Dalla memoria dei Santi e dei Defunti uno sguardo più attento al futuro
Ogni anno, tra ottobre e novembre la memoria di chi ci ha preceduto in questa vita torna quanto mai viva. I cimiteri si riempiono di fiori e di presenze per onorare chi ha terminato la propria esistenza terrena. Così, tra la solennità dei Santi e la Commemorazione dei Defunti si attua la riflessione su un percorso culturale e spirituale che invita a sollevare lo sguardo sul futuro dell’esistenza umana.
Fin da primi secoli dell’era cristiana si è progressivamente diffusa una celebrazione che onorasse tutti i martiri e i santi. Solo verso la fine del primo millennio – al tempo di papa Gregorio IV (+ 844) – la data è stata assegnata al primo novembre, anche per cristianizzare la festa pagana del capodanno celtico in cui era diffusa la credenza che i morti sarebbero potuti ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita, e per questo si faceva festa (e questo in tempi più recenti può aver influenzato la festa popolare di Halloween!).
«La Chiesa ha inserito nel corso dell’anno anche la memoria dei martiri e degli altri santi che, giunti alla perfezione con l’aiuto della multiforme grazia di Dio, e già in possesso della salvezza eterna, in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi». Sono le parole con cui il Concilio Vaticano II trattava del capitolo dell’anno liturgico. Da qui la venerazione verso queste persone in quanto modelli di vita evangelica, intercessori ed amici per chi è ancora pellegrino sulla terra, patroni di Chiese, città, paesi, istituzioni e persone. Per tutto questo i cristiani li onorano, li invocano, li imitano.
Strettamente unita alla solennità di Ognissanti è la commemorazione dei defunti. Se è vero che in faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo – come ricorda ancora il Concilio Vaticano II -, la fede aiuta a trasformare questo enigma nella certezza di una vita senza fine; così la morte diventa il passaggio alla pienezza della vera vita, il giorno della nascita al Cielo.
In questo orizzonte – pertanto – la fede cristiana ha dato vita al ricordo dei defunti con le varie forme di suffragio, cioè con una serie di forme di ricordo che culminano nella celebrazione dell’Eucaristia. Varie sono le espressioni di tali forme di suffragio: dal momento della veglia di preghiera in luogo adatto attorno alle spoglie, alla celebrazione esequiale, all’eventuale corteo funebre fino alla sepoltura; il tutto svolto con grande dignità e senso religioso.
C’è poi il tempo del ricordo dei defunti, e qui l’attenzione è sorretta dall’informazione per evitare storture o situazioni sconsiderate come l’invocazione dei morti per pratiche divinatorie, l’attribuzione ai sogni di significati ed effetti immaginari, il rischio di credenze nella reincarnazione, il pericolo di negare l’immortalità dell’anima.
Come superare simili rischi o deviazioni? La formazione cristiana non termina mai; per questo la partecipazione all’Eucaristia e ad altre forme di preghiera sono un invito a non nascondere il fatto della morte e dei suoi segni. E la pietà popolare viene incontro in molteplici forme come la novena o l’ottavario dei defunti (a seconda dei luoghi), come la visita al cimitero accompagnata dalla preghiera (oltre che dai fiori!), dall’adesione a confraternite o altre pie associazioni che hanno lo scopo di offrire suffragi per i defunti e manifestarsi solidali con i parenti dell’estinto.
Una memoria, dunque, che se vissuta secondo i valori che suscita, proietta verso un futuro di certezza che solo la fede in Cristo morto e risorto può garantire e assicurare.
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi