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Commento al Vangelo, 8 dicembre 2024 – Lc 1,26-38

Il Vangelo narra dell’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria in una città della Galilea, Nazaret. Entrando da lei, l’angelo le rivolge le seguenti parole: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te.
Il testo parla di una vergine, cioè di una donna non ancora sposata; è una ragazza che viveva in un posto concreto, in una situazione concreta, non certo in palazzi lussuosi in mezzo a comodità e ricchezze. Per di più Nazaret era una città senza nessun valore.
In questa situazione concreta, dove non c’è nulla di attraente, arriva una novità, qualcosa che Maria non si aspettava, che non immaginava: l’angelo Gabriele che le annuncia messaggi molto semplici ma anche sconvolgenti: Rallegrati, piena di grazia e il Signore è con te. A queste parole, giustamente, Maria rimane turbata.
Com’è possibile che l’angelo venga in questa casa-grotta e dica che bisogna gioire. Gioire per una situazione che non è delle migliori?
Dovremmo gioire della nostra vita così com’è? Mi chiedo se noi sappiamo gioire della nostra vita, se siamo contenti dei pesi che portiamo, di tutto quello che c’è nel nostro cuore…
A tutto ciò, l’angelo aggiunge: piena di grazia. Un annuncio che dice a Maria che è oggetto di benevolenza da parte di Dio, che era e sarà sempre amata. Maria è invitata a gioire perché è amata da Dio, perché il Signore è al suo anco.
Non siamo noi vicino a Dio, ma è Dio vicino a noi. Questa è la novità evangelica.
L’angelo annuncia a Maria una realtà che lei ancora non conosceva, qualcosa che non sapeva: per la prima volta scopre di essere privilegiata, che Dio ha un piano per lei.
Ecco l’invito a vederci come Dio ci vede, perché spesso ci giudichiamo alla luce dei nostri difetti pensando che così pure pensa Dio.
Ma non deve essere così: ciò che conta è come ci vede Dio.
Non guardiamoci solo come peccatori, ma come amati, come attesi e desiderati.
Ecco la fonte della nostra gioia: siamo amati nonostante tutto, al di là delle circostanze che possono farci credere il contrario. Per questo siamo invitati a reagire con la gioia, a non lasciarci cadere le braccia.
La Scrittura dice che la gioia del Signore è la nostra forza, la forza per credere oggi, ma anche domani, che sono amato da Dio, che mi sosterrà e mi darà il Suo Santo Spirito. Lui non cambia il Suo giudizio su di noi e sempre ci vede e ci tratta con benevolenza.
Ci hanno sempre insegnato di guardare ai nostri peccati e di chiedere perdono, ma ci siamo dimenticati di girare la medaglia: non siamo solo peccatori, siamo soprattutto amati.
Questa è la testimonianza che dobbiamo dare a questo mondo: siamo amati!