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Commento al Vangelo, 26 giugno 2022 – Lc 9,51-62

Il brano del vangelo descrive Gesù che è in cammino verso Gerusalemme. Gesù sa che stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto e proprio per questo prende la ferma decisione di non tornare indietro, di non modificare il percorso, ma di andare fino in fondo, forte della conferma di essere il Figlio eletto del Padre (cfr. Lc 9,35). Gesù prosegue perché fiducioso nel Padre che gli sarà accanto.
Tutto questo riguarda anche noi. Andare a Gerusalemme è simbolo del cammino della nostra vita, una vita segnata dalla fiducia in Dio che guida ogni evento. Si cammina indipendentemente da che cosa avverrà, da che cosa e da chi incontreremo; si va avanti con la fiducia in Dio che sarà sempre al nostro fianco, succeda quel che succeda, sapendo che il suo amore è più forte anche del nostro peccato. Si va verso la fiducia in Dio che accompagna ogni nostro passo. In questo cammino saremo sempre figli e Dio sarà sempre padre. Ecco la ferma decisione di andare avanti, di rischiare confidando nella fedeltà di Dio.
Il susseguirsi del racconto evangelico esprime molto bene questo cammino segnato dalla fiducia.
Da una parte l’intenzione di Giacomo e Giovanni di punire la mancata accoglienza di un villaggio dei Samaritani, dall’altra le diverse indicazioni di Gesù per coloro che vorrebbero seguirlo.
Si vorrebbe un vita segnata da successo; si vorrebbe una strada spianata eliminando chi e cosa ci ostacola. Ma questo non è un camminare in fede. I diversi ostacoli che si incontrano non sono da eliminare a tutti i costi, ma invece dovrebbero esseri usati per fidarsi di Dio che guida la nostra vita, per chiedere il suo aiuto, per vincere ogni disperazione e per perseverare. La vera vittoria è camminare nonostante gli ostacoli senza tornare indietro, cioè continuando ad avere fiducia in Dio. La tentazione di eliminare l’ostacolo è così frequente che spesso la rivestiamo di significati religiosi, mentre in realtà è solo paura, frutto di incredulità: abbiamo paura che Dio ci abbandoni, abbiamo paura che smetta di amarci a causa dei nostri peccati.
Seguire, invece, Gesù senza condizioni significa camminare senza paura del futuro, mettendo da parte assicurazioni di vario genere e perfino il voler avere tutto chiaro, compreso il senso della nostra stessa vita.
Siamo chiamati a camminare verso una Gerusalemme con un cuore pieno di abbandono in Dio.
Non è rassegnazione; è vivere fino in fondo la fede con coraggio e gratitudine, senza tornare indietro, animati da perseveranza e da speranza.
Camminare senza la paura di non avere dove posare la testa: è saper accogliere con serenità il luogo dove sono, la mia chiamata, la mia situazione senza pretese di cambi rivoluzionari.
Camminare senza la paura di non avere qualcuno accanto, un padre, una madre: è saper vedere il futuro gravido di novità e benedizioni e non in una continua nostalgia del tempo passato.
Camminare senza la paura di avere problemi irrisolti, senza la paura di volersi congedare da un passato a volte turbolento: è sapere vivere il presente senza ipoteche passate, senza rimpianti, non pensando a ciò che poteva essere e a come è stato.
Il brano evangelico ci invita ad avere fiducia in Dio. È questa fede che colora il futuro di speranza e vince ogni paura e tentazione di tornare indietro.
Come Gesù, fidiamoci del Padre perseverando e lasciando che sulle nostre labbra ci sia sempre il grazie per il cammino percorso e quello che ci sta davanti.
Davanti c’è sempre una resurrezione!