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Commento al Vangelo, 24 settembre 2023 – Mt 20,1-16

Il parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna mostra con chiarezza che Dio non fa preferenze di persone, ma a tutti è data la stessa ricompensa.
Io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te è l’espressione della bontà di Dio verso tutti.
Tra i lavoratori della prima ora e quelli dell’ultima non c’è differenza di trattamento: tutti ricevono la stessa paga, come del resto è stato accordato. Lo stesso trattamento riservato a tutti gli operai, indipendentemente da quanto abbiano lavorato, in realtà non è altro che una chiamata per Israele a gioire per la bontà del Signore, il quale largamente dona non in base ai meriti o alle prerogative, ma a tutti dona secondo il suo amore: Ebrei e Gentili sono accomunati dalla stessa ricompensa. Dalla parabola traspare un Dio che ama tutti in modo generoso senza distinzioni etniche e neppure morali, un Dio che vuole dare tutto a tutti.
Accogliere che Dio ama sempre e che continuamente chiama ogni uomo per dare a ciascuno la stessa ricompensa è forse la realtà più difficile da accogliere.
Siamo spesso tormentati dal dubbio se meritiamo qualcosa, se siamo degni di essere amati.
Cerchiamo così in tutti i modi di essere visti, apprezzati. Abbiamo paura di essere dimenticati e abbandonati. La solitudine e la dimenticanza ci fanno paura. È la conseguenza della nostra natura umana ferita: abbiamo timore del giudizio di Dio e per questo cerchiamo in tutti i modi di ottenere il Suo favore. Ma questo atteggiamento porta alla disperazione e non ci permette di fidarci di Dio e di sentire il Suo amore incondizionato.
Come accogliere un Dio che si comporta così, che sembra andare contro ogni giusta logica di retribuzione?
Metterci all’ultimo posto come gli operai dell’ultima ora. Allora Dio apparirà misericordioso.
Se ci mettiamo al primo posto come gli operai delle prime ore, Dio apparirà ingiusto, avremo pretese e non sapremo gioire del Suo dono. Vivremo tristemente.
Mettersi all’ultimo posto è scegliere di assumere uno stile di vita dove si lascia prevalere la misericordia perché si è coscienti che siamo bisognosi di accoglienza e di perdono per cui tutto ciò che riceveremo, perfino il lavorare per il regno, sarà solo per dono.
Siamo invitati a vivere nella gratitudine per ciò che siamo chiamati a fare pur sapendo di non essere meritevoli di nulla, che siamo bisognosi di attenzione e accoglienza.
Lavoriamo, quindi, senza pretesa e con gratitudine per il Signore. Così facendo sapremo gioire per la Sua bontà e impareremo a condividere questa Sua generosità con i fratelli, senza dimenticare che siamo meritevoli di nulla. Scopriremo allora che siamo figli di un unico Padre, che tutti ama; saremo testimoni della salvezza generosa e abbondante che Gesù ci ha donato, una salvezza dove nessuno è escluso.