Santo del Giorno, 1 agosto – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Alfonso Maria de’ Liguori fu un vescovo cattolico e compositore italiano, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, autore di opere letterarie, teologiche e di celebri melodie. Beatificato nel 1816, papa Gregorio XVI lo proclamò santo nel 1839 e papa Pio IX lo dichiarò dottore della Chiesa (doctor zelantissimus) nel 1871. Ebbe come padre spirituale e confessore san Giovan Giuseppe della Croce.
Gli studi
Era il primo di otto figli di Giuseppe Liguori e di Anna Maria Caterina Cavalieri, originaria del brindisino. Il padre, un nobile cavaliere del seggio di Portanova, nonché ufficiale superiore della marina militare, lo affidò, sin da piccolo, a precettori di rango, tra cui il pittore Francesco Solimena. Egli gli insegnò i rudimenti della sua arte in cui, negli anni a venire, Alfonso diede prova di abilità.
All’età di soli dodici anni s’iscrisse all’Università di Napoli e, quattro anni dopo, nel 1713 conseguì il dottorato (diritto civile e canonico dopo aver sostenuto un esame col grande filosofo e storico Giambattista Vico). Cominciò ad esercitare la professione di avvocato già all’età di sedici anni. Nel 1718 ottenne la nomina a giudice del “Regio portulano” di Napoli. Frequentava la Confraternita dei dottori presso la chiesa dei Girolamini dei filippini e si assunse il compito di visitare i malati del più grande ospedale di Napoli.
Una dura sconfitta nella sua carriera professionale di legale nel 1723 lo portò a decidere di consacrarsi a Dio. Vide però l’opposizione del padre che lo voleva sposo di una lontana parente. Divenne sacerdote il 17 dicembre 1726, all’età di trent’anni. Come risultato di un compromesso con il padre, sempre contrario alla sua scelta, non entrò nella congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, divenendo sacerdote diocesano con residenza nella casa paterna. Chiamava a raccolta i fedeli più umili a cui spiegava il Vangelo con modi semplici davanti alla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Le autorità civili e religiose inizialmente ostacolarono le riunioni ma, grazie alla caparbietà del sacerdote e dei fedeli, furono approvate dal cardinale Francesco Maria Pignatelli.
A seguito del terremoto del 1731 che colpì la città di Foggia e che provocava l’allontanamento dei fedeli dalla Chiesa si recò, alcuni anni dopo, in Capitanata. Qui, secondo fonti dell’epoca, il 30 novembre mentre predicava nella chiesa di San Giovanni Battista sarebbe stato avvolto da un fascio di luce e sarebbe stato visto levitare da terra davanti a tutta la folla radunata. L’episodio si ricorda nella raffigurazione di una delle vetrate della cattedrale di Foggia. Inoltre è anche in un quadro conservato nella chiesa dove sarebbe avvenuto l’episodio.
Congregazione del Santissimo Redentore
Nel 1732, all’età di 36 anni, lasciò definitivamente Napoli ritirandosi nuovamente a Scala (in provincia di Salerno). Successivamente si ritirò presso l’eremo benedettino di Villa degli Schiavi a Liberi (provincia di Caserta e diocesi di Caiazzo). Qui fondò la congregazione del Santissimo Redentore. La vita della nuova congregazione fu travagliata, in seguito ai diversi divieti applicati agli ordini religiosi. Alfonso Maria de’ Liguori si valse della propria esperienza giuridica, scegliendo la formula della congregazione religiosa, legale nel Regno di Napoli. Papa Benedetto XIV approvò la congregazione nel 1749.
I Redentoristi, con la loro predicazione improntata alla semplicità apostolica, valicarono con le loro missioni i confini del Regno giungendo sino in Italia Centrale ed in Polonia.
Negli anni successivi alla fondazione della congregazione, Alfonso si dedicò alla stesura di numerose opere ascetiche, dogmatiche, morali ed apologetiche. Tra queste la Theologia moralis 1753-1755 e La pratica del confessore 1755. Fu anche compositore di molte canzoni in italiano e in napoletano, tra cui il celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, scritto e musicato durante una sua missione a Nola derivato da Quanno nascette Ninno composta con testo in napoletano durante la sua permanenza a Deliceto (provincia di Foggia) nel convento della Consolazione.
Vescovo
Nel 1762 papa Clemente XIII lo volle contro la sua volontà vescovo della diocesi di Sant’Agata de’ Goti. Durante la terribile carestia che colpì nel gennaio 1764 il Regno di Napoli, Alfonso Maria de’ Liguori riuscì a limitare le sofferenze della popolazione del suo territorio. Si industriò, assieme ai governatori locali, ai sacerdoti della città e della diocesi, per accendere mutui e calmierare il prezzo del pane arrivato alle stelle, rilanciando l’economia bloccata per quasi due anni. Nel 1775 lasciò la carica vescovile per problemi di salute: soffriva infatti di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale.
I suoi agiografi raccontano che mentre era vescovo, nel 1774, andò in bilocazione a Roma per assistere papa Clemente XIV che stava morendo e partecipò ai suoi funerali. Pare che i suoi confratelli ad Arienzo, nel Palazzo Vescovile dove risiedeva, lo videro, per due giorni consecutivi, fermo su una poltrona, immobile come una statua, mentre a Roma era intento a confortare il papa che era in agonia.
Tra il 1770 ed il 1776 tentò più volte di costituire una missione nel territorio di Martina Franca. Scrisse in risposta ad alcune tesi dell’abate Magli di Martina un breve testo, Dichiarazione del sistema intorno alla regola delle azioni morali, che in seguito venne integrato nell’opera Theologia Moralis.
Si trasferì nella casa dei Redentoristi di Nocera dei Pagani (il nome con cui era conosciuta in passato, tra XVI secolo e il 1806, la civitas che comprendeva un’ampia porzione dell’Agro Nocerino, formata da 5 attuali comuni: Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara). Rimase qui fino alla morte, il 1º agosto 1787. Oggi riposa in un’urna all’interno della basilica pontificia di Pagani a lui intitolata.
Il culto
Fu beatificato nel 1816 e canonizzato nel 1839.
Papa Pio IX lo proclamò dottore della Chiesa nel 1871 a soli 84 anni dalla morte. Pio XII nel 1950 gli conferì il titolo di “celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti”.
Principali opere
Sant’Alfonso fu autore di oltre 100 opere, sia “popolari”, facilmente accessibili a tutti, sia esegetiche, riguardanti la teologia (in particolare quella morale), l’apologetica, la dogmatica e ascetica.
- Massime eterne, 1728
- Pratica di amar Gesù Cristo, 1768
- Storia delle eresie, 1768
- Canzoncine spirituali, 1732
- Visite al Santissimo Sacramento, 1745
- Theologia moralis (I edizione), 1748
- Le glorie di Maria, 1750
- Apparecchio alla morte, 1758
- Del gran mezzo della preghiera, 1759
- Vera sposa di Gesù Cristo, 1760
- Considerazioni sopra la passione di Gesù Cristo, 1760
- Dell’uso moderato della opinione probabile, 1765
- Verità della Fede, 1767
- Pratica del Confessore per ben esercitare il suo Ministero, 1771
A tutt’oggi si calcola che le opere di Sant’Alfonso siano state tradotte in più di 70 lingue, e che abbiano avuto 21.000 edizioni.
Fonte: Wikipedia