Commento al Vangelo, 3 novembre 2024 – Mc 12,28-34
Qual è il primo di tutti i comandamenti?
È una domanda lecita, specialmente in coloro che vogliono rispettare tutti i dettami di un credo religioso. Di fronte alla predicazione di Gesù che di fatto sovvertiva tante prescrizioni, questo interrogativo assume un’importanza esistenziale. In ciò che Gesù predica e propone, cosa si deve osservare? Cosa è gradito al Dio di Gesù? Tutto lasciava presagire che Gesù insegnasse un altro modo di vivere e forse un altro credo. Il Dio proposto dal credo ebraico ufficiale, sembrava esser diverso da quello indicato da Gesù. Per Gesù il centro non era il Dio solo di Israele, ma il Dio Padre di tutti, che ama tutti; non Colui che esige una santità rituale, ma che vuole la misericordia; non Colui che sta nel Tempio, ma che sta con i peccatori; non il Dio vendicativo ma il Dio che perdona. Lo stesso evangelista Marco così lo presenta nei suoi primi capitoli del suo Vangelo dove narra delle controversie di Gesù con i farisei e la conseguente decisione di farlo morire (cfr. Mc 3,6).
Ecco che alla domanda quale fosse il primo comandamento, Gesù risponde in modo da mostrare quale sia il cuore del Suo credo: il primo comandamento non è altro che la fusione di due, amare Dio e amare il prossimo. Sono inseparabili! Qui è contenuto il cuore del messaggio evangelico: non esiste un vero amore se non in questa duplice forma. Amare Dio implica amare il prossimo e viceversa. Per Gesù l’amore verso Dio è misurato dall’amore verso colui che ti è messo accanto dalla vita stessa. È lo scandalo del Vangelo al punto che il fratello, non il santo o colui che riveste ruoli particolari o possiede doni speciali, ma il fratello prossimo-vicino a te, così com’è, diventa presenza di Dio. E questo amore diventa la forma più alta di onorare Dio.
Amare diventa adorare e adorare si traduce in amore, un amore non disincarnato o idealizzato, ma concreto verso il fratello che si vede.
E come si ama Dio con tutto noi stessi, con i nostri sentimenti, la nostra volontà e con tutto ciò che abbiamo, così si ama il fratello. Anzi, l’amare il fratello con tutto noi stessi ci offre la misura e la giusta modalità per amare Dio, per aderire a Lui, per rendergli culto.
Ecco che per Gesù la via più certa e sicura per amare Dio è impegnarsi concretamente con il fratello mediante relazioni di amicizia, segnate da sentimenti di misericordia, di accoglienza e di generosità così come Dio ci ama, perché Dio ci ama con amore di amicizia e da Lui chiamati amici.
La proposta evangelica di Gesù consiste nel diventare misericordiosi come il Padre, che per noi si concretizza in un preciso stile di vita: amare con amore di amicizia.
Il prossimo da amare, però, ce lo dona la vita stessa; non serve cercarlo, basta accogliere colui che cammina accanto a noi. Il prossimo non è scelto, ma ci è dato!
Così facendo scopriremo, che anche noi nonostante le nostre miserie, non solo possiamo amare Dio, ma che Lui stesso è prossimo a noi, ci ama senza riserve e in modo concreto, non per i nostri meriti, ma liberamente e per amore.