Commento al Vangelo, 30 luglio 2023 – Mt 13,44-52
Dalle parabole proposte dalla liturgia comprendiamo, per ciò che è possibile, in che cosa consista il regno dei cieli. Il regno dei cieli è un cercare, un trovare qualcosa che sembra essere nascosto, ma che è presente. È l’invito a cercare il dono di grazia presente nella nostra esistenza, la presenza di Dio dove pensiamo non ci sia.
Infatti si trova un tesoro nascosto in un campo, si trova una perla preziosa nascosta in chissà quale parte del mondo, nel mare si pescano pesci tra i quali ci sono quelli buoni.
Ecco il regno: dove non ci si immagina, si trova quel qualcosa di grande valore.
E questo qualcosa è un dono gratuito e buono di Dio, anzi è la Sua stessa presenza benevola e trasformante. E questo trovare è accessibile a tutti, indistintamente. Per di più incontrare questo Dio è semplice e normale, basta cercare perché è Dio stesso che si lascia trovare. Dio diventa il tesoro, la perla e la rete piena. È l’immagine di un Dio che riempie e soddisfa, non un Dio che esige obbedienza. Anzi ciò che è assente è proprio l’idea di obbedienza, mentre domina l’idea di una generosità e gratuità che stupisce.
Nello stesso tempo è Dio stesso che diventa quell’uomo che trova il tesoro e lo nasconde perché nessuno lo rubi e compra il campo dove è nascosto, che si veste da mercante in cerca di perle preziose e le trova, che diventa il pescatore che getta la rete nel mare del mondo e ci porta nella Sua barca. È un Dio sempre in azione, in continua ricerca di incontrarci per farci felici. E noi siamo questo tesoro, questa perla, questo pesce.
Le parabole in questione infondono una profonda sicurezza e gioia, perché arriva il momento giusto nel quale saremo trovati da Dio e ci troverà non come perduti e dannati, ma come perle e tesoro per cui è disposto a dare tutto per noi, perché da lui desiderati e visti come siamo in realtà: preziosi perché amati.
Ecco, quindi, l’invito ad abbandonare pensieri, parole e gesti auto-accusatori e di commiserazione: siamo amati e non abbandonati. Ecco che l’accusa lascia il posto alla gratitudine.
Di conseguenza saremo capaci di vedere la realtà e gli altri come tesori nascosti da scoprire, perle da trovare, pesci buoni da pescare.
È la visione positiva e serena della vita perché regna sovrano l’amore di Dio di cui Gesù è testimone e immagine visibile, Lui che ci ha comprato a caro prezzo.