Leggere la storia con onestà: è possibile?
Saper leggere tra le pieghe della storia non è cosa facile, anzi! Bisogna affidarsi ai documenti. Ma questi, a loro volta, al di là di risultare spesso molto variegati e talvolta contraddittori, richiedono di essere letti con acume. Si è soliti dire che la storia la scrivono i vincitori. E dunque appare già di per sé inficiata la pagina che ne può emergere, in quanto si sfugge dall’interazione di numerosi elementi che condizionano gli interlocutori.
Appartiene allo splendore culturale del Medio Evo la classica espressione: «distingue tempora et concordabis iura». Riespressa in termini correnti potremmo coglierne l’attualità dicendo: «cerca di valutare le situazioni calandoti con competenza nel loro tempo». Cosa non facile, perché spesso nell’immaginario collettivo basta un singolo elemento (non importa se falso o meno) per inficiare il valore di un’opera, di una situazione, di un evento…
Due esempi possono emergere nella loro immediatezza tra i numerosi che hanno creato e creano tuttora condizionamenti profondi; le fake news non sono inventate oggi. Uno continua ad essere giocato nel territorio toscano e poliziano in particolare; l’altro in un ben diverso contesto.
Siamo nel 2021: tra i tanti anniversari ce n’è uno che tocca il Bellarmino nel ricordo del quarto centenario della sua morte. Personaggio grandioso; dottore della Chiesa; persona umile e povera tanto da essere paragonato dal popolino romano al «poverello d’Assisi»! Ma chi sa perché al primo apparire del suo nome spunta immediatamente il rinvio alla condanna di Galileo (avvenuta, tra l’altro, quando il Bellarmino era già morto da oltre dieci anni!). Sul luccichio di questa palese e diffusa ignoranza – Bellarmino era molto amico di Galileo, e lo ha aiutato con preziosi suggerimenti – si riapre ora una pagina decisiva che pone in evidenza la falsità del documento che ha creato un alone di condanna di cui sarebbe autore proprio il Bellarmino. Nelle pagine VI-VII se ne parla, mentre l’Araldo ringrazia sia l’Autore della ricerca e sia il Corriere della Sera che ha rilanciato i risultati e ci ha permesso di riprenderli!
La giornata della memoria che puntualmente – e doverosamente – si celebra ogni anno per ricordare i numerosi olocausti avvenuti anche nel secolo scorso, fa riemergere infondate accuse nei confronti di Pio XII che non avrebbe aiutato gli Ebrei. Al di là di testimonianze eloquenti anche da parte ebraica, recentemente sono stati aperti gli archivi vaticani che racchiudono tutti i documenti di quel papato. Continuano ad emergere testimonianze inoppugnabili relative alle tante forme di aiuto che sono state attuate; ma nell’immaginario relativamente collettivo resta il dubbio!
Come declinare, allora, un atteggiamento di onestà nella ricerca e nella diffusione dei risultati? Se accostarsi in prima persona ai documenti non è sempre facile, agevole però può risultare l’accoglienza di una lettura spassionata e sicura di eventi e personaggi. Ma per compiere questa «lettura» è essenziale bandire ogni ideologia precostituita che obnubila la lettura di un documento, di un evento, di un periodo più o meno ampio.
E nel momento in cui si percepisce il sorgere di certe allergie nei confronti della conoscenza e più ancora dello studio della storia, gli anniversari non fanno altro che stuzzicare e riproporre l’attenzione – per quanto umanamente possibile – al valore e al senso di un approccio alla storia che non perderà il suo ruolo di «magistra vitae» – come la definiva il grande retore Cicerone -, anche se altri hanno commentato dicendo che pochi, purtroppo, ne vogliono apprendere gli insegnamenti. Che sia una battuta ancora attuale?
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi