che i vangeli canonici siano di autori ignoti e sottolinea anche che tali autori non furono neppure testimoni oculari. Ciò per il Vangelo secondo Luca si evince anche dalle stesse affermazioni dell’autore (Lc1,2).
Anche geograficamente il Vangelo secondo Luca presenta delle lacune come ad esempio in Lc17,11, che riporta come Gesù scendendo verso Gerusalemme (che è in Giudea) attraversa prima la Samaria e poi la Galilea, mentre invece si deve attraversare prima la Galilea e solo dopo la Samaria. Oppure in Lc4,28-30, dove si descrive Nazaret situata su un monte mentre in realtà è in zona pianeggiante e con dislivelli di scarsa pendenza. Gli esegeti della interconfessionale Bibbia TOB sottolineano, in merito, come spesso l’autore del Vangelo secondo Luca dimostri una “mancanza di familiarità con la geografia della Palestina e con diversi usi di questo paese” e, nei resoconti sulla vita di Gesù, “talvolta rivela una profonda indifferenza per la loro cronologia (4,16-30; 5,1-11; 24,51) o per la loro collocazione topografica (10,13-15; 13,34-35; 24,36-49)”.
Luca sente parlare per la prima volta di Gesù nel 37 d.C., quindi non ha mai conosciuto Gesù se non tramite i racconti degli apostoli e di altri testimoni. Tra questi ultimi dovette esserci Maria di Nazareth, cioè la madre di Gesù, poiché le informazioni sull’infanzia di Gesù che egli ci riporta sono troppo specifiche e quasi riservate per poterle considerare acquisite da terze persone. Inoltre è l’unico evangelista non ebreo. Il suo emblema era il toro, ovvero il vitello o il bue, secondo varie tradizioni e interpretazioni.
Morì all’età di 84 anni il 18 ottobre 93 in Bitinia e sarebbe stato sepolto a Tebe, capitale della Beozia.
Le reliquie
Secondo san Girolamo, le ossa di san Luca furono trasportate a Costantinopoli nella famosa basilica dei Santi Apostoli dopo la metà del IV secolo. Le sue spoglie giunsero poi a Padova, dove tuttora si trovano nella basilica di Santa Giustina. L’abate del monastero Domenico e il vescovo di Padova Gerardo Offreducci assieme a papa Alessandro III certificarono che il corpo fosse effettivamente del santo evangelista. La stessa fonte infatti racconta che la sua reliquia giunse fino a Padova assieme a quella di san Mattia al tempo dell’imperatore romano Flavio Claudio Giuliano (361-363). Altri scritti invece datano il trasferimento al secolo VIII durante una persecuzione iconoclastica.
Nel XIV secolo per volontà di Carlo IV di Lussemburgo, allora re di Boemia, ci fu la traslazione di una parte del suo cranio dalla basilica di Santa Giustina alla cattedrale di San Vito a Praga
Una costola del corpo del santo è stata donata il 17 settembre 2000 al metropolita Hieronymos della Chiesa greco-ortodossa di Tebe.
Esiste un’altra reliquia della testa nel Museo Storico Artistico “Tesoro” nella basilica di San Pietro in Vaticano. Un reliquiario contenente un’altra parte della testa di san Luca è a Cremona nella chiesa omonima gestita dai padri barnabiti.
Forme di devozione
Tradizionalmente i cristiani lo considerano anche patrono degli artisti, in modo particolare dei pittori. Fu il primo iconografo che dipinse quadri di Maria, di San Pietro e San Paolo. Nel mondo esistono infatti diverse raffigurazioni a lui attribuite. Una di queste si trova proprio sopra le sue spoglie a Padova e rappresenta la Madonna Hodighitria (“che indica la via”); dipinto restaurato nel 1960.
Fonte: Wikipedia