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Commento al Vangelo, 6 giugno 2021 – Santissimo Corpo e Sangue di Gesù Cristo

Oggi la Chiesa celebra la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù Cristo, una festa nata nel XIII secolo per celebrare la reale presenza di Gesù nelle specie eucaristiche. Il brano evangelico proposto quest’anno riporta la preparazione dell’ultima cena di Pasqua di Gesù con i suoi discepoli. È un brano che ricorda non solo l’istituzione dell’eucarestia, ma soprattutto contiene alcuni suggerimenti utili per la nostra vita in relazione al mistero che oggi festeggiamo. Ciò che colpisce sono le indicazioni di Gesù perché tutto venga preparato con cura. Gesù sta cercando la sua stanza dove mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. Non cerca un luogo qualsiasi, ma un luogo arredato e pronto che lo possa accogliere con i suoi. È in questo contesto che saluta i suoi e anticipa il suo sacrificio.
Questa annotazione ci offre alcuni spunti per la nostra vita: la necessità di un ambiente segnato dalla comunione. Si potrebbe dire che il gesto di Gesù viene maggiormente specificato dal contesto. È come un quadro la cui cornice esalta il suo valore e la sua bellezza. Questa cornice è un ambiente segnato dalla presenza dei discepoli con Gesù, un ambiente dove si concretizza il dare la vita di Gesù per noi.
Il fatto che Gesù si ritrova con i suoi e offre in dono la sua vita non va contro il messaggio dell’universalità della salvezza, ma ci offre invece il suo significato più profondo: la vita si dona affinché l’altro diventi nostro amico. Così come ha fatto Gesù che si è donato a noi mentre eravamo ancora peccatori e ci ha riconciliati con Dio (cfr. Rm 5,6-11).
Siamo chiamati a diventare amici e lo si diventa creando ambienti di accoglienza che permettono di vedere l’altro non più nemico, ma fratello. Ecco il vero significato dell’odierna solennità: vivere il dono della comunione che ci viene offerta gratuitamente da Dio. E questa comunione la si vive nella misura che la sappiamo donare agli altri. Allora saremo segno della presenza di Gesù.
Concretamente siamo chiamati a vivere il significato dell’eucarestia creando quell’ambiente arredato per la comunione. E lo si crea facendo semplici gesti concreti segnati dall’accoglienza, dalla misericordia, dalla tenerezza, dalla condivisione. Non lasciamo che tramonti il sole senza aver incontrato il nostro fratello. Incontriamoci fino a diventare amici, fino a quando il suo nome si imprime dentro di noi. Passiamo tutto il tempo necessario assieme per scoprirci che non possiamo vivere senza gli altri, fino a provare il piacere di stare insieme e di condividere.
Allora saremo noi stessi segno del corpo di Gesù, una presenza reale che celebriamo nell’eucarestia.