Santo del Giorno, 13 dicembre – Santa Lucia
Lucia di Siracusa, conosciuta come santa Lucia, fu una martire cristiana di inizio IV secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. La Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa la venerano come santa e ne onorano la memoria il 13 dicembre. È una delle sette vergini menzionate nel Canone romano e per tradizione si invoca come protettrice della vista a motivo dell’etimologia latina del suo nome (Lux, luce). Le sue spoglie mortali si custodiscono nel Santuario di Lucia a Venezia. Il luogo di culto principale è la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa.
Agiografia
L’agiografia di Lucia si tramanda da due antiche e distinte fonti quali una Passio del codice greco Papadoupolos e gli Atti dei Martiri entrambi risalenti alla fine del V secolo. Essa narra di una giovane nata sul finire del III secolo, appartenente ad una nobile famiglia cristiana di Syracusæ. Era orfana di padre dall’età di cinque anni e promessa in sposa a un pagano seppur in segreto voto di verginità. La madre di Lucia, Eutychia, da anni ammalata di emorragie, spese ingenti somme per curarsi, ma nulla le giovava. Allora Lucia ed Eutychia si recarono in pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata pregandola di intercedere per la guarigione.
A Catania, il 5 febbraio dell’anno 301, dies natalis di sant’Agata, Lucia si assopì durante la preghiera e vide in sogno la santa catanese circondata da schiere angeliche. Esse le dissero: “Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Mentre facevano ritorno a Siracusa constatarono l’avvenuta guarigione di Eutychia. Lucia esternò quindi alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo, e di donare il suo patrimonio ai poveri. Per i successivi tre anni, ella visse dunque a servizio di infermi, bisognosi e vedove della città. Il pretendente vide la desiderata Lucia privarsi di tutti gli averi. Essendo inoltre stato rifiutato da quest’ultima, si vendicò denunciandola come cristiana. Erano infatti in vigore i decreti della feroce persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano.
Al processo che sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, Lucia rifiutò l’ordine di sacrificare agli dei pagani. Attestò la sua fede irremovibile e la fierezza nel proclamarsi cristiana, citando con somma erudizione i passi delle Scritture. Minacciata allora di essere condotta in un postribolo, Lucia rispose: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente”.
Il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vide ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia mettere in difficoltà Pascasio. Pascasio dunque ordinò che la giovane fosse costretta con la forza. Ma, come narra la tradizione, divenne miracolosamente pesante, tanto che né decine di uomini né la forza di buoi riuscirono a smuoverla. Accusata di stregoneria, la cosparsero allora di olio, posta su legna e torturata col fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine messa in ginocchio e finita di spada per decapitazione. O, secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio), nell’anno 304 all’età di ventun’anni. Morì solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa.
Un testimone oculare attestò con testimonianza scritta la fine miracolosa della carestia dell’anno 1646. Domenica 13 dicembre 1646, una quaglia fu vista volteggiare dentro il Duomo di Siracusa durante la Messa. Quando la quaglia si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di frumento. Il popolo vide in quella nave la risposta di Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte, e per la gran fame non aspettò di macinarlo ma lo consumò bollito.

La diffusione del culto
«Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.» (Martirologio Romano)
Sin dal giorno della deposizione del suo corpo nelle catacombe che presero il suo nome, i siracusani venerarono subito Lucia come santa e il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi. Nell’introduzione al romanzo storico Lucia di René du Mesnil de Maricourt del 1858, Ampelio Crema scrisse: «la prima e fondamentale testimonianza sull’esistenza di Lucia ci è data da un’iscrizione greca scoperta nel giugno del 1894 durante scavi archeologici del professor Paolo Orsi nella catacomba di San Giovanni, la più importante di Siracusa: essa ci mostra che, già alla fine del quarto secolo o all’inizio del quinto, un siracusano – come si deduce dall’epigrafe alla moglie Euschia – nutriva una forte e tenerissima devozione per la “sua” santa Lucia, il cui anniversario era già commemorato da una festa liturgica.
Tale iscrizione fu trovata su una sepoltura del pavimento, incisa su una lapide quadrata di marmo, misurante cm 24×22 e avente uno spessore di cm 3, tagliata irregolarmente. Le due facce della pietra erano ricoperte di calce: ciò indica che la tomba era stata violata». Così recita l’epigrafe o iscrizione di Euschia:
«Euschia, irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia santa Lucia, per la quale non vi è elogio come conviene. Cristiana, fedele, perfetta, riconoscente a suo marito di una viva gratitudine.»
Questa iscrizione è conservata al museo archeologico di Siracusa esposta nel percorso museale.
Il culto di Lucia ben presto si diffuse fuori della Sicilia. Ciò si dimostra con la presenza del suo nome nell’antichissimo martirologio geronimiano, la menzione nel Canone romano della Messa da parte di Gregorio Magno (604 d.C.), la devozione in Roma, dove vennero dedicate in suo onore una ventina di chiese e nell’Italia settentrionale, dove fu effigiata a Ravenna nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo nella processione delle vergini. Il culto giunse anche in Inghilterra, dove si festeggiò fino alla Riforma protestante con una giornata in cui non era concesso lavorare. Arrivò anche nella chiesa Greca, dove san Giovanni Damasceno stesso ne compose la liturgia.
Reliquie del suo corpo furono richieste e donate in più parti dell’Europa come in Francia e Portogallo.

La memoria liturgica ricorre il 13 dicembre. Antecedentemente all’introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio d’inverno (da qui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”).Ma con l’adozione del nuovo calendario non coincise più per una differenza di 10 giorni. La celebrazione della festa in un giorno vicino al solstizio d’inverno è probabilmente dovuta anche alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebrano la luce e si festeggiano nello stesso periodo nell’emisfero nord.
Il culto di santa Lucia inoltre presenta diverse affinità con il culto di Artemide, l’antica divinità greca venerata a Siracusa nell’isola di Ortigia. Ad Artemide, come a santa Lucia, erano sacre la quaglia e l’isola di Ortigia – anche chiamata Delo in onore della dea della caccia. Artemide e Lucia sono entrambe vergini. Artemide è inoltre vista anche come dea della luce mentre stringe in mano due torce accese e fiammeggianti.
Fonte: Wikipedia










